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Embolia Polmonare. Alla Asl di Biella un percorso multidisciplinare per seguire il paziente

I pazienti colpiti da embolia polmonare, dopo aver superato la fase acuta, vengono presi in carico da un ambulatorio. L'obiettivo è quello di monitorare i pazienti in modo costante e metodico, costruendo per loro percorsi di trattamento dedicati. Inoltre punta a identificare fattori di rischio, congeniti e acquisiti, che sostengono la patologia e possono dare vita a complicanze.

23 FEB - La Cardiologia dell'Asl di Biella ha attivato un ambulatorio per seguire i pazienti colpiti da embolia polmonare che, dopo aver superato la fase acuta, necessitano di controlli specifici a distanza di tempo. L'obiettivo è quello di monitorare i pazienti in modo costante e metodico, costruendo per loro percorsi di trattamento dedicati. Inoltre punta a identificare fattori di rischio, congeniti e acquisiti, che sostengono la patologia e possono dare vita a complicanze.

In alcuni casi, infatti, l'embolia polmonare può evolvere in una forma particolare di ipertensione polmonare denominata ipertensione polmonare cronica tromboembolica. Un quadro clinico di questa natura, una volta identificato, richiede un trattamento chirurgico e per tale motivo il paziente viene inviato presso la Chirurgia trapiantologica cardiopolmonare del Policlinico San Matteo di Pavia dove approda l’80 per cento della casistica nazionale  dei pazienti affetti da questa forma specifica.

Il percorso prevede che dopo il trattamento della fase acuta, il paziente venga dimesso con un programma di follow up che prevede un primo controllo cardiologico a 60 giorni dall'evento acuto. Il percorso, dunque, vede la Cardiologia come il collettore a cui vengono indirizzati anche i pazienti provenienti dai reparti di medicina interna, pneumologia, medicina d'urgenza. Sono, infatti, queste le principali specialità - parte attiva del percorso -  che possono ritrovarsi a gestire situazioni complesse di embolia polmonare.

Gli approfondimenti richiedono un lavoro di équipe multidisciplinare che coinvolge anche il reparto di ematologia alla ricerca di possibili alterazioni nella coagulazione che a volte rimangono silenti a lungo, ma possono poi sfociare in un'embolia acuta o in un tromboembolismo venoso.

23 febbraio 2018
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