Nel corso del 2017 e, soprattutto, nel 2018 dopo un lungo e travagliato percorso, anche in Campania è arrivato a compimento il processo di aggregazione dei laboratori di analisi, imposto dalla legge n. 296/2006 (Finanziaria 2007). Il processo di aggregazione ha comportato la nascita di nuovi soggetti accreditati, aggregazione o Hub, nei quali si sono dovuti consorziare i Laboratori di Analisi che non raggiungevano una soglia minima di attività annua e che diventavano meri punti di prelievo Spoke. Potevano consorziarsi anche Laboratori di Analisi di maggiori dimensioni, nonché Laboratori siti in Asl diverse. Il processo di aggregazione si è sviluppato soprattutto tra la fine del 2017 e l’inizio del 2018.
Ma a fronte di alcune presunte anomalie verificatesi,la Direzione Salute della regione Campania ha dettato direttive ben precise.
“Nel corso del 2018 – si legge in una nota – si è accertato che dal 1° gennaio 2018 alcuni importanti laboratori di analisi ubicati nella Asl Napoli 1 Centro hanno iniziato a fatturare alla Asl di Salerno, sede della loro Aggregazione (Hub). Ne consegue che le analisi effettuate sui campioni organici prelevati a Napoli in questi Laboratori e, quindi, le prestazioni rese a cittadini per lo più napoletani, sono state fatturate nel 2018 alla Asl di Salerno, consumandone il budget a scapito dei cittadini di Salerno e provincia: un solo noto centro privato, pur svolgendo la propria attività nella città di Napoli con 4 sedi operative, ha fatturato alla Asl di Salerno nel periodo gennaio – luglio 2018 oltre 2,1 milioni euro. L’adozione del decreto del Commissario, interviene, tra l’altro, proprio a riequilibrare i budget assegnati alle diverse Asl, tenendo conto degli spostamenti di fatturato dei Laboratori di Analisi intervenuti soprattutto dall’inizio del 2018. Pertanto – prosegue la nota – non aumenta il tetto di spesa in favore dei cittadini di una provincia a danno di quelli di un’altra provincia, ma si limita a riequilibrare le risorse finanziarie attribuite alle diverse Asl, tenendo conto del maggior onere che devono sopportare per le prestazioni che prima venivano addebitate alla Asl in cui avvengono i prelievi di sangue, urine, ecc. ed in cui ritornano i referti per essere consegnati agli utenti”.
Le azioni della regione.Anche per ovviare a queste criticità, nonché per migliorare l’appropriatezza dell’assistenza sanitaria e contrastare i comportamenti opportunistici, la Regione si sta quindi muovendo su due fronti:
Nell’immediato, con le direttive impartite ai Direttori Generali delle Asl tra fine agosto e inizio settembre, ha dato impulso ai controlli sulla regolarità delle prestazioni erogate dai centri privati, anche attraverso l’informatizzazione e la verifica delle attività in tempo reale (progressi che, ad esempio, hanno consentito di risparmiare già nel 2017 circa 4 milioni di euro nel settore della dialisi ambulatoriale);
È poi, in avanzata fase di definizione il passaggio dall’inizio del prossimo anno ad un sistema di budget da assegnare alle Asl per residenza dell’assistito, invece che per localizzazione della struttura privata; si tratta, quindi, di passare ad una più efficace programmazione della domanda di assistenza sanitaria, in base alle caratteristiche epidemiologiche della popolazione e coinvolgendo direttamente anche i medici di base.
Infine, conclude la nota, va evidenziato che, mentre i budget assegnati alle strutture private non possono essere aumentati rispetto al livello del 2011(- 2%), come imposto dalla normativa nazionale sulla Spending Review (Decreto Legge 95/2012), gli ambulatori delle aziende sanitarie pubbliche e degli ospedali pubblici ed equiparati possono assicurare l’assistenza specialistica ambulatoriale senza interruzioni.