Gentile Direttore,
ci giunge notizia della stesura di documenti e della definizione di piani strategici per l’introduzione dell’Assistente infermiere nei contesti di cura. Sulla figura dell’assistente infermiere si continua a evitare un confronto costruttivo con associazioni, sindacati e ulteriori stakeholder, nonostante vi siano indicazioni relative a una sua prossima introduzione nei servizi sociosanitari territoriali in diverse Regioni. Una notizia che ha riacceso una mai sopita resistenza e un diffuso dissenso sia nella collettività infermieristica sia in quella degli operatori socio-sanitari.
Al di là dei percorsi di formazione per l’acquisizione della qualifica di assistente infermiere e delle indicazioni già contenute nel DPCM, anche per il riconoscimento dei percorsi formativi pregressi inerenti la figura dell’Oss e dell’Oss con formazione complementare, nulla è stato esplicitato circa l’introduzione dell’assistente infermiere nei diversi setting assistenziali.
Fials ha più volte evidenziato le criticità non solo professionali e relazionali, ma anche gestionali e organizzative, sottese alla definizione della figura e alla sua introduzione nelle realtà operative. Sono criticità che necessitano di un’attenta valutazione, al fine di non creare ulteriori problemi non solo professionali, giuridici e deontologici, ma anche connessi a forme di chiusura e rigetto per decisioni calate dall’alto, senza una preventiva valutazione di contesto e senza la definizione della reale ed effettiva necessità di tale figura.
Numerosi studi ed evidenze internazionali indicano, in modo pressoché univoco, che il corretto ordine di introduzione di figure di supporto nei setting assistenziali deve seguire questo percorso:
1. definizione del modello organizzativo;
2. definizione delle attività attribuibili;
3. progettazione della formazione.
Il DPCM inverte questa sequenza, poiché indica come attivare il percorso formativo ma non fornisce alcuna indicazione su come e dove impiegare l’assistente infermiere, né sul modello organizzativo di riferimento. Il tutto viene pertanto lasciato alle Regioni, con inevitabili e negative difformità sul territorio nazionale.
Un approccio così delineato è stato all’origine di fallimenti in altri Paesi (come Regno Unito e Canada), dove si sono registrate derive di ruolo e conflitti di responsabilità dovuti anche all’assenza o alla carenza di una supervisione effettiva.
È bene continuare a chiarire e sottolineare che l’assistente infermiere non è una figura sanitaria e, pertanto, potrà operare esclusivamente accanto all’infermiere e sotto la sua supervisione.
Il dato giuridicamente definito — ovvero che l’assistente infermiere non è una figura sanitaria — comporta, conseguentemente, che l’infermiere non possa delegare alcunché all’assistente infermiere e che quindi debba assumersi la responsabilità di ciò che viene indicato, attribuito o demandato nell’ambito dell’assistenza ai pazienti.
Fials ritiene necessario attivare un confronto su queste complesse tematiche non solo con la componente gestionale e ordinistica, ma anche con le rappresentanze sindacali. Un confronto che consentirebbe di definire più compiutamente i luoghi di inserimento, i modelli di organizzazione del lavoro, la gestione delle criticità e una maggiore efficacia nell’introduzione della figura e nel suo appropriato inserimento nelle realtà operative.
Il confronto e la cooperazione non sono solo un metodo valido e costruttivo per affrontare criticità e difficoltà, ma rappresentano anche una garanzia per tutelare i pazienti ed evitare chiusure e resistenze.
Fials, come sempre, manifesta piena disponibilità a forme di contributo e cooperazione affinché sia data voce propositiva e costruttiva a tutte le componenti del nostro sistema salute.
Annalisa Silvestro
Responsabile Coordinamento Professioni Sanitarie e Socio Sanitarie FIALS