Nel prendere atto “della perdurante gravissima criticità che affligge la sanità in Veneto, ritenendo imprescindibile rafforzare l’offerta assistenziale del Servizio sanitario regionale anche mediante l’utilizzo delle misure straordinarie”, la Giunta regionale ha deciso di autorizzare il reclutamento temporaneo presso le Aziende Ulss del Veneto con contratto di lavoro subordinato a tempo determinato, secondo quanto previsto dal CCNL della dirigenza Area della Sanità, di medici specialisti cittadini U.E. ed extra U.E. già in possesso di permesso di soggiorno e di titoli di studio stranieri non riconosciuti, mediante avviso pubblico regionale per l’acquisizione della manifestazione di interesse, per titoli e colloquio.
Le Ausl saranno autorizzare, fino al 31 dicembre 2027, salvo ulteriori proroghe disposte dalla normativa nazionale, al reclutamento temporaneo dei medici specialisti resi idonei ed iscritti nell’apposito, elenco secondo quanto previsto nell’avviso pubblico approvato con delibera di Giunta e fresco di pubblicazione su Bur.
Una misura di emergenza, dunque. Che però non convince l’Opposizione, che chiede la sospensione dell’atto e l’apertura immediata del confronto in Consiglio regionale.
“La decisione della Giunta regionale di autorizzare, seppur in via sperimentale e temporanea, l’assunzione di medici con titoli conseguiti all’estero non ancora riconosciuti in Italia è una misura che solleva gravi perplessità e a cui ci opponiamo con fermezza”, dichiarano in una nota le consigliere regionali del Pd Anna Maria Bigon e Chiara Luisetto. “Durante la pandemia da Covid-19 – aggiungono le consigliere Dem – , una situazione di emergenza senza precedenti, era ‘accettabile’ attivare percorsi straordinari per garantire la tenuta del sistema. Oggi, però, non ci troviamo in una condizione di emergenza. Se il sistema sanitario regionale soffre di una cronica carenza di personale, è perché non sono stati adottati per tempo i provvedimenti necessari. Non si può rispondere a una crisi prevedibile e strutturale aggirando i requisiti minimi di formazione e abilitazione previsti dalla normativa italiana”, osservano Bigon e Luisetto, vicepresidente e componente della commissione consiliare sociosanitaria.
“Affidare le strutture di Pronto Soccorso, reparti ad alta complessità clinica, a medici i cui titoli non sono riconosciuti ufficialmente in Italia è una scelta pericolosa e inaccettabile – mettono in chiaro le consigliere del Pd – In gioco ci sono la sicurezza dei pazienti, la qualità delle cure e la tenuta del nostro servizio sanitario pubblico. Per questo chiediamo con urgenza la sospensione dell’attuazione della delibera e l’apertura immediata di una discussione in commissione Sanità. È lì che vanno individuati strumenti concreti per mettere davvero in sicurezza il nostro sistema sanitario”.
“L’obiettivo dev’essere chiaro – indicano Anna Maria Bigon e Chiara Luisetto – Fermare l’emorragia di personale, costruire bandi più attrattivi per il reclutamento di medici e specialisti, migliorare le condizioni di lavoro e sostenere con serietà i giovani in formazione. Le scorciatoie non sono mai una risposta efficace ai problemi strutturali”.
Per Andrea Zanoni, consigliere regionale di Alleanza Verdi e Sinistra, secondo cui la delibera della Giunta regionale che apre al reclutamento di medici stranieri, privi del riconoscimento di titoli “è una misura pericolosa, improvvisata e fuori legge. Non siamo in emergenza pandemica, e non si può giocare con la salute dei cittadini”.
“Serve immediatamente un Consiglio regionale straordinario per discutere pubblicamente questa scelta gravissima – continua il consigliere regionale – Chiediamo che il presidente Zaia e l’assessore alla Sanità Lanzarin vengano in Aula a riferire. Per convocare il Consiglio servono 13 firme: noi dell’opposizione ne abbiamo 10. Ora Forza Italia dimostri coerenza. Tosi ha parlato di misura ‘illegittima e rischiosa’? Bene, allora metta le firme e non solo le parole. I suoi tre consiglieri possono permettere la convocazione dell’Aula. Lo facciano”.
“Le critiche sono arrivate da tutto il fronte politico e sanitario – puntualizza Zanoni – Medici, sindacati, Ordini professionali e persino esponenti della maggioranza hanno denunciato il rischio di affidare i pazienti a personale non qualificato. Il Veneto non può diventare un laboratorio di sperimentazioni pericolose. Serve trasparenza, competenza e rispetto delle regole”.
“Invece di aggirare i requisiti minimi di formazione, la Regione dovrebbe investire in bandi attrattivi, rimuovere i tetti di spesa sul personale e valorizzare i medici italiani, laureati e abilitati. Basta scorciatoie: la salute non si svende”; conclude Zanoni.