La storia di Raffaello Cortesini pioniere dei trapianti d’organo in Italia

La storia di Raffaello Cortesini pioniere dei trapianti d’organo in Italia

La storia di Raffaello Cortesini pioniere dei trapianti d’organo in Italia

Gentile Direttore,
è passato un anno da quando è scomparso, a New York, il Prof. Raffaello Cortesini, scienziato di fama internazionale e pioniere dei trapianti d’organo in Italia. A raccogliere la memoria di questo protagonista della Università italiana e non solo e celebrarne la figura è l’Università Campus BioMedico di Roma con un convegno il 7 aprile per presentare l’autobiografia di Raffaello Cortesini su “L’avventura dei primi trapianti in Italia. Il coraggio di cambiare tutto”.

Perché questa sede? È stato lui il vero ispiratore del Campus Bio-Medico: a lui si deve in toto l’impostazione della nuova Università romana, che a 35 anni dalla sua fondazione vanta alcuni risultati di eccellenza in aree strategiche per lo sviluppo della medicina in Italia.

La storia del pioniere Raffaello Cortesini è raccontata qui in una sorta di diario personale, scritto tenendo insieme lo sviluppo tecnico-scientifico dei primi trapianti e quello di rapporti umani di amicizia e di collaborazione, insieme agli ostacoli legati a pregiudizi e vere e proprie molestie burocratiche.

È la storia di un “esploratore scientifico” dei nostri tempi che ha perseguito un’intuizione geniale ed ha saputo realizzarla analizzando, affrontando e superando le innumerevoli difficoltà che ha comportato.

Come quelle legate al prelievo di organi da cadavere, indispensabile per procedere al trapianto, che andava fatto il primo possibile per ottenere gli attesi risultati positivi di attecchimento. Per arrivare a questo risultato fu necessario, a suo tempo, un profondo ripensamento della stessa diagnosi di morte, fino ad allora identificata con il momento iconico per cui il cuore smette di battere e da allora in poi invece identificata con il silenzio cerebrale. Ma lo stesso prelievo degli organi da cadavere doveva diventare ciò che di fatto è: un dono, libero e consapevole, perché dalla morte potesse sorgere nuovamente il miracolo di una vita che ricominciava a prendere quota. Per questo bisognava vincere il pregiudizio di chi riteneva potesse sembrare quasi un’offesa al defunto; un dolore aggiuntivo per chi gli stava accanto e lo amava. Andare oltre l’integrità del cadavere significava spingersi verso altre forme di vita. In una dimensione di solidarietà che sfidava un pensiero comune molto diffuso. Bisognava ripensare categorie etiche, al punto da rivedere ciò che è buono, anzi molto buono e riproporlo coraggiosamente a chi magari stava soffrendo per la perdita di una persona cara.

Servivano leggi nuove, ma anche per questo occorreva superare l’annosa dialettica tra progressisti e conservatori, per guardare più in là. E non sempre conservatori e progressisti coincidevano con maggioranza e opposizione, perché come è noto in ogni schieramento ci sono gli uni e gli altri e bisogna convincere tutti se si vuole far approvare la legge. Una legge nuova nello spirito e nella prassi.

Bisognava assolutamente intervenire sui modelli organizzativi per cercare quelli strategicamente più efficaci e più efficienti. Un organo poteva rendersi disponibile nell’estremo sud del paese o nell’angolo più lontano del Nord Est o del Nord Ovest, ma la persona più idonea a riceverlo poteva trovarsi al Centro e la rete dei trasporti diventava strettamente funzionale alla riuscita dell’intervento. In questo senso trovo centrato il sottotitolo del libro: “Il coraggio di cambiare tutto”: la frase dà un’idea molto chiara della visione a 360 gradi necessaria per procedere in questa straordinaria avventura dei trapianti.

I primi trapianti, sottolineo, a cui si devono tutte le innovazioni sul piano etico e giuridico, tecnico e scientifico; economico ed organizzativo. Tutto andava cambiato e tutto richiedeva coraggio per smontare pregiudizi e fake news. E per tutto c’era sempre Raffaello Cortesini, pronto a spendersi in prima persona con i colleghi e con la stampa; con i parlamentari e con i bioeticisti.

Nessuno poteva dubitare della sua statura di professionista cattolico, credente e praticante, così come nessuno poteva dubitare della sua competenza professionale, come chirurgo e come immunologo. Proprio così perché pur essendo il trapianto in se stesso un fatto chirurgico, la riuscita dell’intervento è strettamente legata alla compatibilità tra donante e paziente e l’avventura del trapianto comincia ben prima di entrare in sala operatoria. Quanti studi per trovare il giusto punto di equilibrio tra i farmaci immunosoppressori e la tutela delle difese immunitarie del soggetto: prima e dopo il trapianto.

Una lunga storia infinita in cui la relazione personale del team dei curanti con il paziente e la sua famiglia, con il donante, spesso assente, e la sua famiglia, disegna una trama di rapporti di interdipendenza, di collaborazione e di generosità, di sostegno umano e di rigore scientifico, in cui nessuno può fare a meno dell’altro. Per questo serviva, soprattutto all’inizio, una leadership forte, in grado di andare al di là dei sogni più audaci, facendo sentire tutti protagonisti indispensabili, al servizio della vita di una persona malata, una sola persona, spesso gravemente malata e senza altre prospettive di sopravvivenza. Veramente tutti per uno! Perché la vita umana non ha prezzo e una sola vita merita uno sforzo di creatività incredibile, in cui qualsiasi calcolo costi benefici è improponibile, perché la vita umana non ha prezzo. Ci voleva una notevole genialità per battersi senza fine, in ogni campo, per affermarlo al di là di ogni ragionevole – o irragionevole! – dubbio.

E’ una storia di intuizione, di visione del futuro, di innovazione che vale di profondo insegnamento anche per le giovani generazioni. Per questo la sede più idonea per raccontare questa storia è un’aula universitaria, dove i giovani imparano a costruire il futuro sulle spalle dei loro maestri, insegnando nozioni, approccio e metodologia scientifica, ma anche visione del futuro e intuizione. E ancor più è il luogo giusto un’aula dell’Università Campus Bio-Medico, che rappresenta anch’essa un esempio di cosa il prof. Cortesini ha saputo intuire e realizzare.

Grazie Raffaello, anche a nome delle migliaia di pazienti trapiantati in questi anni nel mondo intero, a nome dei medici e degli studenti che sul suo esempio imparano ad innovare, a costruire il futuro.

Paola Binetti
Già Professore Ordinario di Storia della Medicina Parlamentare

Paola Binetti

07 Aprile 2025

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