Crollo del Ponte Morandi. Psicologi a scuola per elaborare il trauma. Ma non tutti i genitori apprezzano

Crollo del Ponte Morandi. Psicologi a scuola per elaborare il trauma. Ma non tutti i genitori apprezzano

Crollo del Ponte Morandi. Psicologi a scuola per elaborare il trauma. Ma non tutti i genitori apprezzano
‘Genova un ponte per il futuro’ è un progetto Ido, Miur, Urs Liguria. La prima tappa nell’Istituto Comprensivo Campomorone, dove studiava il piccolo Samuele, morto nel crollo del ponte. L’équipe di psicoterapeuti esperti ha incontrato 150 insegnanti per offrire loro alcuni strumenti per aiutarli ad affrontare il lutto con gli alunni. Ma tra i genitori c'è chi pensa che “a distanza di un mese” la tragedia fosse “già assimilata” e questo significa “rivangare il dolore”.

Un disagio condiviso si supera ma se resta nel silenzio rischia di trasformarsi in angoscia. Ne sono convinti gli esperti dell'dell’Istituto di Ortofonologia (IdO) di Roma, che con il progetto ‘Genova un ponte per il futuro’ promosso d’intesa con il Miur e l’Ufficio scolastico regionale per la Liguria, hanno iniziato ad entrare nelle scuole genovesi per avviare un percorso di elaborazione del trauma. La prima tappa del progetto è stata a all’Istituto Comprensivo Campomorone, dove studiava il lutto del piccolo Samuele Robbiano, 8 anni, morto nel crollo del ponte.
 
L'iniziativa, però, non è piaciuta a tutti i genitori. “Siamo preoccupati perché a distanza di un mese i nostri figli avevano già assimilato la tragedia e questo potrebbe essere un rivangare il dolore, inoltre siamo certi della professionalità dello staff di psicologi, ma avremmo voluto essere avvertiti in via preventiva della loro presenza”, sono le parole di un papà riprese dall’Ansa. Ma la dirigente scolastica Elena Tramelli,  difende il progetto: “Non si tratta di una situazione improvvisata, è una prassi collaudata e decisa dal ministero, il team di psicologi saprà come muoversi, con delicatezza, tra i bambini”.
 
Ma in cosa consiste il progetto ‘Genova un ponte per il futuro’? Consiste in una serie di incontri che saranno promossi tra gli insegnanti e i professionisti dell'Ido. “I bambini torneranno a scuola serenamente, sapendo che potranno parlare della loro sofferenza, così come potranno partecipare a quella degli altri. Il riferimento per gli studenti sono solo gli insegnanti – assicura lo psicoterapeuta Federico Bianchi di Castelbianco – e noi psicologi siamo gli esperti a loro supporto. Oggi posso confermare che la risposta degli studenti è stata quella sperata: hanno condiviso la perdita insieme ai coetanei e c'è stata molta commozione”.

Il crollo del Ponte Morandi, spiega la nota dell’Ido, “è un trauma collettivo e quando si vive una tragedia del genere si ha sempre il timore che qualcosa possa ricapitare”. Il progetto ‘Genova, un ponte per il futuro’ prevede delle attività che durino nel tempo “per accompagnare i ragazzi qualunque cosa possa accadere”. “Oltre che a Campomorone, saremo in tutte le scuole dove si è verificato un lutto parallelo e lo faremo con incontri frontali negli istituti – prosegue Castelbianco – con uno sportello online di supporto psicologico e mini redazioni scolastiche”.

I giornalisti dell’Agenzia di Stampa Dire-Diregiovani creeranno, nelle scuole che parteciperanno, delle 'redazioni junior' per spronare i ragazzi a vivere un’esperienza di giornalismo studentesco. Inoltre, “I contributi degli studenti saranno selezionati per comporre un libro che a febbraio sarà riconsegnato a loro- fa sapere lo psicoterapeuta- servirà a mettere un punto al trauma, non a chiudere con quanto è accaduto”.

Infine è prevista la collaborazione con Radio Jeans, che permetterà ai giovani di intervenire nelle trasmissioni radiofoniche mantenendo alta l’attenzione mediatica sull’evento.

Un grande apprezzamento il direttore dell'IdO lo rivolge all’impegno e alla disponibilità della dirigente scolastica Tramelli, dell’assessore all’istruzione, Ilaria Cavo, e di tutti gli insegnanti. “Abbiamo incontrato prima tutti i docenti insieme e poi quelli della classe di Samuele – conclude – hanno saputo gestire le dinamiche emotive della classe. Sono stati loro ad aver avuto l’idea di spostare i banchi per non lasciare il ‘posto vuoto’ e di indossare le magliette di Genova”.

18 Settembre 2018

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