Emilia-Romagna. Nel 2024 quasi 600 pazienti morti in ambulanza? Per Fabi “speculazioni politiche inaccettabili”

Emilia-Romagna. Nel 2024 quasi 600 pazienti morti in ambulanza? Per Fabi “speculazioni politiche inaccettabili”

Emilia-Romagna. Nel 2024 quasi 600 pazienti morti in ambulanza? Per Fabi “speculazioni politiche inaccettabili”
L’assessore replica ai dati citati da Pietro Vignali (capogruppo FI in E-R), e ripresi dalla stampa, che parla di “572 casi di chiamate al 118 classificate a basso rischio con esito morte durante il soccorso” e dice: “I codici bianchi, verdi o gialli che hanno portato a un esito mortale nel 2024 sono stati 554 su oltre 527mila prestazioni. Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di condizioni cliniche pregresse già ampiamente compromesse”.

Botta e risposta in Emilia-Romagna dopo i dati citati da Pietro Vignali (FI), e ripresi anche oggi dalla stampa, che parlano di “572 casi di chiamate al 118 classificate a basso rischio con esito morte durante il soccorso”. Un dato che, per il capogruppo di Forza Italia, firmatario di numerose interrogazioni sulle condizioni del 118 nella Regione, “conferma che è necessario uno sforzo maggiore da parte della Regione per migliorare l’organizzazione dei soccorsi sanitari di emergenza”. un sistema di emergenza regionale in sofferenza, dove gli operatori non hanno strumenti adeguati e vengono lasciati soli”.

Un’analisi dei dati che però l’assessore alle Politiche per la Salute, Massimo Fabi ritiene non corretta e sul quale ha ritenuto necessario intervenire con una lunga nota di chiarimento: “Nel rispetto della legittima dialettica tra maggioranza e opposizione, non sono, però, accettabili speculazioni politiche sulla pelle del 118 dell’Emilia-Romagna, dei suoi operatori e dei suoi utenti: si tratta di un servizio che rappresenta un’eccellenza a livello nazionale e che assiste oltre 1.400 persone ogni giorno e più di 527mila all’anno”, esordisce Faci nella nota.

“Una relazione che non esiste e respingiamo con forza – sottolinea Fabi -. Già nei numeri forniti nei mesi scorsi in risposta ad alcune interrogazioni veniva chiaramente indicato come la stragrande maggioranza dei casi in cui un codice a basso rischia sfocia in un esito fatale dipende da condizioni pregresse del paziente già ampiamente compromesse. Non darne evidenza – prosegue ancora l’assessore – produce un allarme ingiustificato nell’utenza di un servizio che, invece, da anni si distingue come un’eccellenza nel Paese: il 118 è nato in Emilia-Romagna e ne rappresenta un fiore all’occhiello preso ad esempio dalle altre regioni e anche fuori dai nostri confini”.

L’assessore lancia, poi, un appello “a tutto l’arco politico affinché la nostra sanità pubblica, in un periodo di grandi difficoltà a causa del sottofinanziamento nazionale, non diventi terreno di scontro: lo dobbiamo per rispetto agli operatori, agli infermieri, ai medici, ai tecnici e ai volontari che ogni giorno lavorano per assistere decine di migliaia di persone, spesso con turni massacranti e con stipendi non all’altezza”, conclude Fabi.

La nota della Regione prosegue spiegando che, “come indicato anche nella risposta a un’interrogazione dello scorso 24 giugno, i casi con codice bianco, verde o giallo che hanno portato a un esito mortale nel 2024 sono stati 554: 66 in codice bianco, il 2% del totale, tutte situazioni terminali purtroppo prevedibili per condizioni pregresse, 58 in codice verde (lo 0,03% del totale) e 430 in codice giallo (lo 0,19% del totale)”.

“Da 35 anni – aggiunge – il 118 è il numero che salva la vita grazie a un’intera comunità di medici, infermieri, operatori sanitari, volontari soccorritori pronti ogni giorno, 24 ore su 24, a prestare soccorso ai cittadini in situazioni di emergenza. Il numero dei pazienti assistiti è passato dai 451.978 del 2020 ai 527.310 (1.445 al giorno) del 2024. Di questi: 303.141 (pari al 57%) in codice verde, 82.598 (16%) in codice bianco, 120.778 (23%) in codice giallo, 12.524 (2,3%) in codice rosso e 8.269 deceduti. Con 14mila interventi per 100mila abitanti l’Emilia-Romagna è tra le regioni che svolgono il maggior numero di interventi”.

Quanto ai tempi di soccorso, “nel 2024 la media in Italia è stata di 19 minuti, mentre in Emilia-Romagna continua ad essere di 15 minuti, tempo che la colloca al secondo posto a livello nazionale. Quello dell’Emilia-Romagna è un trend stabile, ma si sta osservando un recupero medio di almeno 30 secondi. Come certificano i dati del Ministero della Salute, nel 75% degli interventi effettuati il tempo è stato inferiore a 13 minuti per Emilia Ovest, a 16 per Emilia Est e a 15 per la Romagna (a livello provinciale Piacenza 13 minuti, Parma 14, Modena e la Romagna 15, Bologna 16 e Ferrara 19 minuti)”.

C’è, poi, un dato, per la Regione, che mostra quanto sia importante intervenire rapidamente per salvare una vita, “quando si tratta di patologie tempo dipendenti: nel 75% dei casi di ictus i minuti che passano dal primo squillo al 118 all’intervento in ospedale sono meno di 66, per l’infarto meno di 60 e per il trauma meno di 76 minuti. E anche per effetto di questa prontezza del sistema 118 nel prestare soccorso, l’Emilia-Romagna è tra le regioni con mortalità più bassa a un anno dall’evento per ictus ischemico e a 30 giorni per infarto miocardico acuto, come certificano i dati del Programma Nazionale Esiti di Agenas”.

08 Ottobre 2025

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