Neonata morta. Piazza (Acoi): “Non è fatalità ma drammatico effetto di gravissime carenze”

Neonata morta. Piazza (Acoi): “Non è fatalità ma drammatico effetto di gravissime carenze”

Neonata morta. Piazza (Acoi): “Non è fatalità ma drammatico effetto di gravissime carenze”
Il presidente dei chirurghi ospedalieri punta il dito sulla carenza di posti letto, sui tagli al personale e ai presidi medici. Ma anche alle carenze del 118 e all’intero sistema di governante delle aziende siciliane: “Due delle tre aziende ospedaliere cui la casa di cura si era rivolta non hanno da tempo una direzione generale”.

“La tragica morte di una neonata a Catania non può essere considerata una fatalità, ma la conseguenza di una miscela letale. Non analizzare e correggere gli elementi della miscela che hanno causato la enorme falla nel sistema, per applicare l'italico scaricabarile, è criminale, perché non pone in essere le condizioni per prevenire il ripetersi di simili tragedie”.
 
Così in una nota Diego Piazza, presidente dell’Acoi, Associazione Chirurghi Ospedalieri Italiani, che si chiede quali siano gli elementi da prendere in considerazione per spiegare quanto accaduto. “I tagli dei posti letto di rianimazione e di Utin (Unità di terapia intensiva neonatale) innanzitutto”, scrive Piazza.
 
“A causa dei tagli lineari sui posti letti e con il mancato turnover del personale medico ed infermieristico spiega l’Associazione – molti posti letto di rianimazione sono solo posti letto virtuali. L'età media del personale sanitario è elevata anche nei reparti usuranti come le rianimazioni, i pronto soccorso, le medicine e chirurgie d'urgenza. I tagli dei presidi medici: il padre della neonata riferisce addirittura della mancanza di cannula di aspirazione a bordo dell'ambulanza”.
 
“Ma che ambulanza era se manca dei presidi minimi per prestare soccorso?”, si chiede ancora Piazza.
 
“In ultimo la carenza di management sanitario: Catania vive da anni una precarietà di direzione delle sue aziende ospedaliere che certamente non ha contribuito a migliorare l'organizzazione delle Utin cittadine. Basti pensare – scrive Piazza – che due delle tre aziende ospedaliere cui la casa di cura si era rivolta non hanno da tempo una direzione generale”.
 
Ma per Piazza anche “il ruolo del118 nella vicenda è poco chiaro, perché la neonata, prima del trasferimento, poteva e doveva essere stabilizzata in una Utin cittadina”.
 
“Molti di noi, purtroppo, non si sorprendono poiché, spesso nei nostri ospedali mancano i presidi elementari per poter eseguire un intervento chirurgico in sicurezza e solo eventi tragici ci fanno capire i rischi di un sistema che si affida alla buona volontà e all'iniziativa personale invece di programmare l'attività sanitaria con un risk management serio. Inutile indignarsi,inviare ispettori,e iniziare il rituale balletto dello scarica barile – conclude Piazza – per far bene occorrono risorse umane ed economiche ed una governance che organizzi le risorse disponibili. Chi governa deve assumersi la responsabilità politica della salute dei propri cittadini. Sempre, in ogni fase della vita”.

13 Febbraio 2015

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