Un futuro più sicuro per tutti

Un futuro più sicuro per tutti

Un futuro più sicuro per tutti

Gentile Direttore,
“Tutti eroi!! O il Piave, o tutti accoppati!”. Questa scritta, tracciata con vernice nera su una casa distrutta a San Biagio a Callalta (Treviso), fu dipinta dalla mano ignota di un militare italiano nei giorni della Battaglia del Solstizio, uno scontro decisivo della Prima Guerra Mondiale. Finita la guerra a quegli eroi (quelli usciti vivi dal conflitto) venne dato un vestito di panno, qualche soldo, ed un futuro precario e, 50 anni dopo, il “Cavalierato di Vittorio Veneto” ai sopravvissuti.
 
Parto da questo aggancio storico che mi ha stimolato la frequente, ma anche non opportuna, definizione di eroi per gli operatori della Sanità, in prima linea in queste settimane drammatiche.
Certamente, analizzare ora le conseguenze di anni di impoverimento della Sanità nazionale può apparire non opportuno. Eppure, è solo dagli errori che possiamo apprendere le vie del recupero e del ritorno alla buona gestione.
 
Oggi sono ben altre le urgenze immediate e attualissime: dalla necessità di disporre di DPI in misura e qualità adeguate (ed è incredibile, assurdo che una ‘’potenza industriale del G7’’ non sia stata in grado di risolvere la cosa in fretta, con provvedimenti da stato d’emergenza: tornando alla Storia, un leader come Churchill avrebbe provvisoriamente nazionalizzato cinque o sei industrie, obbligandole a produrre DPI a ciclo continuo, a tutela dei suoi professionisti), alla dotazione di personale, che adesso deve essere assunto in misura utile ad assicurare livelli di assistenza e cura indispensabili, in questo contesto difficilissimo.
 
Sento il bisogno di scrivere qualche parola, su una situazione che per tanti ha chiarito il ruolo fondamentale degli infermieri in Italia, ma che non ha, in fondo, aggiunto nulla di nuovo a chi aveva contezza del peso della professione nel Sistema sanitario d’Italia, e dei limiti di gestione generale.
 
Per anni, per decenni ormai, abbiamo spiegato a tutti gli interlocutori possibili il bisogno di avere in servizio un numero di infermieri adeguato, ed esperto, con il ripristino di dotazione giuste e il riconoscimento di funzioni speciali: sia di fatto, sia economico contrattuale.
 
Non lo ha fatto, naturalmente, solo questo periferico Ordine degli infermieri spezzino ma, a livello nazionale lo hanno segnalato sigle, apparati, movimenti, associazioni, sia professionali sia a tutela dei servizi, quindi dei cittadini: tutti piuttosto inascoltati.
 
Nel nostro caso, un conto era dirlo con una pur convinta valutazione ‘’sul campo’’; altro fu apprendere e divulgare i dati di ricerche scientifiche, come RN4CAST, ricerca internazionale sull’effetto del rapporto numerico pazienti/infermieri in corsia, che già da tempo dimostrava, dati alla mano, cosa accade quando un infermiere non si presenta in servizio ed al suo posto non va nessuno, o va un collega poco esperto…ma, nei confronti di queste ‘’grida’’ (riprese da Università come quella di Genova) si è ritenuto che fossero urla interessate, o solo annunci ''di parte''.

Erano invece veri allarmi internazionali, basati su rilevazioni elaborate da terzi, estranei alle rivalse della professione; a pochi venne il dubbio che queste lamentele puntavano soprattutto ad una maggior sicurezza per i cittadini, spero: perché -altrimenti- oggi che cosa dovremmo pensare?
Citare adesso i dati ‘’storici’’ sulle tante infezioni nosocomiali, oppure i crescenti casi di ‘’cure mancate’’ per la difficoltà a rispettare linee guida e procedure, in assenza di personale formato o nei numeri corretti, in tempi, per così dire, ‘’di pace’’ è quasi ironico, e conferma che eravamo già in marcata sofferenza prima di questo disastro.

Per anni abbiamo chiesto di introdurre l’Infermiere di Famiglia e Comunità, che oggi rivestirebbe un ruolo determinante, decisivo  nella gestione di quei malati colpiti da Covid19 ancora in grado di restare al proprio domicilio, evitando di appesantire i già disastrati ospedali.
L’infermiere del territorio dovrebbe avere ovunque questo ruolo attivo e principale, se esistesse una cultura del settore: e non sostare negli ambulatori del MMG, come sabato è stato richiesto dal sindaco di un Comune dello Spezzino, sottraendo forze all’assistenza diretta per ‘’osservare’’ un medico che fa una visita (appunto) medica, senza alcuna indagine strumentale, senza alcuna manovra invasiva, chiedendo cioè di esporre (inutilmente) un secondo operatore al rischio contagio: ma a quale scopo? Per quale finalità assistenziale?!

Quando abbiamo denunciato che i concorsi erano troppo pochi e troppo partecipati, con la conseguenza che centinaia di vincitori degli stessi cercavano (legittimamente, sia chiaro!) di ritornare a casa il prima possibile, dopo aver vinto a centinaia di chilometri di distanza, eravamo nel giusto.
La conferma l’abbiamo oggi, con alcune Regioni che richiamano i loro idonei nelle graduatorie attive di concorsi recenti, rubandoli letteralmente ad altre realtà dove hanno, con la loro partenza, lasciato vuoti difficilmente colmabili.

Un governo ‘’centrale’’ (a livello ministeriale, ad esempio) avrebbe dovuto da anni imporre a tutte le Regioni un concorso nello stesso giorno, calibrando i posti in base alle esigenze delle singole realtà, evitando viaggi della speranza obbligati da chi cerca, giustamente ‘’un posto al sole’’ professionale, ed eventualmente riservando ulteriori concorsi per eventuali urgenti e nuove necessità locali.

Blocco del turn over, blocco delle pensioni e – appunto- dei concorsi hanno innalzato a cifre imbarazzanti l’età media di questi ‘’eroi’’, di ogni qualifica: adesso si chiede a persone con 40 anni di servizio, e 60 anagrafici, di turnare sulle 12 ore, o di ripetere la notte,e si sbatte contro la assurdità delle decisioni del recente passato.

Delle due l’una: o si vuole fare della Sanità un servizio virtuoso ed efficace, e allora si dovrà ricordare che di questi ‘’eroi’’ c’è un bisogno quotidiano, incluso quello notturno e festivo (Natale, Pasqua, Ferragosto compresi) con ‘’disagi speciali’’ che andrebbero fortemente riconosciuti anche a livello economico e contrattuale; ‘’eroi’’ necessari in numero e formazione adeguati, anche quando il Covid19 (spero presto) si leverà dalla scena; oppure continueremo a rincorrere emergenze, allarmi e disastri con pezze più o meno valide, e più o meno robuste: ma a prezzi carissimi.
Chiudo con un pensiero di grande cordoglio per coloro che sono morti, fra i sanitari, in questi giorni drammatici, nella speranza che di loro, e soprattutto verso le loro famiglie resti, insieme, il ricordo ed un tangibile riconoscimento, rivolto a chi hanno lasciato nel dolore, e nello smarrimento del distacco.

Francesco Falli
Vice Presidente OPI La Spezia

Francesco Falli

07 Aprile 2020

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