Liste d’attesa. In Veneto solo il 31% di chi chiama il Cup riesce a prenotare la prestazione. I risultati del sondaggio di Cgil, Cisl e Uil pensionati  

Liste d’attesa. In Veneto solo il 31% di chi chiama il Cup riesce a prenotare la prestazione. I risultati del sondaggio di Cgil, Cisl e Uil pensionati  

Liste d’attesa. In Veneto solo il 31% di chi chiama il Cup riesce a prenotare la prestazione. I risultati del sondaggio di Cgil, Cisl e Uil pensionati  
Circa 7 su 10 non trovano subito posto. Ma anche tra chi è riuscito a prenotare, solo in 6 casi su 10 l’appuntamento ha rispettato i tempi indicati dalla ricetta. “È chiaro che una fetta rilevante di cittadini veneti si ritrova a lottare ogni giorno con un meccanismo rallentato anche dalla pandemia e incapace di riprendersi, al di là degli annunci della Regione”, commentano Elena Di Gregorio (Spi Cgil), Tina Cupani (Fnp Cisl) e Debora Rocco (Uilp). I DATI

Sono stati resi noti in questi giorni i risultati del sondaggio sulle liste d’attesa avviato nei mesi scorsi da Spi Cgil, Fnp Cisl, Uilp Uil pensionati, che già dalle segnalazioni ricevute nei mesi precedenti evidenziavano come fino al 30% di prestazioni accumulate durante il Covid non fossero ancora state erogate.

I risultati del sondaggio fanno ora ulteriore chiarezza sulla situazione, da cui emerge che solo il 31% dei cittadini che hanno chiamato il Cup per prenotare una visita sono riusciti a farlo. In 7 casi su 10, tuttavia, questo non è stato possibile. Al 75% delle persone che non sono riuscite a prenotare subito è stato detto che sarebbero state messe in lista d’attesa e richiamate ma solamente il 43% sostiene di avere ricevuto la chiamata, mentre il 57% delle persone, al momento dell’intervista, sta ancora aspettando, ha rinunciato o si è mossa in altri modi, per esempio prenotando in strutture a pagamento.

Al questionario, aperto dal 24 marzo e concluso il 2 maggio, hanno risposto – riportano le OO.SS. Spi Cgil, Fnp Cisl, Uilp Uil pensionati – 3.296 persone con esperienze di prenotazione raccolte di 3.047 iscritti, costituendo il campione per il 52% da uomini e per il 48% da donne, con circa il 68% dei rispondenti con più di 65 anni. Per quanto riguarda le aziende sanitarie provinciali coinvolte il 20% degli utenti fa riferimento all’Ulss 2 (Marca Trevigiana), il 17% all’Ulss 6(Euganea), il 13% all’Ulss 9 (Scaligera), un altro 13% all’Ulss 3 (Serenissima), il 13% all’Ulss 5 (Polesana), il 9% all’Ulss 8 (Berica), il 7% alla 7 (Pedemontana), il 4% alla 1(Dolomiti) e ancora un 4% alla 4 (Veneto Orientale). Nella maggior parte dei casi, per il 33%, la prescrizione afferisce a diagnostica per immagini, mentre per quanto riguarda la classe di priorità, il 40% delle richieste è di tipo D (entro 30 giorni), il 28% di classe P (entro60/90 giorni), il 13% di classe B (entro 10 giorni).

Sul nodo delle prenotazioni, il 70% di chi, negli ultimi sei mesi, ha contattato il proprio Cup per prenotare una prestazione sanitaria, non è riuscito a fissarla subito. Fra questi – riportano le OO.SS. – il 77% si riferisce ad una prescrizione non urgente, ma non mancano persone che hanno fallito la prenotazione per visite più urgenti. Circa 3 utenti su 4 hanno ricevuto la rassicurazione che sarebbero stati inseriti in lista d’attesa e ricontatti in un successivo momento.

Dai dati raccolti è emerso che oltre la metà dei rispondenti sta ancora attendendo una comunicazione a riguardo e solo il 18% degli utenti che hanno subito tale disservizio ha presentato reclamo, pensando presumibilmente che non sarebbe servito a molto.

“È chiaro, dunque, che una fetta rilevante di cittadini veneti – commentano Elena Di Gregorio (Spi Cgil), Tina Cupani (Fnp Cisl) e Debora Rocco (Uilp) – si ritrova a lottare ogni giorno con un meccanismo rallentato anche dalla pandemia e incapace di riprendersi, al di là degli annunci da parte della Regione. E così i soggetti che non riescono a prenotare devono trovare altre soluzioni. Il 41% ha deciso di effettuare la prestazione a pagamento in una struttura pubblica (14%) o privata (27%). Nel dettaglio, fra chi dichiara di non essere stato inserito nelle liste d’attesa, il 54% ha optato per una prestazione a pagamento (38% in strutture private, 17% in pubbliche). Si teme purtroppo che una parte rilevante di questi abbia rinunciato alla prestazione”.

I dati elaborati hanno confermato ciò che inizialmente i sindacati affermavano considerando che il problema delle liste di attesa risulta essere “uno delle più rilevanti criticità del sistema sanitario regionale, aggravata ovviamente dai ritardi accumulati a causa della recente emergenza sanitaria. Prendiamo atto che nell’incontro del 26 giugno, per la prima volta la Regione ha ammesso che il problema c’è ed è molto complesso. Come prendiamo atto che la Regione ci dice che sono oggi a buon punto con lo smaltimento delle prestazioni più urgenti, fino a 10 giorni, mentre da settembre partirà il piano di recupero delle altre classi di priorità. Ma la nostra indagine dimostra che si deve fare di più oltre a considerare che in questo clima alcune parsone sia per i tempi o per i costi, rinunciano direttamente alla prestazione sanitaria, con conseguenze che possono essere a volte letali. E questo è drammatico”, denunciano le segretarie.

Endrius Salvalaggio

Endrius Salvalaggio 

03 Luglio 2023

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