Gentile direttore,
un paio di settimane fa ho commentato qui su Qs i rischi collegati alla proliferazione di nuovi Corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia privati. L’intervento era stato stimolato dalla notizia data dalla stampa locale marchigiana che la Link Campus University di Roma, a partire dal prossimo anno accademico 2025-2026, ha deciso di ampliare la propria offerta formativa e individuato tre città delle Marche come sedi per istituire i nuovi corsi di studio universitari: la laurea magistrale in Medicina e Chirurgia a Fano e Ascoli Piceno, la laurea magistrale in Odontoiatria e Protesi dentaria a Macerata. A distanza di due settimane, nonostante l’atteggiamento critico dei Rettori delle quattro Università pubbliche delle Marche, la Regione Marche ha comunicato con una nota ripresa dai media locali di avere espresso parere favorevole.
Per una valutazione tecnica di questa scelta politica si può partire dalle procedure previste nel protocollo dell’ANVUR (Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca) per l’accreditamento di nuovi Corsi di Studio di Area Sanitaria per l’Anno Accademico 2024-2025. Queste richiedono, nel caso dei Corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia, il parere non vincolante del Comitato Regionale di Coordinamento delle Università e il parere positivo della Regione in cui sarà attivato il corso. In assenza di specifiche indicazioni sui criteri da adottare per formulare il parere regionale, si ritiene che in base al contenuto e alla “filosofia” del protocollo dell’ANVUR esso dovrebbe basarsi su:
Nessuna analisi di questo tipo risulta essere stata fatta in modo formalizzato e il parere favorevole della Regione sarebbe stato dato secondo la stampa locale in base a una non meglio precisata ”istruttoria tecnica” del Dipartimento Salute della Regione che avrebbe documentato “criticità di tutti gli Enti nel reclutamento di personale medico”. Le motivazioni politiche sono invece ricostruibili da un post su Facebook (oggi pare che con il centrodestra al governo usi così) dell’Assessore alla Salute Filippo Saltamartini, esponente della Lega, e dalle dichiarazioni attribuite al Senatore Guido Castelli, esponente di Fratelli d’Italia ed ex Sindaco di Ascoli Piceno, e consisterebbero nella attuale carenza di medici, nel vantaggio che comporterebbe per studenti e famiglie avere corsi di prossimità senza dover essere costretti a formarsi fuori Regione o in altri Paesi e nell’assunzione immediata di 18 docenti, di cui 10 professori associati e 8 ricercatori, e di personale tecnico e amministrativo. A questa assunzione viene legato un innalzamento della qualità delle prestazioni e una conseguente riduzione della mobilità passiva. Qualche altro esponente politico della maggioranza ha poi sottolineato i benefici economici derivanti dell’indotto generato dalla nuova Università.
Per rendersi conto della inconsistenza e pretestuosità di queste affermazioni basta tenere presente che il problema oggi non è più nelle Marche quello di avere un maggior numero di posti a Medicina e Chirurgia, posti che sono già aumentati come nel resto d’Italia negli scorsi anni, quanto quello di rendere attrattive le specialità carenti e le Borse per la Medicina generale. Si tenga presente che dei 302 posti previsti alla unica Facoltà di Medicina e Chirurgia della Regione al 5 dicembre 2024 ne risultavano ancora liberi 13 e che nella stessa Università dei 29 posti posti della Scuola di Specializzazione di Medicina d’urgenza all’ultimo bando ne sono stati assegnato solo 8. Sempre nelle Marche nell’ultimo anno delle 152 Borse per la Medicina Generale ne sono state assegnate solo 50. Oltretutto la qualità formativa dell’unico Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia dell’Università Politecnica delle Marche con sede ad Ancona è alta (fonte: Censis), come sono alti gli standard assistenziali dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria presso cui esso insiste (miglior ospedale pubblico d’Italia negli ultimi tre anni), livelli impossibili non dico da raggiungere, ma anche solo da avvicinare alla lontana da parte di una nuova Università privata.
Aggiungo che negli ospedali delle Marche che andrebbero convenzionati con la nuova Università (Fano, Pesaro e Ascoli Piceno) c’è una drammatica carenza di personale del SSN e che ai medici che ci lavorano non farebbe forse particolarmente piacere avere in organico qualche docente universitario con un debito orario assistenziale ridotto e che magari non fa guardie, e avere una folla di studenti di medicina tanto stimolanti in teoria quanto difficili da seguire in pratica. Si tratta oltretutto di ospedali per i quali con fatica si sta definendo l’Atto Aziendale che andrebbe nel caso di un arrivo dell’Università privata completamente stravolto. Quanto all’idea che con la presenza della nuova Università aumenterebbero a parità di costi o addirittura con minori costi quantità e qualità della assistenza erogata è tra l’irrealistico e l’offensivo, a meno che non si dimostri con un vero “piano industriale” che possa essere davvero così. E infine, da ultimo e non per ultimo, questi nuovi Corsi a programmazione ministeriale costante si limiterebbero a trasferire da una Università pubblica a una Università privata parte dei posti assegnati.
La vicenda marchigiana va letta anche alla luce dei dati sui Corsi di Laurea privati attuali in Medicina e Chirurgia che già coprono una parte significativa dei 19.467 posti previsti dal MUR (Ministero dell’Università e della Ricerca) nel 2024 per i candidati UE e non UE equiparati (fonte: WAU). Di questi posti:
I corsi privati in lingua italiana sono presso le seguenti Università: la Cattolica del Sacro Cuore di Roma (560 posti), l’Università Europea di Roma (60 posti), l’Università Link Campus di Roma (300 posti), la Libera Università Mediterranea “Giuseppe Degennaro” di Bari (290 posti), l’Università San Raffaele di Milano (750 posti), la Università Kore di Enna (400 posti), l’UniCamillus di Roma (425), l’UniCamillus di Venezia (160), l’UniCamillus di Cefalù, Palermo (80posti), e il Campus Biomedico di Roma (154). A queste Università private va aggiunta l’Humanitas di Milano che ha corsi di Laurea in lingua inglese. Gran parte di questi posti si concentra tra Roma e Milano e sono finora solo 5 le Regioni “toccate”, Regioni in cui la percentuale di posti privati aumenta vertiginosamente dato anche l’elevato numero di posti di alcune di questi Corsi di Laurea. Il dettaglio sui posti pubblici e privati relativi all’Anno Accademico 2024/2025 si può trovare nel sito del Ministero dell’Università e della Ricerca.
La vicenda della Regione Marche evidenzia un rischio clamoroso di introdurre una logica di puro mercato nella offerta formativa dei medici in Italia. Una logica tutta politica che salta tutte le questioni relative al fabbisogno di medici e alla qualità della offerta formativa, tanto da non tenere conto della posizione delle Università pubbliche anche quando esplicitamente contraria come nel caso delle Marche. E salta anche qualunque considerazione sul motivo principale che deve spingere a privilegiare la formazione dei medici nelle Università pubbliche: un SSN pubblico nei principi e nei meccanismi di funzionamento deve tenere quanto più possibile anche la formazione dei professionisti della sanità dentro la dimensione pubblica, da finanziare di più e far funzionare meglio (è ovvio).
Una ultima considerazione. La “cultura” che c’è dietro alla posizione della Giunta delle Marche sulla formazione universitaria dei medici è quella che sul versante assistenziale ritroviamo nei Pronto Soccorso e nei DEA promessi a tutti, nella chirurgia complessa prevista nei piccoli ospedali periferici di Comuni in cui gli esponenti della Giunta hanno fatto i sindaci e nei Punti Salute (ambulatori con un infermiere che per qualche ora al giorno e per qualche giorno alla settimana fa in telemedicina alcuni accertamenti di base) spacciati come un anticipo delle Case della Comunità. Una cultura nei cui confronti le Università delle Marche sono state a volte compiacenti quando non addirittura complici, come quando hanno fatto da consulenti ad un Piano Socio Sanitario che prevedeva quelle scelte.
Abbiamo bisogno di Università pubbliche che abbiano uno scatto d‘orgoglio nei confronti della politica non solo quando si parla di Università private, ma anche quando si parla delle principali scelte in tema di salute dei cittadini. Sennò la politica finisce per considerare tutto legittimo purchè per lei conveniente con il placet della Università. La presenza ai vertici del Ssn (Ministero, Istituto Superiore di Sanità e Programmazione Sanitaria) di tre professori universitari dovrebbe rassicurare sul buon esito della vicenda marchigiana e cioè sul rifiuto da parte dell’ANVUR della candidatura della Università privata ad aprire nuovi Corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia delle Marche. Vedremo e vigileremo.
Claudio Maria Maffei