Cardiochirurgia: primo intervento in minitoracotomia di rimozione di un tumore al cuore

Cardiochirurgia: primo intervento in minitoracotomia di rimozione di un tumore al cuore

Cardiochirurgia: primo intervento in minitoracotomia di rimozione di un tumore al cuore
Operata dal nuovo direttore di Cardiologia dell’Ao, Marcello Bergonzini, la paziente, una ragazza di 30 anni, già dimessa al proprio domicilio. “I vantaggi di questa tecnica per il paziente – spiega – sono numerosi primo tra tutti quello di una rapida ripresa del paziente in quanto, essendo un approccio mininvasivo, ha un ‘costo biologico’ inferiore”.

E’ iniziata a pieno regime l’attività chirurgica del dottor Marcello Bergonzini, il nuovo direttore di Cardiochirurgia dell’Azienda Ospedaliera di Perugia, che ha preso servizio l’8 gennaio a seguito del collocamento a riposo per raggiunti limiti di età del dottor Uberto Da Col. La scorsa settimana ha eseguito, per la prima volta a Perugia, un intervento di altissima specializzazione di rimozione di un tumore al cuore (mixoma atriale) in minitoracotomia, una tecnica cardiochirurgica minivasiva, in una ragazza di 30 anni già dimessa al proprio domicilio.

“Per minitoracotomia – spiega il dottor Bergonzini in una nota – si intende un accesso chirurgico mininvasivo in cui si opera sul cuore partendo da una piccola incisione fatta in corrispondenza del quarto spazio intercostale, nella parte laterale destra del torace, in prossimità del cavo ascellare. L’incisione cutanea è di solito inferiore a 5 cm e l’approccio non prevede fratture chirurgiche di strutture ossee. La minitoracotomia in quarto spazio intercostale (quale quella nel caso in questione) può essere utilizzata per la riparazione/sostituzione della valvola mitrale e della valvola tricuspide, per la rimozione di tumori cardiaci e per il trattamento di alcune cardiopatie congenite quali il difetto interatriale tipo Ostium Secundum o il ritorno venoso anomalo cavale superiore”.

“I vantaggi di questa tecnica per il paziente – continua – sono numerosi primo tra tutti quello di una rapida ripresa del paziente in quanto, essendo un approccio mininvasivo, ha un ‘costo biologico’ inferiore. L’accesso chirurgico non prevede fratture ossee, e quindi ha un tempo di guarigione sensibilmente più basso rispetto all’approccio sternotomico tradizionale. L’incidenza di infezione della ferita minitoracotomica è nettamente inferiore a quella della sternotomia. Inoltre la visibiltà e l’accesso alle valvole cardiache è migliore. Senza dimenticare l’aspetto estetico: l’incisione viene praticata nel solco mammario e, a distanza di qualche mese, diventa praticamente invisibile (soprattutto nelle donne)”.

“Ringrazio i miei collaboratori – aggiunge il dottor Bergonzini – che da subito hanno mostrato grande entusiasmo per l’introduzione delle metodiche di accesso mininvasivo. Tali metodiche vedranno un costante incremento al fine di garantire interventi chirurgici di alta qualità e con il minor impatto possibile sul paziente. In cardiochirurgia il lavoro di equipe è fondamentale e vorrei ringraziare il gruppo dei Cardioanestesisti, diretti dal dott. Fabio Gori, che si sono mostrati estremamente collaborativi all’introduzione delle nuove tecniche e senza i quali questo intervento non sarebbe stato possibile . Non posso inoltre non menzionare gli infermieri del blocco operatorio e del reparto di Cardiochirurgia, che con il loro calore e la loro fiducia mi hanno fatto sentire da subito a mio agio, cosa non scontata per un chirurgo cresciuto in altri ospedali.”

Dal 8 gennaio, ricorda infine la nota, Bergonzini ha eseguito cinque diversi interventi chirurgici di alta complessità come la rivascolarizzazione miocardica mediante triplice bypass aorto-coronarico in una donna diabetica; la sostituzione della radice aortica con condotto valvolato meccanico e duplice bypass aorto-coronarico totalmente arterioso; la sostituzione della radice aortica con xenograft (condotto valvolato biologico di origine animale) per un’endocardite acuta in paziente di 77 anni.

18 Gennaio 2024

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