Fisiatri: “Criticità sullo studio dell’accesso diretto alle prestazioni di fisioterapia di Gimbe”
Sias (ANF Liguria): “La ricerca non può escludere il ruolo del fisiatra nella presa in carico dei pazienti. Inoltre il numero dei casi presi in considerazione per lo studio è esiguo (30); non si può pensare di utilizzare questi dati per sovvertire un consolidato modus operandi dettato da normative nazionali. Auspichiamo che la Fondazione Gimbe stessa divulghi il nostro ruolo di medici Fisiatri, nell’interesse degli Assistiti”.
03 MAR - Il
lavoro pubblicato dalla Fondazione GIMBE nel Novembre 2024 riguardo allo studio finanziato dall’Ordine dei Fisioterapisti del Piemonte e della Valle d’Aosta dal titolo “Accesso diretto alle prestazioni di fisioterapia. Evidenze scientifiche e riferimenti normativi” fa scaturire perplessità e criticità che vengono sollevate dall’associazione nazionale Associazione Nazionale Fisiatri (ANF).
“La ricerca oggetto dello studio – spiega a
Quotidiano Sanità la segretaria regionale dell’associazione nazionale Fisiatri (ANF) della Liguria,
Nicoletta Sias, fisiatra nonché specialista in medicina del lavoro - ha proposto di valutare l’opportunità per i cittadini di accedere alle cure fisioterapiche in tempi più brevi attraverso la semplice prescrizione del Medico di Medicina Generale, del Pediatra di Libera Scelta o dello Specialista, al fine di migliorare, secondo gli autori dello studio, la presa in carico dei pazienti, ridurre le liste di attesa e anticipare l’avvio dei percorsi di fisioterapia. Questo lavoro, che ha trovato l’attenzione dalla Fondazione Gimbe che ne ha curato la pubblicazione, ci appare in realtà tendenzioso e fuorviante”.
“Spiego le motivazioni dell’osservazione che ho appena fatto e che trovano condivisione con i miei colleghi dell’ANF – prosegue Sias -. Basta leggere il documento per realizzare che mancano sia le evidenze scientifiche sia i riferimenti normativi che il lavoro pubblicato avrebbe l’ambizione di presentare a supporto di una proposta che riteniamo tanto inutile, quanto pericolosa per l’utenza. La principale distorsione consiste infatti nel presentare conclusioni, in merito all’efficacia e all’efficienza della presa in carico diretta da parte dei fisioterapisti, con riferimenti a modelli organizzativi che sono diversi dal nostro (modello medico-specialistico).
“Il ‘filtro medico’ presentato come pleonastico rispetto alla presa in carico riabilitativa diretta di un’utenza rappresentata solo ed esclusivamente da soggetti affetti da disturbi muscolo-scheletrici, di fatto, è quello del MMG e dell’ortopedico. Innanzitutto evidenzio che il numero dei casi presi in considerazione per l’attività di ricerca è esiguo (n. 30 quelli inclusi): troppo pochi per poter anche solo pensare di utilizzare questi dati per sovvertire un consolidato modus operandi dettato da normative nazionali, e che resiste, nonostante gli innumerevoli tentativi di boicottaggio. Oltretutto, in nessuno degli studi analizzati emerge l’esistenza della figura del medico specialista in Medicina Fisica e Riabilitazione”.
“Riteniamo scandalosamente fazioso il tentativo di supportare la proposta con ‘riferimenti normativi’ riconducibili al codice deontologico del Fisioterapista, con un approccio che tutto è, tranne che deontologico. Rispetto alla diagnosi, nel suddetto documento Gimbe è previsto che ‘nel caso di attività svolta in collaborazione con il medico, qualora risultino valutazioni discordanti, variazioni del quadro clinico e/o risposte non coerenti durante il trattamento, il fisioterapista, in accordo con la persona assistita informa il medico curante e si attiva per fornire allo stesso elementi utili sia per un eventuale approfondimento diagnostico, sia per la definizione di un più appropriato programma terapeutico’. Mi viene da dire… alla faccia dell’alleanza terapeutica e della sinergia tra operatori!”.
“Qui siamo al completo sovvertimento della deontologia di qualunque presa in carico, e non solo riabilitativa, laddove eventuali dubbi debbono necessariamente venire chiariti in primis tra operatori medici-sanitari, per poi essere successivamente condivisi con il paziente. Dunque, facendo passare per ‘rapporto dialettico con il medico’ la malsana e deliberata insinuazione del dubbio all’Assistito di essersi affidato nelle mani di professionisti incompetenti, si prosegue con il tentativo di voler ingerire anche rispetto alla prescrizione, per la quale si rileva dall'introduzione del documento pubblicato che “…la scelta delle modalità terapeutico-riabilitative viene fatta dal fisioterapista in funzione non solo del momento diagnostico-eziologico, di competenza del medico, ma anche della ‘valutazione funzionale’ che compete invece al fisioterapista. Di conseguenza, non è appropriato che la prescrizione dettagli le strategie terapeutiche da adottare, poiché questo confliggerebbe con l’autonomia professionale del fisioterapista stesso sancita dalle normative citate…”.
“In sostanza, il messaggio che la categoria vuole convogliare è: la diagnosi, seppure obtorto collo di competenza medica, può venire messa in discussione dal fisioterapista in qualunque momento del percorso - con la complicità dell’Assistito - ma guai se il medico si attribuisce il diritto di rilasciare la prescrizione terapeutico-riabilitativa. Proposta questa per noi inconsistente, inaccettabile. Ci si chiede dunque, siamo, o non siamo, in grado di riconoscere il valore della gerarchia normativa alla quale adeguare il nostro operato? Il rischio appare così un contesto di anarchia dove vince il più spregiudicato ma, soprattutto, soccombe il diritto alla tutela della salute”.
“Per fortuna, in Italia, il medico la cui funzione non si esaurisce con il momento diagnostico-eziologico e la prescrizione di terapia farmacologica e/o chirurgica, trovando la sua massima espressione nella ‘diagnosi funzionale’ e nei conseguenti provvedimenti terapeutico riabilitativi, esiste (ed è proprio questo che lo differenzia da tutti gli altri medici specialisti d’organo): è il medico specialista in Medicina Fisica e Riabilitazione. Auspichiamo dunque che la Fondazione GIMBE stessa che assume il ruolo di promotore della salute attraverso l’informazione scientifica, lo ricordi, nell’interesse degli Assistiti” – conclude Sias.
Elisabetta Caredda
03 marzo 2025
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