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Nasce anche in Piemonte l’Alleanza contro il tumore ovarico

L’associazione, che aderisce alla rete Acto già presente a Milano, Roma e Bari, svolgerà attività di informazione sulla malattia, offrirà servizi complementari a pazienti e familiari; inoltre si impegna a sostenere la ricerca scientifica, promuovere la diagnosi precoce, l’accesso a cure di qualità e la diffusione di programmi di screening.

24 GEN - Ogni anno, in Piemonte e Valle d’Aosta 420 donne ricevono una diagnosi di tumore ovarico, il 75% delle quali in stadio avanzato con rischio di recidiva nel 60 per cento dei casi e tasso di sopravvivenza a 5 anni non superiore al 40%.
Le circa duemila donne che nella Regione stanno affrontando questa neoplasia potranno contare Acto Piemonte, associazione che si propone come punto di riferimento regionale per tutte le pazienti.

L’associazione, che aderisce alla rete Acto (Alleanza contro il tumore ovarico) già presente a Milano, Roma e Bari, svolgerà attività di informazione sulla malattia, offrirà servizi complementari a pazienti e familiari; inoltre si impegna a sostenere la ricerca scientifica, promuovere la diagnosi precoce, l’accesso a cure di qualità e la diffusione di programmi di screening.

“Acto Piemonte è un’iniziativa che nasce dall’esperienza di un gruppo di pazienti e di medici oncologi consapevoli dello sconcerto che una diagnosi di tumore ovarico provoca nelle donne e desiderosi di aiutare tutte le donne che in Piemonte stanno affrontando o affronteranno il difficile percorso di questa malattia”, ha detto Alice Tudisco, fondatrice e presidente di Acto Piemonte nel corso della presentazione pubblica tenutasi presso l’Ospedale Sant’Anna di Torino. “Acto Piemonte intende sostenere tutte le pazienti e i loro familiari con informazioni chiare e complete sulla malattia, sulla diagnosi e sulla terapia, orientandole verso i centri di cura specializzati e aiutandole a superare i momenti di grande dubbio, incertezza e paura che accompagnano la diagnosi di questa neoplasia”.

“Ho scelto di partecipare alla costituzione di Acto Piemonte perché credo che solo l’alleanza fra sanitari e pazienti possa permettere di vincere il tumore ovarico e cambiare il futuro delle donne che ne sono colpite”, ha dichiarato Elisa Picardo, vicepresidente di Acto Piemonte. “Come medico oncologo non mi accontento di fornire alle mie pazienti le cure migliori. Per me essere medico significa prendersi cura della persona nella sua totalità, cioè cercare di curare i sintomi non solo fisici ma anche psichici della malattia e fornire le giuste informazioni per conoscere in modo appropriato la malattia e il suo evolversi”.

“Acto sarà direttamente coinvolta nella redazione/revisione dei Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali dei Centri di Riferimento attivati in Piemonte e Valle d'Aosta diventando attore e non semplice spettatore”, ha anticipato Paolo Zola, responsabile del Gruppo di Ginecologia Oncologica della Città della Salute di Torino e presidente del Comitato Scientifico di Acto Piemonte. “Oggi alle pazienti  affette da tumore ovarico la Regione offre 39 Centri di Accoglienza e 6 Centri di riferimento dislocati a Cuneo, Mondovì, Torino, Novara, Asti e Alessandria. In questi centri le pazienti seguono percorsi diagnostico terapeutici personalizzati e ricevono una assistenza multidisciplinare in linea con le più avanzate strategie di trattamento”.

A tal proposito, ha affermato Oscar Bertetto, direttore della Rete Oncologica Piemonte Valle d’Aosta: “La Regione Piemonte ha adottato due anni fa una coraggiosa delibera con cui ha individuato i Centri di riferimento per ciascuna patologia tumorale, compreso il carcinoma ovarico e le altre neoplasie ginecologiche, basandosi sulla esperienza dei professionisti che vi operano, il numero dei casi seguiti, la presenza delle appropriate tecnologie, un modello organizzativo che prevede la presa in carico globale della paziente sin dall'inizio del percorso di cura e i trattamenti affrontati con un approccio interdisciplinare. La garanzia della qualità dei servizi offerti è data da un monitoraggio con precisi indicatori raccolti sistematicamente e con interventi di audit per migliorare le prestazioni dei centri in cui si sia registrato uno scostamento negativo rispetto ai risultati attesi”, ha concluso.
 

24 gennaio 2018
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