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Cannabis terapeutica. In Lombardia è caos

14 GEN - Gentile Direttore,
dal 1 gennaio 2020 sono entrate in vigore le nuove regole prescrittive regionali lombarde sulla Cannabis Terapeutica che con la circolare n° 41027/2019 prevedono che “in considerazione della necessità di rendere univoche le indicazioni per l’allestimento galenico dell’oleolita di cannabis, la posologia prescritta dovrà ricomprendere il dosaggio espresso in milligrammi  di THC o di CBD” in uso quotidiano. A prescindere dalla valenza scientifica di tale dato in relazione alla complessità del fitocomplesso del quale comunque certamente THC e CBD sono fra i principi attivi principali (non si prescrivono THC o di CBD puri che infatti da soli nei pochi studi disponibili non hanno mostrato di per sé valenza terapeutica adeguata), tale circolare sta purtroppo generando una problematica burocratica concreta.  
 
Infatti in questi giorni, negli ambulatori di Terapia del Dolore e di Cure Palliative si stanno presentando, fuori appuntamento ed in urgenza,
molti pazienti che nonostante siano in possesso di piani terapeutici semestrali per la Cannabis terapeutica di per sé pienamente validi ed ancora in vigore in quanto correttamente emessi secondo le regole che erano in vigore sino al 31/12/2019, comunicano che le loro “ricette rosse” emesse dai rispettivi MMG in piena ottemperanza agli stessi piani terapeutici erogati nel 2019, NON vengono ritenute più valide dal farmacista che rifiuta di accettarle, poichè si trova inevitabilmente a dover applicare la circolare sopra indicata in vigore dal 01/01/2020.
 
Eppure tale circolare non pare affatto che abbia automaticamente reso nulli tutti i numerosissimi piani terapeutici emessi in tutta la Lombardia dai centri di Terapia del Dolore e Cure Palliative (oltre che dagli altri erogatori abilitati dalla normativa), ma peraltro non ha neanche specificato che tali piani conservavano la loro regolare validità sino ad esaurimento del loro periodo di validità semestrale.
 
In assenza di un correttivo chiarificatore, si rischia quindi che in questi giorni di inizio anno si generi un possibile disservizio ai cittadini sofferenti che, concretamente, si vedono rifiutate regolari prescrizioni per la  fornitura del preparato ad uso mensile che usano essenzialmente per controllare dolori refrattari a tutte le altre terapia già utilizzate.

Tali pazienti poi inevitabilmente si riversano sugli ambulatori di Terapia del Dolore e di Cure Palliative fuori appuntamento, generando quindi il rischio di un comprensibile importante disservizio nel SSR ove tali ambulatori, già in misura ridotta anche per al carenza di personale medico dedicato,  potrebbero non riuscire ad ottemperare al rifacimento di tutti i piani terapeutici come pare richiedere l’interpretazione corrente di questa empassse burocratica e contemporaneamente erogare il servizio ordinario ai pazienti sofferenti  che quotidianamente già affollano gli  ambulatori stessi.
 
Sarebbe auspicabile un urgente chiarimento da parte degli organismi competenti, magari con una circolare ad hoc che potrebbe rendere chiara la piena validità dei piani terapeutici emessi nel 2019, consentendo quindi al farmacista, senza potenziale violazione di norme (la stessa Federfarma esigerebbe ora il cambio delle prescrizioni per poterle accettare) di accogliere ancora le prescrizioni sui ricettario regionale emesse secondo le vecchie regole, magari per i primi 6 mesi dell’anno 2020, evitando in tal modo importanti disservizi a pazienti già sofferenti.  
 
Marco Ceresa
Medico operante in Cure Palliative e Terapia del Dolore


14 gennaio 2020
© Riproduzione riservata

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