Gentile Direttore,
la delibera della giunta provinciale che propone la sperimentazione del “Progetto di estensione agli infermieri di triage di Pronto Soccorso della richiesta di radiografie per traumi minori”, ha sollevato dubbi di legittimità da parte dei medici e richiesto chiarimenti da parte dell’Assessorato e degli Ordini. Crediamo sia possibile fare chiarezza tenendo conto di alcuni aspetti.
Il primo, e forse il più importante, riguarda l’impossibilità di qualsiasi operatore sanitario, ad esclusione dei medici, di prescrivere esami radiologici (D. lgs n.101 2020). La prescrizione è esclusiva e competenza non delegabile del medico, impegna la sua autonomia e responsabilità e deve far seguito a una diagnosi circostanziata o a un fondato sospetto diagnostico (codice deontologico art.13).
Il secondo aspetto fa riferimento alla evoluzione normativa che valorizza l’autonomia professionale dell’infermiere in percorsi di “See and Treat” e “Fast Track”. Il “fast track” consente esclusivamente di inviare direttamente allo specialista il paziente che presenta un quadro clinico di chiara competenza monospecialistica. Il “see and treat” prevede che i traumi/lesioni possano essere trattati da personale infermieristico, secondo protocolli prestabiliti, con diretta responsabilità sulle procedure effettuate. L’accoglienza è diretta da parte del primo operatore disponibile, medico o infermiere, che autonomamente tratta il paziente fino alla conclusione dell’iter sanitario. L’elevato livello di autonomia dell’infermiere richiede un percorso formativo strutturato e la certificazione di “Infermiere certificato in interventi di primo soccorso”. In Toscana è previsto un percorso formativo di 350 ore.
Incomprensibile e stucchevole la posizione assunta dall’Ordine delle Professioni Infermieristiche in quanto, da un lato sottolinea come “la prescrizione di esami radiologici resta e deve restare di esclusiva competenza medica” (e con questa la responsabilità) e, per contro, sostiene che “l’infermiere di triage ha la possibilità di anticipare la richiesta di un esame radiologico”.
La posizione assunta dall’Ordine dei Medici richiama la necessità di concentrarsi “sul bene e la salute degli assistiti”. È quanto auspicato richiamando l’attenzione sul rischio radiologico e sulla necessità che l’esposizione alle radiazioni ionizzanti sia giustificata dai benefici attesi, maggiori rispetto al rischio biologico dell’esposizione stessa, e che sia appropriata in relazione al dubbio clinico.
Alcune considerazioni: se ai lavori del tavolo tecnico avesse contribuito un medico radiologo l’attenzione sulla normativa della radioprotezione sarebbe stata probabilmente posta e non tralasciata. Analogamente, un infermiere di triage avrebbe probabilmente richiamato l’aspetto della responsabilità e, forse con certezza, avrebbe ricordato gli aspetti critici del lavorare in pronto soccorso. Più in generale avrebbe ricordato il problema della carenza di infermieri (ne mancano 450) con il rischio di chiusura di posti letto e, sostanzialmente, della non sostenibilità del progetto.
Possibili altre soluzioni? Da tempo si pensa al potenziamento della medicina del territorio, al DM77 e alla sua implementazione attraverso Ospedali e Case della comunità, Centrali operative territoriali, cure palliative e domiciliari, medico a ruolo unico, ecc.
Nel 2024 il progetto “codice PS”, licenziato dal Comitato aziendale della medicina generale, ha consentito al paziente con disturbi respiratori, di scavalcare il triage infermieristico nei pronto soccorso, di accedere direttamente ai servizi radiologici con la prescrizione del proprio medico di famiglia e ricevere tempestivamente diagnosi precise sulle proprie patologie. Il progetto “codice PS”, dati i buoni risultati ottenuti, poteva essere applicato anche nel 2025 sui traumi minori. Analogamente potevano essere coinvolti i medici a ruolo unico evitando il ricorso ai gettonisti.
Da ultimo, questo fenomeno del task shifting presente nel progetto, vale a dire questo trasferimento di competenze, dimostra, ancora una volta, come nell’assunzione di provvedimenti che impattano sull’organizzazione sia utile il coinvolgimento di quanti vi lavorano. Il loro mancato coinvolgimento e quello dei loro rappresentanti (CCNL titolo II) non solo mette a rischio il raggiungimento degli obiettivi auspicati ma innesca ulteriori difficoltà nel confronto per il contratto collettivo provinciale, fermo da decenni, perno attorno al quale gira l’implementazione dell’A.S.U.I.T. e di quell’Ospedale diffuso tanto caro alla Politica.
Fulvio Campolongo
Presidente Associazione Nazionale Primari Ospedalieri (A.N.P.O.)della provincia di Trento