Gentile Direttore,
in questi giorni ho letto con interesse quanto pubblicato da Quotidiano Sanità relativamente agli Stati Generali della Prevenzione che si sono tenuti a Napoli il 16 e 17 giugno. Per il settore odontoiatrico, le giornate napoletane, visti gli obiettivi proposti – condividere esperienze, strategie e visioni e delineare scenari innovativi e sostenibili volti a rafforzare l’azione di prevenzione – avrebbero potuto rappresentare una opportunità da cogliere, data la valenza della salute orale per il benessere della persona.
Sull’argomento l’Associazione Nazionale Dentisti Italiani riporta la sintesi dell’intervento del Presidente Ghirlanda, ospite del panel 5 degli Stati dedicato a “La prevenzione nel rafforzamento dell’assistenza territoriale”: … è necessario perseguire le buone abitudini e affinché questo avvenga c’è bisogno di trasversalità, c’è bisogno di collaborazione con la popolazione, con i medici di famiglia, con i pediatri di libera scelta. Citando poi i 45 anni del Mese della Prevenzione Dentale promosso da ANDI e Mentadent, Ghirlanda ricorda che “nel 1980 un bambino di 12 anni aveva in media 10 denti cariati, oggi siamo a meno di uno” (andi.it).
Da questa affermazione sembra di capire che il problema della prevenzione delle patologie del cavo orale in età evolutiva è affrontato, e apparentemente risolto, dall’odontoiatria privata. Il fatto poi che l’odontoiatria pubblica, alla quale i LEA affidano i programmi di tutela della salute odontoiatrica in età evolutiva (0-14) non venga citata nel dibattito inerente La prevenzione nel rafforzamento dell’assistenza territoriale lascia spazio a dubbie interpretazioni.
Quali sono oggi i dati di prevalenza della carie nei soggetti in età evolutiva? I dati pubblicati non sono molti.
Il Ministero della salute, nelle Linee guida nazionali per la promozione della salute orale e la prevenzione delle patologie orali in età evolutiva del 2013, riprende i dati già pubblicati dal prof. Campus nel 2009: la malattia cariosa interessa il 43.1% dei ragazzi di 12 anni. In una Indagine Epidemiologica Nazionale del 2017, il dato peggiora considerato che solo il 30,45% dei dodicenni era caries free. A fronte di tali dati gli Autori dell’Indagine – Campus, Cocco, Strohmenger, Cagetti – sottolineavano la necessità di migliorare la consapevolezza e la conoscenza riguardo alle buone pratiche di salute orale e di attuare programmi di prevenzione e accesso ai servizi odontoiatrici per bambini provenienti da contesti socioeconomici svantaggiati.
Le condizioni di salute orale della popolazione italiana e lo stato dell’arte sull’odontoiatria pubblica trovano puntuale menzione nel documento ministeriale del 2022 “Revisione dell’accesso alle cure odontoiatriche nel SSN” (salute.gov.it).
Nel documento, facendo riferimento alla prevenzione, si afferma che “l’assistenza odontoiatrica pubblica è di fatto un servizio del tutto o quasi escluso dai LEA per gran parte della popolazione. Nonostante una delle condizioni di erogabilità riguardi proprio i programmi di tutela della salute odontoiatrica in età evolutiva (0-14) anni, i trattamenti specifici dell’età pediatrica sono tra quelli meno frequenti. Ancora oggi, oltre ad una generalizzata carenza di programmi di promozione della salute orale, sono pochi i cittadini che, pur avendone diritto, sono a conoscenza della sussistenza dei LEA odontoiatrici. Occorrerebbe dunque, una maggior campagna di comunicazione e di sensibilizzazione delle categorie più fragili”.
Quest’ultima affermazione è in linea con i contenuti del Decalogo della Prevenzione, documento degli Stati generali, laddove si afferma che “senza una forte consapevolezza diffusa, nessuna politica di prevenzione può realmente decollare”. L’auspicio è di una “comunicazione e coinvolgimento attivo dei cittadini”.
Negli Stati Generali si afferma ancora che la “Prevenzione è un investimento fondamentale per le persone, la sostenibilità del SSN, la crescita economica del Paese. Tali aspetti sono validi anche per la prevenzione della salute orale.
Ora, volendo fare i conti con diversi aspetti:
– i dati di prevalenza della carie in età evolutiva (60 % a 12 anni),
– il tasso di prestazioni dell’odontoiatria pubblica sul totale delle prestazioni erogate (5%),
– il totale della spesa privata odontoiatrica delle famiglie annua sopra i 10 miliardi di €, contro una spesa pubblica del SSN di soli 85 milioni,
– l’incidenza media di povertà assoluta pari al 10 % delle famiglie,
– le manifeste diseguaglianze socio-economiche, demografiche e geografiche,
rimane da chiedersi se non sia arrivato il momento di scelte responsabili.
Il documento ministeriale del 2022 suggerisce “Possibili scenari di espansione della copertura pubblica per l’assistenza odontoiatrica” – allargamento ed estensione degli attuali criteri e condizioni di erogabilità previste dai LEA per l’accesso alle prestazioni – che non sembrano rispondere ai principi di universalità, equità e sostenibilità richiesti dal SSN.
Scenari di espansione di un qualche cosa che già ora, per quanto limitato, non è garantito, ma soprattutto che, ancora una volta, tali proposte si focalizzano sull’assistenza e non sulla prevenzione senza considerare che l’unico “investimento strategico per costruire sostenibilità per il SSN, generare risparmi, guadagni in salute e produttività è investire in prevenzione, come indicato nel Decalogo della Prevenzione.
Nell’intervento agli Stati Generali il Presidente Ghirlanda ha ribadito come “il problema principale sia la sostenibilità economica della spesa odontoiatrica, con la consapevolezza di aver già avviato con questo Governo una serie di attività e di riforme, una fra tutte quella che ha permesso agli Odontoiatri di entrare nel servizio sanitario nazionale e lavorare all’interno di strutture ambulatoriali pubbliche, consentendo una maggiore possibilità di intervento rispetto alle esigenze della popolazione”.
La discussione della riforma che ha stabilito, nel 2023, nuove “Disposizioni in materia di accesso ai concorsi pubblici per dirigente medico odontoiatra e alle funzioni di specialista odontoiatra ambulatoriale del Servizio sanitario nazionale” (art.15 del D.L. 34/2023), aveva trovato avvio nel settembre 2018 in seno al Gruppo tecnico in materia di odontoiatria del Ministero della Salute (GTO) grazie all’interessamento dei rappresentanti dell’Associazione Nazionale Primari Ospedalieri (ANPO) i quali, nella seduta del novembre successivo, avevano presentato una dettagliata relazione.
Un altro documento – Indicazioni per la presa in carico odontostomatologica del paziente pediatrico nel Servizio Sanitario Nazionale – rilevante in tema di prevenzione, era stato proposto dai rappresentati ANPO al GTO nel novembre 2019 per la successiva discussione in calendario nella prima seduta del 2020.
Tale discussione non è mai avvenuta in quanto il GTO non è stato più riconvocato e sostituito successivamente con il Tavolo tecnico del Ministero della Salute, volto alla formazione, ricerca e programmazione dell’attività odontoiatrica.
Dr. Fulvio Campolongo
già Componente del Gruppo tecnico in materia di odontoiatria del Ministero della Salute
Presidente Associazione Nazionale Primari Ospedalieri della provincia di Trento