Gentile Direttore,
mentre si discute la manovra 2026, insorge un problema serio che rimanda alla passata legge di Bilancio e che rischia di vanificare con un colpo di spugna quella piccola ma importante boccata d’ossigeno in termini di retribuzioni ottenuta dagli infermieri.
Apprendiamo, infatti, che a seguito della risposta della Direzione generale dell’Agenzia delle entrate a un’istanza d’interpello, le aziende sanitarie, su input delle Regioni, conguaglieranno con le buste paga di novembre e dicembre il corrispettivo del mancato versamento Irpef legato alla tassazione agevolata al 5% per lo straordinario svolto in regime di pronta disponibilità. Si tratta di una decisione di cui non riusciamo davvero a comprendere la ratio. Non ne condividiamo innanzitutto la lettura sul piano giuridico. L’Agenzia delle entrate, chiedendo agli infermieri i soldi indietro, sostiene che la norma contenuta nella legge di Bilancio 2025 detassava solo lo straordinario che si richiama all’articolo 47 del Ccnl del comparto 2019-2021 (lavoro straordinario) e non all’articolo 44 (servizio di pronta disponibilità). Una questione di lana caprina, a nostro avviso, dal momento che l’articolo 47 rimanda al 44 nella determinazione dei limiti individuali (comma 5).
Come Nursind, crediamo inoltre che questa risposta dell’Agenzia delle entrate non sia corretta neppure dal punto di vista economico. Per noi ciò che fa fede, infatti, è la relazione tecnica che accompagna la manovra 2025 e che attesta come le coperture per la detassazione al 5% di tutto il lavoro straordinario reso dal personale infermieristico fossero state – e guai se non fosse così – contemplate. Non a caso dalla Ragioneria dello Stato è arrivato il sigillo alla legge di Bilancio così articolata.
È chiaro che un simile intervento, soprattutto in un momento delicato come quello attuale, caratterizzato da una forte crisi della professione di infermiere, non ci voleva. Inutile dire che siamo tutti impegnati per cercare una soluzione alla questione infermieristica. A cominciare dal governo e dal ministro della Salute Schillaci. La comunicazione delle Entrate, invece, non solo non aiuta ma rischia di vanificare e affossare tutti gli sforzi. Ecco perché, di fronte all’ennesimo vulnus inflitto ai lavoratori, chiediamo al Parlamento, che è ora impegnato nella discussione della legge di Bilancio, di intervenire con un emendamento ad hoc in grado di fare chiarezza e rendere ancora più trasparente quello che per noi è stato chiaro sin dall’inizio ma che evidentemente non lo era altrettanto per il Fisco. Lo chiediamo naturalmente perché ci sta cuore la nostra professione, ma anche perché pensiamo al buon funzionamento dell’intero Ssn.
Non può sfuggire, infatti, che il lavoro straordinario in regime di pronta disponibilità è svolto oltre l’orario ordinario, in una sorta di reperibilità che serve a coprire eventuali emergenze. Cosa succederebbe, infatti, se di domenica occorresse apire urgentemente una sala operatoria, che normalmente è aperta dal lunedì al sabato, e l’infermiere avesse già svolto le sue 36 ore settimanali e fosse nel suo giorno di riposo? Oppure se ci fosse bisogno di un intervento chirurgico di notte, quando le sale operatorie notoriamente sono chiuse? Inutile soffermarsi oltre sulle conseguenze, anche fin troppo lapalissiane, che comporterebbe azzoppare tale istituto.
La pronta disponibilità, infatti, non è null’altro che una reperibilità del lavoratore che, se chiamato, deve raggiungere il posto di lavoro nel più breve tempo possibile ed è implicitamente autorizzato allo svolgimento dello straordinario. Sul piano organizzativo, diversamente, servirebbe un numero gigantesco di infermieri regolarmente retribuiti da mettere in turno in orario ordinario per ciascuna tipologia di emergenza, in attesa che qualcosa accada. Con costi a carico delle aziende destinati a lievitare notevolmente, ammesso che si riescano a reperire professionisti nel mercato del lavoro.
Per quanto riguarda le decurtazioni che subiranno gli infermieri nelle buste paga di novembre e dicembre, infine, ci preme anticipare che stiamo già lavorando con i nostri uffici legali per capire i margini di impugnabilità della risposta arrivata dalle Entrate e che sosterremo l’emendamento presentato dalle Regioni per poter superare questa fantasiosa interpretazione.
Andrea Bottega
Segretario nazionale Nursind