Il recente studio della Fondazione Gimbe che vede analizzare la situazione in tutta Italia sulla carenza dei pediatri di famiglia è stato oggetto di attenzione da parte dell’assessorato regionale alla Sanità che ha appreso, per quanta riguarda l’isola, dati in miglioramento che fanno ben sperare.
“Dai dati nazionali – ha commentato soddisfatto a Quotidiano Sanità l’assessore Armando Bartolazzi – emerge che la Sardegna è tra le nove regioni italiane nelle quali non si registrano carenze, abbiamo una media di assistiti per pediatra di libera scelta di 820, possiamo dire di essere in linea con l’ultimo Accordo collettivo che ha innalzato il rapporto ottimale tra medici e pazienti da 600 a 850 assistiti”.
Da considerare che la stima su base regionale non intercetta però le carenze localizzate che si manifestano in territori a bassa densità abitativa, zone disagiate, aree montane, così come ricorda nell’analisi anche il Presidente della Fondazione Gimbe. Ed in proposito, Bartolazzi prosegue: “Per ovviare alle criticità nelle aree interne dell’isola, basti pensare che solo nel Nuorese i paesi in cui manca il medico per l’infanzia sono ben 32, la Regione sta attivando le case di comunità e istituendo le cosiddette ‘aree disagiatissime’, ora al vaglio di una contrattazione specifica. Sappiamo inoltre che entro il 2028 sessantadue pediatri andranno in pensione ma auspichiamo che possano garantire il ricambio generazionale i medici che si specializzeranno nei prossimi anni all’Università”.
Il dato sui pediatri di famiglia arriva insieme a un altro studio nazionale che riserva alla sanità sarda un altro significativo esito. Secondo il tredicesimo rapporto Crea Sanità sui livelli di tutela della Salute, dell’Università di Roma Tor Vergata, l’indice regionale di Performance in tema di opportunità di tutela socio-sanitaria offerta ai propri cittadini raggiunge nell’isola il 40%.
La Sardegna rientra così nel terzo gruppo delle regioni italiane con livelli di Performance compresi nel range 33-41%, insieme alla Valle d’Aosta (anch’essa con un indice del 40%), al Friuli Venezia Giulia (41%), al Molise (37%), all’Abruzzo (35%), al Lazio (35%), all’Umbria (34%) e alle Marche (33%), posizionandosi quindi al decimo posto con la Valle d’Aosta e prima tra le regioni del mezzogiorno. Ciò, considerato che Puglia, Campania, Basilicata, Sicilia e Calabria si attestano su livelli di Performance inferiori al 33%.
“Dalla situazione monitorata anche attraverso studi del settore si rilevano segnali positivi e dunque d’auspicio per la Sanità del territorio – conclude Bartolazzi -. Ciò è per noi uno stimolo a proseguire nell’attività svolta sin ora, pur nella consapevolezza che tante sono le criticità che abbiamo ereditato e che tanto è ancora da fare: da qui la costanza del nostro lavoro per cambiare ciò che non va, rinnoviamo il nostro impegno nei confronti dei pazienti e della loro salute”.
Elisabetta Caredda