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Liste d’attesa. Omceo Milano: “Con i Nas la Regione abdica al suo ruolo”

Per l’Ordine dei medici, il protocollo firmato dalla Regione, che ricorrere alle forze dell’ordine per controllare le agende ospedaliere, “appare come un segno evidente di debolezza politica e di fallimento amministrativo”. Rischia, inoltre, di “fomentare l’odio dei cittadini” verso il personale sanitario. Rossi: “Prima si rifinanzi il sistema sanitario, si aumenti l’organico, si proteggano i medici dalle ingiuste accuse di malpractice e poi si facciano i controlli”.

07 MAG - “L’accordo firmato tra Regione Lombardia e i NAS per controllare le liste d’attesa in Lombardia a mio avviso non è una soluzione, poiché rischia di fomentare ulteriormente l’ingiusto atteggiamento negativo della popolazione verso i medici. Più che altro appare come il sintomo evidente di un’amministrazione che sembra non riuscire più a esercitare le proprie funzioni fondamentali”. Sono le parole di Roberto Carlo Rossi, presidente dell’Ordine dei Medici di Milano, a qualche giorno dalla firma del protocollo tra Regione e Carabinieri.

“Tutti guardiamo ai NAS come a Forze dell’Ordine serie e preparate, ma, a nostro avviso, delegare sistematicamente a loro i controlli sulle liste di attesa ed anche sull’entità delle prescrizioni e su molti altri aspetti della sanità lombarda – spiega Rossi – significa militarizzare la sanità lombarda ed ammettere che il sistema non regge: né sul piano delle risorse, né su quello della capacità di governo. La Regione, che dovrebbe definire le regole e i controlli (Si chiamava PAC – programmazione, acquisto, controllo), in sostanza, oggi dichiara implicitamente di non essere in grado di farlo”.

Il presidente lancia un allarme preciso: “Il rischio concreto, però – continua il presidente dell’Ordine dei Medici – è quello di spostare la ‘colpa’ e le attenzioni negative dei cittadini sui medici, ovvero su chi ogni giorno tiene in piedi ospedali e ambulatori in condizioni critiche. Si introducono concetti come ‘favoritismi’ e ‘ispezioni mirate’, si ‘punta il dito’. Sì, ma verso chi? Verso i primari? i medici? i reparti? Ma se ci sono singole situazioni da correggere, noi siamo in prima linea per farlo. Diverso, invece, gettare un’ombra sinistra su tutta la categoria: così saremmo di fronte ad un altro caso di caccia alle streghe, senza mai interrogarsi sul perché il sistema non funzioni”.

Peraltro, per l'Omceo di Milano, “è un déjà-vu pericoloso, già intravisto all’inizio degli anni Duemila con la vicenda delle presunte ‘iperprescrizioni’: si finisce per colpevolizzare chi lavora, anziché affrontare il problema alla radice. Il nodo resta sempre lo stesso: carenze strutturali, turn over bloccato, medici stremati e servizi definanziati”.

“Prima – precisa Rossi – si rifinanzi il Servizio Sanitario Nazionale. Prima si rafforzino gli organici dei reparti, si ritorni a finanziare la sanità pubblica, si facciano normative che li proteggano da cause legali infondate e si paghino adeguatamente i medici. Poi, certo, si facciano anche i controlli. Ma con strumenti tecnici, interni, trasparenti. Chiamare i carabinieri – conclude il presidente – a NOI non sembra un atto di rigore ma un atto di rinuncia; ed è anche un messaggio pericoloso che rischia di delegittimare chi cura e di fomentare ulteriormente gli atti di violenza contro la categoria”.

07 maggio 2025
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