Parkinson. Ospedale de l’Aquila, arriva il “pacemaker” cerebrale 

Parkinson. Ospedale de l’Aquila, arriva il “pacemaker” cerebrale 

Parkinson. Ospedale de l’Aquila, arriva il “pacemaker” cerebrale 
Già effettuati i primi impianti al San Salvatore. Si tratta di un innovativo sistema di elettrocateteri per la terapia di stimolazione cerebrale profonda e che consente di personalizzare la cura rilevando i segnali celebrali. Il neurostimolatore è un dispositivo di piccole dimensioni che invia all’area del cervello correlata con i sintomi del Parkinson dei segnali elettrici attraverso fili estremamente sottili.

Un nuovo “pacemaker” cerebrale anti-Parkinson disponibile all’ospedale dell'Aquila.

Si tratta di un innovativo sistema di elettrocateteri sviluppato da Medtronic per la terapia di stimolazione cerebrale profonda (Deep brain stimulation – Dbs) e che consente di personalizzare la cura rilevando i segnali celebrali.

Il neurostimolatore è un dispositivo di piccole dimensioni, simile a un pacemaker, che invia all’area del cervello correlata con i sintomi del Parkinson dei segnali elettrici attraverso fili estremamente sottili. Al San Salvatore sono stati effettuati già i primi impianti: l’ospedale aquilano può vantare questa specialità insieme a Padova, Bologna, Bergamo, Novara, Milano e Pavia.

Gli studi condotti hanno dimostrato che la stimolazione cerebrale profonda eseguita con questo sistema è efficace nel controllo del tremore essenziale, della distonia e dei sintomi della malattia di Parkinson che non possono essere controllati in maniera adeguata tramite i farmaci.
“I risultati ottenuti sono frutto del grande impegno che la neurochirurgia ha intrapreso in questi ultimi anni puntando sull’innovazione e l’unicità del servizio. La più grande soddisfazione arriva dai continui feedback positivi che questi pazienti, provenienti da varie regioni italiane, ci trasmettono.
“Restituirgli una qualità di vita soddisfacente ed autonomia quotidiana è la forza che ci spinge a continuare in questo complesso campo della neurochirurgia – spiega uno dei responsabili del progetto, Francesco Abbate, che opera insieme al primario del reparto di neurochirurgia, Alessandro Ricci, e al dottor Nicola Modugno -. Questa nuova tecnologia permette una terapia personalizzata che si può adattare utilizzando i dati oggettivi di ogni paziente per consentire una programmazione in termini di spazio e tempo e come risultato più importante migliorare la vita del paziente.

26 Luglio 2021

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