Gentile Direttore,
ad impossibilia nemo tenetur. E’ un limite oltre il quale, o si cerca la beatificazione, oppure si sta cercando di tamponare una diga col solo uso delle mani. In entrambi i casi le cose finiscono male e sanno di incenso. La Gloria dei Cieli è una scelta intima ed individuale, ognuno ha il diritto di scegliere come vivere e come morire, ma il caso della cara collega dottoressa Maddalena Carta di Nuoro, morta per aver compiuto fino in fondo il proprio dovere, è davvero sconcertante ma impone due argomenti di riflessione, affinché la cosa non finisca con la solita giostra mediatica e poi il nulla di fatto, oltre al solito commosso commiato dei soliti coccodrilli della prima pagina, inutile quanto imbarazzante.
Ammiro di Maddalena la piena adesione al concetto basilare della professione medica: la dedizione agli altri, il senso pieno di un lavoro dedicato alla sofferenza altrui, il rispetto assoluto per l’altissimo significato del camice bianco in una comunità. Il senso di una divisa mentale decaduto in troppi orpelli burocratico-governativi.
Maddalena ha interpretato a pieno questi valori, con la dignità di una donna medico perfettamente consapevole dei rischi e di una scelta che poteva costarle molto. Troppo. Ha scelto, ma sentir parlare di eroismo, sacrificio, con tutto il repertorio delle prefiche di circostanza, sa di stantio volemose bene e cosissia. C’è tanto di più: l’amore per una professione che in tanti luoghi è diventato un mestiere come un altro, un chi me lo fa fare per uno stipendio da fame, chi me lo fa fare se poi rischio anche le botte o il tribunale.
Quello di Maddalena è un gesto puro, di quelli che non si discutono e richiama la morte sofferta e anonima del soldato al fronte. Richiama la guerra, l’obbedienza alla morte. La seconda riflessione è proprio su questa guerra, in cui siamo stati gettati, noi medici del territorio. Una guerra assurda e ignobile come tutte le guerre, con almeno due mandanti profondamente colpevoli: i governi che hanno smantellato il Servizio Sanitario Pubblico, tradendo l’articolo 32 della Costituzione e quei sindacati che hanno svenduto la professione per un piatto di lenticchie.
Almeno tacciano coloro che hanno mandato Maddalena al fronte, con le suole di cartone e un misero 91 come fucile. Il silenzio dimostrerebbe un intimo sentimento di colpa e un po’ di consapevolezza, ma come al solito, sono sempre gli avvoltoi quelli dal verso più acuto, e il solito corteo di corvi. Non sorprende la pubblica e ipocrita lamentela dei soliti noti. Quelli che provocano le guerre e mandano i figli di nessuno a combatterle, per poi deporre corone al merito. Dormi sepolta in un campo di grano, non è la rosa, non è il tulipano che ti fan veglia dall’ombra dei fossi, ma sono mille papaveri rossi. Ciao Maddalena, meriti le parole di un poeta, mai quelle dei corvi neri. Grazie, da uomo e da medico.
Enzo Bozza
Medico MMG a Vodo e Borca di Cadore (BL)