Assistente infermiere. Consiglio regionale Lombardia approva risoluzione 

Assistente infermiere. Consiglio regionale Lombardia approva risoluzione 

Assistente infermiere. Consiglio regionale Lombardia approva risoluzione 
Obiettivo della Risoluzione è, in particolare, l’attivazione di percorsi formativi specifici. Giulio Gallera (Forza Italia) e Carmela Rozza (PD), promotori della Risoluzione approvata la scorsa settimana in Commissione Sanità. Per Gallera “un’occasione per rafforzare il ruolo del territorio come elemento strategico del sistema”. Rozza: “Risoluzione che nasce per limitare i danni di un provvedimento nazionale, su cui la nostra valutazione resta molto critica”.

Percorsi formativi e definizione di ruoli specifici per evitare sovrapposizioni con le altre figure professionali del comparto sociosanitario: è quanto prevede la Risoluzione approvata all’unanimità dal Consiglio regionale sulla nuova figura dell’assistente infermiere introdotta nell’ordinamento dal DPCM del 28 febbraio 2025.

La Risoluzione individua l’attivazione di corsi di formazione che dovranno essere coordinati da Polis-Lombardia e dall’Accademia di formazione per il servizio sociosanitario lombardo (AFSSL) attraverso la coprogettazione con le istituzioni universitarie, gli Ordini delle Professioni Infermieristiche e le DAPSS (Direzione Aziendale delle Professioni Sanitarie e Sociali) delle ASST (Aziende Socio-Sanitarie Territoriali). Il testo approvato dall’Aula contiene l’indicazione di un numero di ore formative maggiore di quelle previste dal Decreto, soprattutto per i tirocini.

Soddisfazione da parte Giulio Gallera (Forza Italia) e Carmela Rozza (PD), i promotori della Risoluzione approvata la scorsa settimana in Commissione Sanità.

“Ogni cambiamento nel settore sanitario ha un valore significativo – sottolinea Giulio Gallera in una nota diramata dal Consiglio regionale -. Con questo documento abbiamo voluto invitare tutte le componenti del mondo della sanità a compiere un passo in avanti, superando eventuali resistenze verso questa novità. L’introduzione della figura dell’assistente infermiere rappresenta un’occasione per rafforzare il ruolo del territorio come elemento strategico del sistema. Nella fase di avvio di questa nuova professionalità, pensata per offrire un supporto concreto agli infermieri e migliorare l’organizzazione dell’assistenza, in particolare nei confronti dei pazienti cronici e fragili, è indispensabile definire standard formativi omogenei. Una formazione adeguata consente a questi operatori di svolgere il proprio lavoro in modo efficace, collaborare con le équipe e contribuire al benessere delle persone assistite. Si tratta di un investimento che sostiene il personale che già opera quotidianamente e garantisce un aiuto aggiuntivo ai cittadini lombardi. In sintesi, è un passo avanti per l’intero sistema sanitario regionale”.

“La scelta del Governo di introdurre una nuova figura professionale – precisa nella nota dell’ufficio stampa del Consiglio – ha precisato Carmela Rozza -non rappresenta un reale passo avanti nella valorizzazione degli infermieri e rischia invece di generare sovrapposizioni e incertezze rispetto a ruoli e competenze. Per questo motivo abbiamo elaborato un percorso che, tramite la Risoluzione, mira a definire chiaramente le modalità operative della nuova figura, affinché l’assistente infermiere possa integrarsi in modo coerente nel sistema sociosanitario. È fondamentale che tale introduzione non comporti né una riduzione del numero di infermieri necessari nei diversi contesti assistenziali né la loro sostituzione con personale meno qualificato”.

Più tardi Rozza è intervenuta con una propria nota per chiarire ancora più nel dettaglio le ragioni della risoluzione sull’assistente infermiere: “Una figura sbagliata, persino nella denominazione, che crea confusione nei reparti con l’infermiere laureato, e per questo chiediamo al Governo di cambiarla. Una figura che non porterà un solo professionista in più in corsia, non attrarrà alcun giovane, anzi mortificherà ancora una volta la professione”, dichiara Rozza.

“La risoluzione – spiega Rozza – è nata per limitare i danni di un provvedimento nazionale, su cui la nostra valutazione resta molto critica. Ancora una volta si mortifica la professione. La nuova figura, un’evoluzione dell’Oss (operatore socio-sanitario) che consegue la qualifica a seguito di un ulteriore percorso formativo, è stata istituita il giugno scorso dal Governo, con l’intento di rimediare alla ormai cronica mancanza di professionisti. In realtà non è una soluzione, ma anzi rischia di peggiorare lo stato delle cose”.

“Abbiamo voluto – continua Rozza – limitare i danni di un provvedimento sbagliato nelle premesse e innanzitutto chiarire che l’assistente infermiere non può, e soprattutto non deve, sostituire l’infermiere laureato perché non ne ha competenze e non è la risposta alla carenza di professionisti perché non valorizzando la professione, né sul piano economico, né sul piano degli avanzamenti di carriera, non la renderà più attrattiva per i giovani”.

Il documento approvato in Commissione Sanità prevede, inoltre, la stipula di idonee convenzioni per la formazione decentrata presso enti del sistema sociosanitario per i tirocini formativi e un esame finale che possa fornire garanzie di sicurezza alle aziende che inseriranno le nuove figure professionali; la definizione da parte delle ASST delle modalità operative dell’assistente infermiere; l’attivazione di un sistema di monitoraggio permanente sull’attuazione del percorso formativo per valutare periodicamente l’impatto organizzativo, le criticità e gli eventuali rischi di sovrapposizione con le altre figure professionali del comparto sociosanitario; la definizione dei requisiti di accesso ai percorsi formativi per ottenere il titolo di assistente infermiere; la promozione di campagne informative rivolte ai cittadini e agli operatori per chiarire ruolo, competenze e limiti di autonomia dell’assistente infermiere; la riconsiderazione della definizione di “assistente infermiere” che può creare confusione tra i pazienti e dei requisiti di accesso ai percorsi formativi, considerando più adeguato il possesso del Diploma di Scuola Superiore;

Nel corso del dibattito è intervenuta la Presidente della Commissione Sanità Patrizia Baffi (Fratelli d’Italia) che ha sottolineato che “dare certezza e qualità al percorso formativo significa valorizzare le competenze, sostenere il personale sanitario, migliorare l’organizzazione dei servizi e offrire risposte più efficaci ai bisogni delle persone. Si tratta di un passo che rafforza l’intero sistema sociosanitario lombardo e contribuisce a renderlo più sostenibile e capace di affrontare le sfide future”.

Per Nicola Di Marco (Movimento 5 Stelle) che ha rimarcato lo “scettiscismo rispetto alla decisione del Governo di istituire una nuova figura professionale da inserire nel sistema sociosanitario che non migliora la qualità dei servizi forniti ai pazienti e rischia di colmare l’assenza di infermieri con figure meno qualificate. Tuttavia, pur restando scettico apprezzo lo sforzo fatto con questa Risoluzione di provare a dare indirizzi chiari su ruoli, compiti, percorsi formativi e titoli della figura dell’assistente infermiere”.

Gigliola Spelzini (Lega) ha sottolineato il percorso del gruppo di lavoro che con la Risoluzione “ha dato un indirizzo sul piano organizzativo e formativo, mantenendosi all’interno della normativa nazionale e puntando su percorsi formativi di qualità per definire competenze e ruoli dell’assistente infermiere che potrà dare risposte ai bisogni concreti dei lombardi, soprattutto i più fragili e anziani”.

18 Novembre 2025

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