Il Long Covid 19 degli operatori sanitari. Il convegno a Torino

Il Long Covid 19 degli operatori sanitari. Il convegno a Torino

Il Long Covid 19 degli operatori sanitari. Il convegno a Torino
Per quanto non siano ancora presenti studi sufficientemente ampi sulla tematica della Sindrome Long Covid 19, è possibile affermare che il range di operatori affetti nel medio lungo periodo si attesti tra il 10 ed il 20%, cioè, in numeri assoluti, tra i 13.000 ed i 20.000 operatori sanitari coinvolti

Si è tenuto a Torino presso la sala Conferenze dell’Ordine dei Medici il Convegno “Il Long Covid 19 degli operatori sanitari”. L’incontro organizzato da Cosmed, si riproponeva di fare il punto, a due anni dall’inizio della emergenza pandemica, sugli effetti sulla salute a medio-lungo termine per gli operatori che sono stati colpiti dall’infezione Covid 19 in occasione di lavoro.

Ne emerge un quadro epidemiologico (aggiornato al 31.12.2021) che vede, in numeri assoluti 191.046 casi di infortunio in occasione di lavoro – pari al 3,1% del totale). Di questi il 65% tra il personale sanitario: in numeri assoluti circa 124.000 operatori interessati. La mortalità conseguente all’infezione mette in chiara evidenza il rischio occupazionale tra gli operatori sanitarie esposti a rischio generico aggravato o a rischio specifico. I decessi tra gli operatori sanitari sono circa 5 volte superiori alla media della popolazione generale. Per quanto non siano ancora presenti studi sufficientemente ampi sulla tematica della Sindrome Long Covid 19, è possibile affermare che il range di operatori affetti nel medio lungo periodo si attesti tra il 10 ed il 20%, cioè, in numeri assoluti, tra i 13.000 ed i 20.000 operatori sanitari coinvolti.

Il prof. Quirino Piacevoli, Presidente della società mondiale di anestesia endovenosa, ha spiegato ha incentrato il proprio intervento sulle cose che non hanno funzionato in questa pandemia. La prima conclusione è stata che tale disastro era assolutamente prevedibile. Altra evidenza è stata la totale assenza di leadership politica globale: l'epidemia iniziale è diventata una pandemia a seguito di lacune e fallimenti in ogni momento critico di preparazione e risposta al COVID-19; infine è stata sottolineata l’esigenza di rifondare gli organismi internazionali che si occupano di sanità puntando ad un aumento delle risorse umane e finanziarie finalizzate ed a una maggiore integrazione globale sugli strumenti, non ultima una maggiore trasparenza delle informazioni.

Il dott. Domenico Martelli, Direttore della divisione di medicina interna della ASL Città di Torino, ha definito, tenendo naturalmente conto delle conoscenze attuali, la cosiddetta “sindrome da Covid lungo” indicandone la presenza con “segni e sintomi che si sono sviluppati durante o dopo un’infezione compatibile con il COVID-19, presenti per più di 12 settimane dopo l’evento acuto e non spiegabili con diagnosi alternative” evidenziando il notevole polimorfismo che tali sindrome può assumere coinvolgendo, anche contemporaneamente manifestazioni polmonari, cardiovascolari, del sistema nervoso centrale e periferico, psichiatriche e psicologiche, otorinolaringoiatriche, gastrointestinali ed ematologiche. Una situazione complessa che richiederà nei prossimi anni una valutazione accurata sia in termini clinici sia in termini medico legali occupazionali. Il convegno ha poi proposto una serie di interventi che hanno analizzato il Sistema di Gestione della Salute e della Sicurezza in ambiente di lavoro sanitario.

Il dott. Riccardo Falcetta, medico del lavoro ha incentrato il proprio intervento sulle problematiche collegate alla stesura ed alla struttura del Documento di Valutazione del Rischio occupazionale per la salute e la sicurezza dell’operatore sanitario e sugli obblighi e le responsabilità del datore di lavoro. Viene evidenziato un quadro gravemente critico proprio sui due rischi occupazionali che l’emergenza pandemica ha posto in chiara evidenza: il rischio da agenti biologici e il rischio di Burn Out derivante dalla mancata gestione dello stress lavoro correlato, Grave, in particolare, la modalità gestionale tipica del mondo manifatturiero applicata al lavoro sanitario; modalità che, in questi due anni ha mostrato gravi incongruenze e richiede di essere rivista e corretta nelle sue basi legislative e normative.

Il Dott. Francesco Medici, responsabile del Servizio di Gestione del Rischio Clinico di un grande ospedale romano, ha evidenziato le gravi criticità incontrate, in particolare nel primo periodo della pandemia nella gestione dell’organizzazione sanitaria per la gestione del rischio per il paziente: in particolare i primi mesi della emergenza pandemica hanno trovato le organizzazioni sanitarie totalmente impreparate (nelle procedure, nella protezione di operatori e pazienti, nella strutturazione degli spazi e dei percorsi) aggravando le conseguenze della pandemia in termini di contagi e di mortalità complessiva, stante le gravi carenze riscontrate a livello di servizi sanitari territoriali e di prevenzione.

Il dott. Davide Santovito, medico legale della S.C. Medicina Legale U della Città della Salute e della Scienza di Torino ha concentrato la sua attenzione sulla gestione del rischio sanitario, previsto dalla legge 24 del 2017 (Gelli Bianco), come combinato disposto della osservanza sia della normativa sulla sicurezza dell’operatore sanitario, sia di una corretta gestione del rischio clinico ed enucleando il nesso di causa/effetto in occasione di infortunio da agenti biologici, in questo modo evidenziando come la sicurezza non possa essere affrontata in termini parziali, ma solo in modo integrato tra paziente, operatore e struttura.

Il dott. Patrizio Rossi, Sovrintendente Medico Centrale INAIL, ha illustrato con dovizia di particolari i dati nazionali dell’INAIL sugli infortuni da COVID 19, sulle modalità di riconoscimento dell’indennizzo ed ha fornito la definizione di “Sindrome del Long Covid 19” elaborata dall’INAIL.

L’Avvocato Prof Dario Vladimiro Gamba, docente di diritto del lavoro presso l’Università Cattolica ha individuato i profili di responsabilità del datore di lavoro ed ha fornito interessanti indicazioni sulla delega di funzioni del datore di lavoro in ambito sicurezza del lavoro, fornendo preziose indicazioni sulla gestione del contenzioso.

Infine il Dott. Mauro Gnaccarini, componente del Direttivo Nazionale COSMED ha chiarito l’importanza di investire in prevenzione primaria, individuando nello smantellamento dei Dipartimenti di Prevenzione e nella medicina di prossimità territoriale una delle cause principali alla base della gestione critica della pandemia.

Le conclusioni del dott. Giorgio Cavallero, Segretario generale COSMED si sono incentrate sostanzialmente su:
1) La situazione che emerge dal confronto degli specialisti intervenuti appare grave sotto vari aspetti:
   – La gestione del Sistema di Gestione della Salute e Sicurezza negli ambienti di lavoro sanitari, pur a macchia di leopardo, è passibile di un ripensamento riorganizzativo e una razionalizzazione complessiva nell’ottica di una gestione integrata per la salute e la sicurezza del paziente, dell’operatore sanitario e delle strutture,
   – necessità di una radicale ristrutturazione della medicina territoriale e dei servizi di prevenzione con implementazione di una nuova integrazione con la sanità ospedaliera.
Aumentare le risorse per la sanità pubblica sia in termini di personale sia finanziarie.

2)  Disponibilità della COSMED a collaborare con tutte le organizzazioni sindacali della sanità sulla gestione che si proporrà nei prossimi mesi ed anni per una corretta gestione della situazione da un punto di vista medicolegale occupazionale in collaborazione con INAIL, nella sua qualità di assicurazione sociale obbligatoria per gli infortuni e le malattie professionali

Dott. Riccardo Falcetta
Medico del lavoro, Direttivo Nazionale Cosmed

Riccardo Falcetta

25 Marzo 2022

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