'Prevenzione e gestione degli atti di violenza nei confronti degli operatori sanitari' è il tema del corso che si è tenuto oggi presso l'ospedale Sant'Eugenio di Roma, patrocinato dall'Ordine dei Medici e dall'Ordine delle Professioni Infermieristiche di Roma, coordinato dalla dottoressa Marina Cannavò, dirigente medico della Asl Roma 2.
"Un tema, quello dell'aggressione ai medici e agli operatori sanitari – si legge in una nota della Dire -, ancora al centro delle cronache e che lascia strascichi psicologici notevoli come stress, disturbi d'ansia e forme depressive di varie entità. L'obiettivo del corso è stato quindi quello di consentire il riconoscimento precoce dei comportamenti a rischio di violenza, acquisire le competenze per la gestione delle aggressioni e promuovere la consapevolezza degli operatori sanitari sulle conseguenze causate dalla violenza stessa".
"È bene riflettere tutti insieme sul tema delle aggressioni ai medici e agli operatori sanitari. Naturalmente nella mia relazione, oltre a portare i saluti, ho fatto un punto sullo stato dell'arte dagli esordi, quando è nato l'Osservatorio, ad oggi", ha detto a margine del corso Antonio Magi, presidente dell'Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Roma.
"L'Omceo già dallo scorso anno, a seguito di un episodio di violenza perpetrato nei confronti di una collega presso l'ospedale Sant'Andrea di Roma, ha dato impulso all'Osservatorio convocando tutti i dg delle Aziende sanitarie e l'assessore regionale. Ora che l'Osservatorio è realtà, ho rinnovato l'invito alle istituzioni e a tutti gli operatori sanitari a tenere alta l'attenzione su un problema molto grave. Nel frattempo, sono state stilate delle linee di indirizzo su come le Aziende devono comportarsi davanti a casi di violenza".
"Quello che continuo a registrare – ha precisato il presidente – è che il fenomeno è sottostimato. Anche perché la raccolta dei dati è su base volontaria, per cui la fotografia del reale è assolutamente parziale e mancano molti casi non denunciati. I dati che possediamo sono stati raccolti dall'Inail, ciò significa che dalla vittima è stato riportato un danno fisico. Rispetto ai dati in nostro possesso ci siamo resi conto, tramite queste denunce, che in realtà sono 5 volte di piu' rispetto a quelli posseduti dalle Asl: solo nel Lazio sono 600 i casi denunciati".
"Nella mia relazione ho ribadito che purtroppo il fenomeno è in ulteriore espansione, per cui non bisogna abbassare la guardia. Dal primo delitto Montemuro, la dottoressa che venne uccisa da un paziente psicolabile che aveva in cura, a quello di Palumbo, il medico legale di Sanremo ammazzato a coltellate nel suo studio, c'è uno scenario nuovo, perché è quello di una persona che si è ritenuta vittima di malasanità e ha pensato di farsi 'giustizia da sola'. Bisogna trovare tutti insieme nuove soluzioni per contenere il fenomeno. L'Osservatorio lavora a tale obiettivo – conclude Magi – e questi corsi fanno parte delle iniziative dell'istituto tese oltre che a formare gli operatori anche a ricreare quel rapporto tra medico e paziente che si è affievolito e che va assolutamente rinsaldato".