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Lombardia. Riforma sanitaria, via libera del Consiglio alla quarta parte sui rapporti con l’Università

Riformulare la formazione degli specializzandi all’interno delle strutture sanitarie; definire un protocollo d'intesa per i rapporti tra Università e Servizio sanitario; regolare i rapporti con il personale universitario conciliando l'attività di formazione con quella di cura. Questi i temi al centro della quarta parte della riforma. Approvato senza il sostegno del Pd. Soddisfatto Gallera: “Valorizzato il ruolo degli specializzandi”.

28 NOV - Riformulare la disciplina della formazione degli specializzandi universitari in strutture sanitarie per consentire la graduale autonomia della loro attività in totale sicurezza e sotto sorveglianza. Definire il protocollo d'intesa che regola i rapporti tra le Università e il Servizio Sanitario Regionale. Regolare i rapporti con il personale universitario conciliando l'attività di formazione con quella di cura. Queste le finalità della quarta parte della riforma del sistema socio-sanitario della Regione Lombardia relativa al ruolo e al rapporto con le Università approvata oggi dal Consiglio Regionale.

Un via libera arrivato senza il sostegno del Pd. “Abbiamo espresso con coerenza un voto contrario perché anche questo provvedimento fa parte di una revisione complessiva del sistema sociosanitario affrontata, come il resto della riforma, in maniera spezzettata e disomogenea che non abbiamo condiviso sin dal 2015”, afferma Sara Valmaggi, che è anche vicepresidente del Consiglio regionale.

“Riconosciamo comunque – ha aggiunto Valmaggi - che questa norma fa un passo avanti perché finalmente dà gambe ad un protocollo del 2008 tra Regione Lombardia e Università che non era mai stato sinora applicato, tuttavia la maggioranza non ha saputo recepire nemmeno gli emendamenti migliorativi proposti dal Pd sul dispositivo, come per esempio l'emendamento che chiedeva una maggiore tutela per gli specializzandi delle professioni mediche”.
 
Soddisfatto l’assessore al Welfare, Giulio Gallera. “Con l’approvazione di questo progetto di legge aggiungiamo un altro tassello importante per il completamento della riforma sanitaria regionale. La creazione di una Rete regionale e la collaborazione tra Regione e le Università lombarde consentirà di assicurare percorsi formativi adeguati per professioni mediche e sanitarie, di incentivare lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione, e, soprattutto, di valorizzare il ruolo degli specializzandi”, ha commentato in una nota.

“L’attivazione di percorsi formativi anche sotto il profilo organizzativo e manageriale - ha concluso Gallera - permetterà, inoltre, la creazione di modelli per la presa in carico degli assistiti, in base a principi di appropriatezza clinica, efficacia e efficienza”.
 
Il Presidente della Commissione Sanità e Politiche sociali del Pirellone, Fabio Rolfi, commenta: “Nello specifico la legge odierna disciplina i rapporti fra mondo sanitario e università, innovando in profondità la normativa vigente su aspetti molto importanti. In primis si pongono le basi per la costruzione delle reti universitarie, finalizzate a dare uniformità di opportunità di formazione e di esercizio per gli specializzandi. In secondo luogo abbiamo voluto sancire la possibilità di dare agli stessi specializzandi, che operano nei reparti dei nostri ospedali, maggiore autonomia progressiva. Si tratta di due punti importanti, che caratterizzano una legge, frutto di un lavoro intenso in Commissione, che rappresenta un’opportunità importante, specialmente per la nostra Università di Brescia, che da oggi ha la possibilità di costruire una rete formale con i territori di Cremona e Mantova, diventando di fatto sempre più punto di riferimento per la Lombardia orientale”.

“In questo senso – per Rolfi - va sottolineato come la definizione geografica delle reti spetterà alla Giunta; è mia intenzione presidiare questo passaggio, affinché l’opportunità contenuta nella legge venga effettivamente colta, per dare anche formalmente alla nostra facoltà un ambito di lavoro ampio, potendo contare su più sedi ospedaliere e quindi più luoghi di formazione sul campo per gli studenti di specializzazione”.

Il presidente del Commissione salute evidenzia come “restano sul tavolo dei nodi importanti da sciogliere, che però sono di carattere nazionale. In primo luogo l’insufficiente numero di borse per specializzandi e di formazione post-universitaria, riconosciute alla Lombardia, integrate in questi anni da un numero crescente di borse regionali. Per dare una cifra, la Regione è arrivata ad offrirne 50, partendo da 30. Su questo punto occorre pretendere più autonomia e non a caso la programmazione delle borse di studio è proprio uno dei punti inseriti nella trattativa che stiamo portando avanti con lo Stato centrale a seguito del referendum. Altra questione di carattere nazionale è proprio quella concernente l’inadeguatezza normativa sull’autonomia progressiva degli specializzandi, sulla quale con questa legge abbiamo voluto mettere un po’ di ordine nell’ambito comunque di norme statali che ancora oggi risultano discriminanti e andrebbero riviste”.

28 novembre 2017
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