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Perché l’approccio alla sanità della Giunta di centrodestra delle Marche è ormai un problema nazionale

25 LUG - Gentile Direttore,
quello che sta avvenendo con il nuovo Piano Socio Sanitario Regionale (PSSR) 2023-2025 delle Marche merita di diventare un caso nazionale. Questo Piano, infatti, è un inno ad un approccio populista al governo della sanità che qualora si diffondesse nelle altre Regioni darebbe un ulteriore scrollone al nostro Servizio Sanitario Nazionale che già traballa abbondantemente. Il PSSR delle Marche (d’ora in poi solo PSSR) merita di diventare un caso di studio perché consente di enucleare in una forma purissima gli elementi caratterizzanti un approccio populista al governo della sanità. Ecco quelli che io ho da dilettante identificato:

• la irrilevanza dei riferimenti normativi: il DM 70 in pratica non esiste e quindi diventano possibili gli ospedali di area disagiata poco distanti dagli ospedali di primo livello, una rete ospedaliera che eccede tutti i parametri che si riferiscono al rapporto tra discipline e rispettivi bacini di utenza (quattordici terapie intensive dove ce ne starebbero dieci ad esempio), la osservazione breve non intensiva e il Pronto Soccorso negli Ospedali di Comunità. In questo modo anche il DM 77 diventa irrilevante perché se non esiste il DM 70 non può esistere nemmeno il 77;

• il programma elettorale che diventa il riferimento “normativo” più importante: se una cosa è scritta lì si fa o meglio si promette;

• la indifferenza rispetto ai vincoli economici e di personale: tutto ciò che viene chiesto e porta consenso viene recepito a prescindere dalla effettiva possibilità di realizzarlo;

• l’assoluto prevalere delle aspettative dei cittadini rispetto alle indicazioni (eventuali) dei tecnici: se la normativa non conta e non contano i vincoli economici e di personale alla competenza dei tecnici si sostituisce la “sensibilità” dei politici nel raccogliere e interpretare i desiderata dei territori;

• il confidare nella filiera istituzionale: chi governa a Roma è con noi e in qualche modo ci aiuterà;

• il rifiuto delle scelte a favore delle promesse che nello stile populista vanno bene sia quando stai all’opposizione che quando governi.

Purtroppo il governo populista della sanità trova molte complicità soprattutto nella Università e tra i medici e nella assenza di un controllo centrale. A quest’ultimo proposito vale la pena di tornare ancora sulla vicenda sempre più grottesca del Tavolo sul Dm 70 e sul Dm 77 arrivato, pare, a 76 componenti. Leggo nel sito della FNOFI (Federazione Nazionale Ordine dei Fisioterapisti) che c’è stata la suddivisione in gruppi di lavoro su 5 aree con le Federazioni ordinistiche chiamate a lavorare su requisiti organizzativi e competenze. Leggo inoltre che “L’output finale del lavoro, previsto per fine ottobre, sarà un Libro bianco sull’integrazione delle cure nel SSN da sottoporre all’attenzione del Ministro, così da consentire eventuali interventi legislativi che già in fase di finanziaria potrebbero essere portati all’attenzione del Parlamento”.

Trovo sorprendente che questo percorso trovi il consenso dei professionisti e anche il supporto convinto di esperti come Saverio Proia che ieri su Qs ha salutato con favore il raggiungimento di una rappresentanza quasi completa di tutti gli stakeholder nel Tavolo. Quando questo avrà fatto il suo lavoro la programmazione ospedaliera dissennata che il vuoto di riferimenti sta consentendo avrà trovato espressione in atti regionali e Aziendali su cui sarà difficile intervenire. Certo sarà troppo tardi per le Marche. In modo sommesso sottolineo il rischio che anche l’approccio alla base della revisione del Dm 70 e del Dm 77 finisca per avere un connotato di populismo: coinvolgere tutti in decisioni e scelte che qualcuno dovrebbe essere già in grado di fare tant’è che una revisione del DM 70 circolava già poco meno di due anni fa.

Claudio Maria Maffei

25 luglio 2023
© Riproduzione riservata

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