Regioni e Asl - Lazio
Medicina generale. Il presidente della Regione Lazio si schiera per la dipendenza, Rocca: “Sì alla riforma, troppe difficoltà per i cittadini. Se una periferia è sguarnita devo poterla coprire”
"Come capo di una Regione voglio poter decidere dove e per quante ore i medici di famiglia devono prestare servizio visto che è da qui che escono i soldi per pagarli in base al servizio prestato per il sistema pubblico. Devo avere la completa disponibilità di gestirli".
Così il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, in un'intervista al Corriere della Sera, si schiera per la dipendenza dei medici di medicina generale auspicando una rapida approvazione di una riforma ancora discussa in forma di "bozza grezza".
"Abbiamo avviato un lavoro informale per arrivare a un testo da discutere, una volta pronto e concordato fra noi, in sede di Conferenza delle Regioni - spiega -. La volontà comune, da parte delle venti Regioni, e dico 20, è di accelerare i tempi di una riforma ineludibile. I cittadini ci scrivono per segnalarci difficoltà nel trovare lo studio aperto o per farsi inviare le prescrizioni per l'acquisto di farmaci. E non parliamo di quello che succede di sabato e domenica. Al Pronto soccorso c'è la ressa, gente che non ha trovato alternative sul territorio. Non dovrebbero essere loro a fare da filtro?".
Quanto alla convenzione siglata lo scorso aprile: "Non basta. Dobbiamo poter disporre dell'intero numero di ore, come succede per i dirigenti ospedalieri. Così come è congegnato il sistema non regge. Se un quartiere della periferia romana, poco ambito, resta sguarnito del medico andato in pensione, vorrei poterne disporne la sostituzione. Il cittadino pretende risposte. Non voglio essere ostaggio di persone che pongono paletti - sottolinea Rocca -. L'accordo esistente deve essere poi declinato sul territorio dalle Regioni. E ci troviamo a dover contrattare tutto. Se vogliamo che il medico partecipi alla campagna antinfluenzale dobbiamo prevedere circa 6 euro in più a paziente. E non tutti i dottori accettano di aderire. È un continuo negoziare". E tutto questo nonostante la sanità spenda "quattro miliardi e 200 milioni a livello nazionale per pagarli".
"La vera privatizzazione- conclude - è quella che stanno progettando con l'Enpam, il loro ente previdenziale, proprietario di immobili, e non mi faccia aggiungere altro".