Gentile Direttore,
dopo aver letto, approfittando delle vacanze di Pasqua, l’ultimo libro del prof. Cavicchi che, scritto nella forma di “pensieri”, si legge piuttosto velocemente, e, dopo aver letto la presentazione di Conte (QS 11 aprile 2025) e quindi l’articolo che lo stesso autore ha fatto su questo giornale (QS 18 aprile 2025), mi sento di dire, semplicemente “imperdibile” come quei film che non si possono non vedere.
Si tratta di renderci conto innanzi tutto di quello che necessariamente “dovremmo capire” e quindi di quello che necessariamente “dovremmo fare” ma che la maggior parte di noi per tante ragioni sembra né di voler capire e né di voler fare. Più che invitare, tutti a leggere il nuovo libro del prof. Cavicchi da medico, ormai di lungo corso, vorrei addirittura poterlo prescrivere come se fosse un antibiotico o un salva vita.
Lo prescriverei senz’altro alla mia regione che ha imposto nuovi ticket, al nostro ministro della salute che, secondo me non ha ancora capito la vera complessità della sanità, ma anche alla Schlein e a tutta la sinistra, sindacati compresi e a tutti i nostri c.d. esperti quelli che il prof. Cavicchi nel suo libro precedente -“Salviamo la sanità” – che circa un anno fa ho commentato (QS 28 giugno 2024) ha definito “i bagnini che vorrebbero salvare la sanità ma non sanno nuotare”. Mai metafora, secondo me, è stata più azzeccata.
Naturalmente, anche io, parto dal presupposto che, la nostra sanità pubblica, è in viaggio verso la sua lenta dissoluzione come ho scritto un paio di anni fa, quando il prof Cavicchi pubblicò “Sanità Addio” (QS 21 marzo 2023) e che oggi per salvarla, ammettendo che la politica la voglia salvare, di strade possibili in realtà non ce ne sono tante ma solo alcune peraltro obbligate.
Leggendo questo ultimo libro ho avuto la strana sensazione che le sue analisi e le sue proposte sul destino della nostra sanità fossero più vere e più necessarie del solito, anzi che fossero addirittura più urgenti e inevitabili quasi addirittura più pressanti. Me ne sono chiesto il perché.
Seguo da anni, come avrete capito, il pensiero del prof Cavicchi, al punto da considerarmi quasi un suo esegeta. Non è la prima volta che egli ci scuote con analisi con denunce con previsioni drammatiche e infauste. Solo lui da anni mi sembra parli di “catastrofe” e solo lui, se non sbaglio, per salvare il salvabile, ha fatto ricorso ad un “appello alla ragione”. Uomo indiscutibilmente di sinistra ma da quello che mi pare di capire, ma potrei anche sbagliarmi, anche il meno amato sia dal PD che dalla Cgil. Di recente ho letto una sua analisi sulla subalternità della Cgil che di certo a Landini immagino non abbia fatto piacere (QS 10 febbraio 2025). In fin dei conti il prof Cavicchi è anche colui che ci ha proposto una “quarta riforma” per riparare a tutti i danni arrecati alla nostra sanità proprio dal PD e dalla Cgil con il welfare aziendale. Come potrebbero costoro avere simpatia per un intellettuale che di certo non gliele manda a dire?
Ma stavolta con questo ultimo libro ho la sensazione che ci sia qualcosa in più. Mi ha colpito che, come egli, sia partito dalla sua nipotina Livia e dal “mezzo diritto” alla salute che lei suo malgrado erediterà a causa nostra, cioè per colpa degli errori e delle incapacità di chi è venuto prima. Mi ha colpito la sua preoccupazione verso il futuro. Questa volta non si tratta solo di sottofinanziamenti, di liste di attesa, di un privato che la fa da padrone di un servizio pubblico che funziona sempre di meno, cioè delle solite cose di cui si parla sempre, ma, si tratta proprio della questione del futuro del nostro paese e della nostra comunità.
Devo dire che sull’art. 32 della Costituzione, sino ad ora, non ho mai letto una critica storica, ma non solo, anche una critica filosofica giuridica scientifica e tecnica, tanto stringente ma anche tanto intransigente.
Anche io penso che l’art. 32 sia ormai considerato da tutti davvero come una reliquia. Ma proprio per questo penso che questa nuova analisi critica dell’art 32, nel tempo di “One Health”, cioè nel tempo dell’ovvio e dello scontato, sarà per un bel po’ di persone difficile da digerire. Non credo che questa volta basti un digestivo, penso che ci voglia qualcosa di più forte.
Chiarisco che non voglio entrare nel merito del libro. Ribadisco che è imperdibile e, in scienza e coscienza, ribadisco che tutti in sanità, nessuno escluso, farebbero bene a leggerselo
Aggiungo anche che, io, essendo uscito da poco dall’Ordine dei Medici di Bologna ed entrando come consigliere nel Consiglio Comunale della mia Città, ho sicuramente ben altre idee di quelle del M5S, forza alla quale addirittura il prof Cavicchi ha proposto una alleanza e che Conte, da ciò che ho letto nella sua presentazione ha dichiarato di accettare. Come ho ben altre idee da quelle del PD che mi ostino a considerare tra coloro che hanno le più consistenti responsabilità sulla determinazione della situazione attuale in sanità.
Tuttavia, siccome siamo “all’ultima spiaggia” (come ha scritto Cavicchi nel suo articolo) trovo al punto in cui siamo arrivati necessario di tentare il tutto per tutto. Vorrei avvertire però il prof. Cavicchi di non farsi soverchie illusioni. Oggi, secondo me, il M5S pare voli basso sulla sanità, poiché a parte le solite difese di rito, la sua strategia a mi pare priva di reali spunti che guardino al futuro. Né mi sembra gran che distinguibile dal PD.
Francamente non so se il M5S possa essere all’altezza della proposta, non facile e non semplice, suggerita nel libro del prof Cavicchi “Art 32. Un diritto dimezzato” (Castelvecchi). Ma tutto può essere e tutto può accadere. Vedremo. Mai dire mai. Di sicuro se il M5S vorrà mettersi alla testa del progetto proposto da Cavicchi certo dovrà darsi molto da fare.
Quindi ora mi limito a dire poche cose. Secondo me, dopo quasi mezzo secolo di esperienze professionali passate in sanità pubblica trovo semplicemente geniale l’idea del “meta-diritto” proposta dal prof. Cavicchi: cioè di ridefinire anche radicalmente l’idea di salute da ogni punto di vista abbinandola all’idea di vita e di benessere come avrebbe forse potuto fare la nostra Costituzione, ma non ha fatto (anche perché le idee maturano con i tempi), e quindi l’idea di una strategia più ampia che interconnetta ambiente economia salute e tutto il resto (art 9 , 32, 41 della Costituzione).
Ha ragione il prof Cavicchi la salute è una cosa e la sanità e la medicina sono altra cosa. Per fare salute la prevenzione, pur essendo importante, non basta. In sostanza penso anche io che sia arrivato il momento di parlare il linguaggio della compossibilità come il prof Cavicchi ci dice da anni e che la salute sia un mondo possibile quindi necessariamente compossibile, cioè, possibile solo a certe condizioni.
Trovo necessario ammettere che l’art 32 ormai è diventato un articolo vuoto e inconsistente o “retorico” (come si legge nel libro di Cavicchi) e quindi, senza rinunciare all’utopia, anche io come lui penso che bisognerebbe andare oltre la formula giuridica “combinato disposto” e volare più alto.
Trovo anche geniale tutto il resto: cioè, le soluzioni indicate sul “come fare” anche se trattasi di una questione che implichi riforme non facili da attuare e che vanno dai ministeri interessati alle riforme delle metodologie di intervento quindi alle riforme dei servizi e delle professioni.
Insomma, tanto per cambiare, sulle proposte del prof Cavicchi non ho nulla da dire e ringrazio per quello che da anni ci sta proponendo. I miei dubbi nascono su chi dovrebbe dare le gambe a questo suo progetto di riforma, perché di questo si tratta, non di altro, e su come attuarlo.
Mi viene in mente il famoso “Discorso della Montagna” della Bibbia. È vero come dice il prof. Cavicchi che dovremmo “salare la terra” (cioè, voltare pagina, andare oltre le controriforme fatte e l’art 32). Il problema è che chi oggi dovrebbe “salare la terra” forse di sale non ne ha abbastanza e mi pare poco probabile che vi si possa riuscire.
Cioè, temo che il problema del “mezzo diritto” della nipotina del prof Cavicchi. che tutti noi benpensanti, (anche io ho dei nipoti) pensiamo ovviamente giusto superare, non sia risolvibile così facilmente.
Ammetto tuttavia che fasciarsi la testa anzi tempo, cioè prima di vederla rotta non abbia molto senso. E dunque pur con i miei dubbi e il mio, spero non giustificato scettiscismo e soprattutto in ragione della stima che provo per il prof. Cavicchi (secondo me rara testa pensante in sanità) sarei comunque per tentare. La partita è troppo importante per darla persa anzitempo. Se l’articolo 32 è stato parzialmente svuotato ed è diventato un “mezzo diritto” in qualche maniera dobbiamo trovare il modo per ricostruirlo.
Giancarlo Pizza
già Presidente OMCeO
Provincia di Bologna