Gentile Direttore,
dopo anni di richieste, ascolti e proposte portate avanti con determinazione da famiglie e associazioni, non possiamo trovarci davanti a un provvedimento che rischia di escludere proprio chi sostiene il peso più grande della cura. Il disegno di legge per il riconoscimento del caregiver familiare che il Governo si appresta a presentare non è la risposta che ci aspettavamo.
Purtroppo, dobbiamo rilevare come il percorso che ha condotto al testo sia stato poco trasparente e privo di un vero confronto con tutte le realtà coinvolte: il tavolo tecnico avrebbe dovuto produrre un impianto condiviso, ma si è rivelato solo una consultazione formale, dalla quale è uscito un testo di matrice esclusivamente governativa, distante dalle esigenze reali di chi ogni giorno si prende cura di una persona non autosufficiente e senza nessun confronto con il parlamento che ha depositato fin dal 2022 numerose proposte di legge.
Le anticipazioni diffuse dalla Ministra rivelano un impianto profondamente limitativo e culturalmente sbagliato: tutele economiche esclusivamente per i caregiver conviventi, criteri rigidi come le 91 ore settimanali di assistenza, equivalenti a 12 ore al giorno, festività incluse e una soglia ISEE molto bassa che esclude numerose famiglie con redditi modesti, ma non tali da rientrare nei parametri previsti. A questo si aggiunge un sostegno economico che partirebbe solo dal 2027 e con importi estremamente ridotti, pari a 400 euro al mese. In altre parole stiamo parlando di 1 euro all’ora, una vera e propria mortificazione. In questo modo si penalizzano soprattutto le donne, che nella maggior parte dei casi svolgono la funzione di caregiver, obbligandole a scegliere tra la cura e il lavoro, indebolendo ogni progetto di autodeterminazione delle donne, alle quali viene riservato un ruolo di cura come se fosse un fatto privato, da risolvere tra le mura domestiche. Se si riduce tutto a un contributo accessibile a pochissimi, non si riconoscono né il valore sociale della cura, né la dignità di chi la garantisce ogni giorno.
Un’altra grave mancanza riguarda il tema delle tutele lavorative e previdenziali, del tutto assente nel testo. Molti caregiver rinunciano al lavoro o riducono drasticamente l’attività, dedicando anni preziosi alla cura di una persona cara, senza alcun tipo di tutele lavorative, contributive e pensionistiche. Ritengo che l’approccio adottato dal Governo rischi di creare nuove disuguaglianze tra caregiver conviventi e non conviventi e tra famiglie con situazioni economiche diverse. Le famiglie chiedono servizi, sostegno territoriale, supporto psicologico, sollievo, formazione, informazione e riconoscimento previdenziale. Chiedono dignità e diritti, non una misura simbolica che rischia di restare sulla carta. Serve alzare il livello del confronto e correggere una rotta che così com’è non risponde alle aspettative e ai bisogni reali di milioni di caregiver che oggi svolgono un ruolo importante, supplendo a evidenti carenze dello Stato.
In Parlamento daremo battaglia, affinché la legge diventi davvero uno strumento di civiltà. Nessuno deve essere escluso e nessuno deve essere lasciato solo. È il momento di costruire un sistema equo, universale e rispettoso del ruolo fondamentale che i caregiver svolgono ogni giorno nel nostro Paese.
Ilenia Malavasi
Deputata del Pd della commissione affari sociali