Infermieri. È tempo di rivendicare un adeguamento economico

Infermieri. È tempo di rivendicare un adeguamento economico

Infermieri. È tempo di rivendicare un adeguamento economico

Gentile direttore,
ho letto con attenzione e soddisfazione quanto scritto dal Dott. Stefano Bazzana qui su Qs “Infermieri: nuove competenze per una vera riforma. L’esperienza lombarda”. Di queste cose, al di là della specifica esperienza lombarda, si discute da tempo in ambito nazionale tra infermieri, collegi e federazione. Avrà notato il riferimento che Bazzana fa riguardo al replicarsi della normativa specifica dell’inquadramento infermieristico, che vedeva già da più di venti anni (Decreto ministeriale 14 settembre 1994, n. 739 Gazzetta Ufficiale  9 gennaio 1995, n. 6) la prospetticità illustrata, con la sua applicazione, delle direttive europee.
 
Sul fatto che l’interdisciplinarietà sia realtà, specie nelle esperienze di area critica, quell’incremento di cultura sanitaria che non vede barricate tra operatori, piuttosto un continuum in cui le diverse discipline si integrano naturalmente e che la si possa diffondere non vi sono (teoricamente) dubbi. Purtroppo però ho come l’impressione che quanto accaduto fino ad ora, anche in altri settori, per altre dinamiche, si sia riproposto (e da anni) anche nel nostro settore. E cioè, la forte sperequazione culturale che esiste tra Nord, Sud e Centro.
 
Una vecchia questione sulla quale ci troviamo spesso a scontrarci quando, a partire dalle esperienze eccelse, si voglia provare a coniugare paradigmi in realtà dove forse…mancano gli adeguati strumenti di lettura e di elaborazione. Fatta questa premessa, sempre doverosa, per ricordare come il fardello di una Italia a marce diverse renda tutto pragmaticamente e drammaticamente più difficile, mi trovo ancora una volta a premere il pedale della frizione….e rimanere col cambio in mano, assolutamente incerto sulla marcia da ingranare. Perché… è vero che tanti, per più motivi e da tanto tempo auspicano questo benedetto cambio di fronte, che veda finalmente il decentramento delle risorse a favore del territorio e con esso (ne prima ne dopo) l’espandersi di una “cultura del processo e non del luogo”, tanto tra i decisori quanto tra gli operatori, ma è anche vero che altrettanti e per altrettanti motivi, da altrettanto tempo, indicano alla politica la necessità di tirare fuori (come direbbero gli amici lombardi) “il grano”, senza il quale non si potranno stipendiare quelle 5 tipologie diverse di infermiere, così come dettagliate dal Presidente Bazzana.
 
Nemmeno, si potranno stipendiare le figure di supporto che, nei processi esposti da Bazzana, sono come i pali per le palafitte! Pensare all’infermiere di famiglia come all’infermiere che coniugherà l’architettura del DM 14 settembre ’94, cioè di un infermiere in possesso di un’autonomia distinta in 7 funzioni, se non ci siamo riusciti dopo anni e anni di esperienza, di discussioni, di risorse probabilmente sprecate, per quale motivo oggi, spostando l’orizzonte sul territorio ma sapendo che il goal degli esecutivi è il “COSTO ZERO”, dovremmo riuscirci? Voglio dire insomma, che le esortazioni, i palinsesti, la narrazione di goals scored in disparati ambiti infermieristici (costati sacrifici indicibili) hanno tutti una valenza relativa a livello politico se poi la politica (i decisori) non decidono di investire. E’ drammatico osservarci, noi infermieri del 2016, (Bottega-Nursind. Verso la contrattazione? Non facciamoci facili illusioni…) tutti protesi verso la risoluzione di una sottomissione culturale che in realtà è ed è stata prima di tutto economica! Ed è questo che i decisori di oggi non vorranno mai decidere: elevarci economicamente per elevarci culturalmente. Perché i decisori di oggi hanno già decretato da tempo tutt’altro che l’incremento delle risorse per la sanità, figuriamoci per noi infermieri.  

Siamo sicuri che sia tempo di coniugazioni o piuttosto sarebbe finalmente venuto il tempo di rivendicare seccamente un adeguamento economico? Forse….gli infermieri italiani sono un po’ stufi di fare i portatori di lume e se ne vanno a l’estero si, per trovare lavoro ma anche per trovarne il giusto compenso!

Luca Sinibaldi
Infermiere di Medicina Generale

Luca Sinibaldi

01 Febbraio 2016

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