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Scuole di specializzazione. Omceo Piemonte: “La burocrazia batte anche l’emergenza Covid”

Gli Ordini dei medici piemontesi contro l’ennesimo stop alle assegnazioni dei posti nelle scuole di specializzazione. Solo in Piemonte sarebbero 1.175 i medici coinvolti da questo stallo. Per il presidente dell’Omceo Torino, Guido Giustetto, si tratta di “una vicenda purtroppo esemplare per comprendere l’improvvisazione e la poca cura con cui in tutti questi anni è stato trattato il tema delle specializzazioni in medicina”.

07 DIC - L’emergenza Covid ha reso evidente la necessità che il servizio sanitario nazionale si doti di un maggior numero di medici: durante il picco delle due ondate vissute finora, in Piemonte come nel resto d’Italia, è emerso chiaramente come sia la rete ospedaliera sia la medicina territoriale soffrano pesantemente di una carenza di personale dovuta a decenni di riduzione delle risorse e pericolosa sottovalutazione del problema. “Eppure, persino in un momento simile, da mesi migliaia di giovani medici aspettano di poter entrare nei corsi di specializzazione, bloccati dalla burocrazia e dalla disorganizzazione. Solo in Piemonte, secondo i dati dell’associazione Als - Liberi Specializzandi, sono 1.175 i medici “sospesi” da settembre in attesa di conoscere il loro destino, 731 in provincia di Torino”. Così gli Omceo Piemontesi commentano, in una nota congiunta, l’ennesimo stop alle assegnazioni dei posti nelle scuole di specializzazione.

Sono in tutto 23.756 i medici in Italia, in maggioranza neo-laureati, che hanno partecipato come ogni anno al test per l’ammissione alle specializzazioni. A disposizione ci sarebbero 14.455 posti, quasi 850 nelle università piemontesi, Torino e Piemonte Orientale. A raccontare quanto stia accadendo sono gli stessi colleghi che nei giorni scorsi hanno contattato gli Ordini del Piemonte, denunciando la situazione: “Lo scorso 22 settembre, 24mila medici partecipano al test per le specializzazioni mediche. Il 5 ottobre era prevista la pubblicazione della graduatoria di merito, in attesa della pubblicazione delle assegnazioni nella giornata del 12 ottobre – scrivono -. Alle ore 12 del 5 ottobre veniamo a conoscenza che la graduatoria verrà pubblicata in successiva data a seguito di numerosi ricorsi pervenuti al Tar Lazio”.

Si tratta solo del primo di una serie infinita di rinvii: “Il 26 ottobre c’è la pubblicazione della graduatoria provvisoria in attesa dei risultati delle sentenze; 9 novembre: pubblicazione del cosiddetto crono-programma, in cui viene indicato che la fase di scelta verrà aperta dal 23 al 27 novembre per poi pubblicare le assegnazioni il 30 novembre; 23 novembre: viene comunicato che la fase di scelta rimarrà aperta fino al 30 novembre; 30 novembre: viene comunicato che la fase di scelta rimarrà aperta fino al 1° dicembre per poi pubblicare le assegnazioni il 3 dicembre e prendere servizio il 30 dicembre; 3 dicembre: rinvio della fase di assegnazione a data da destinarsi oltre il 15 dicembre, perché il Ministero dell’Università e della Ricerca deve attendere i risultati delle udienze dei ricorsi pendenti”.

Si tratta di un concorso su base nazionale, quindi in un gran numero di casi la preoccupazione dei corsisti è anche quella di dover cambiare città o regione, “trovare una nuova sistemazione e iscriversi a un’altra università. Il rischio è di arrivare a gennaio senza che le destinazioni siano conosciute o di dover effettuare tutti gli spostamenti durante il periodo festivo, per giunta nel pieno di una pandemia, con tutte le limitazioni che ne conseguono”.

“Un’incredibile disagio, non solo a livello personale, ma per tutto il sistema sanitario, in quanto sono proprio i neo-laureati in attesa di specializzazione a ricoprire ruoli di grande importanza per l’emergenza Covid, all’interno delle Usca, nel servizio di contact tracing o nella Continuità assistenziale, incarichi che ovviamente saranno lasciati in caso di ammissione ai corsi”, si legge nella nota degli Omceo piemontesi. Una parte di questi medici si sarebbe già licenziata, proprio “contando sulla graduatoria provvisoria e sulle indicazioni ministeriali”, una parte ("quasi 500 ad oggi”) continua a lavorare nelle Asl e negli ospedali, “che a loro volta dovranno fare i conti con una perdita improvvisa di personale”.

“Questa vicenda è purtroppo esemplare per comprendere l’improvvisazione e la poca cura con cui in tutti questi anni è stato trattato il tema delle specializzazioni in medicina, come abbiamo denunciato più volte in passato, e che ha portato alle drammatiche carenze di personale nel servizio sanitario nazionale cui assistiamo oggi - commenta il presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Torino, Guido Giustetto -. Tutti i laureati in Medicina devono poter accedere senza ostacoli agli studi di specializzazione, senza essere costretti ad andare all’estero e senza passare anni di incertezze in situazioni come questa, che compromettono fortemente la fiducia dei nostri giovani nelle istituzioni”.

07 dicembre 2020
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