Puglia. È polemica sul ddl omofobia in discussione in commissione

Puglia. È polemica sul ddl omofobia in discussione in commissione

Puglia. È polemica sul ddl omofobia in discussione in commissione
Ieri seduta congiunta delle commissioni III, VI e VII del Consiglio della Regione Puglia per discutere del disegno di legge presentato a novembre. Ferma opposizione del centro-destra. FI: “Due ore di audizioni su un disegno di legge che promulga il pensiero unico della sinistra radicale. L’animo del testo è un indottrinamento e una propaganda attiva pro rete Lgbt”. IL DISEGNO DI LEGGE

La Puglia ha altre priorità. È l’ennesima crociata per annientare il genere. Si destinino i soldi ad altro.

Sono state queste le critiche più frequenti al ddl per il contrasto dell’omofobia che ieri è stato discusso nella seduta congiunta delle commissioni III, VI e VII del Consiglio della Regione Puglia.

Il ddl (“Norme contro le discriminazioni e le violenze determinate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere”) è stato presentato lo scorso novembre e mette in moto un pacchetto di misure per contrastare le discriminazioni di genere: si va dalla promozione di specifiche politiche del lavoro, di formazione e riqualificazione professionale alla formazione degli insegnanti e per tutto il personale scolastico, dalla promozione di eventi socio–culturali che diffondano la cultura dell’integrazione alla realizzazione di interventi in materia socio-assistenziale e socio–sanitaria di informazione, consulenza e sostegno in favore delle persone omosessuali, transessuali, transgender e intersessuate. A queste attività destina per il 2018 50 mila euro.

Nella discussione di ieri sono intervenute varie associazioni. Favorevoli al provvedimento i rappresentanti di Agedo (Associazione genitori di omosessuali), della Cgil FP, della Cisl, dell’Università degli studi di Bari, della Rete della conoscenza-unione degli studenti, dell’UAAR, del tavolo tecnico LGBT, del Day Hospital Disforie di genere del Policlinico, gli avvocati della Rete Lenford.
Contrari invece CFC Puglia (Confederazione consultori familiari di ispirazione cristiana) che ha chiesto una finalizzazione diversa di fondi, ritenendo che il provvedimento riguardi una platea non definita e investa materie di competenza non regionale, e la Onlus “Granello di Senapa” che ha contestato le finalità della proposta e gli aspetti riguardanti sia l’attività formativa da introdurre nelle scuole che la funzione di vigilanza del Corecom su programmi e trasmissioni dal contenuto discriminatorio legati all’orientamento sessuale.

Opposizione al ddl anche dei consiglieri di centro destra.
“La Puglia delle emergenze in sanità, agricoltura, rifiuti è sotto gli occhi di tutti e la priorità del presidente Emiliano è approvare un disegno di legge contro la discriminazione e le violenze omofobe”, ha affermato in una nota il coordinatore e consigliere regionale di Direzione Italia-Noi con l’Italia, Francesco Ventola. “Si dirà… sarà anche questa un’emergenza, perché a corredo del DDL ci sono numeri e casistiche che dimostrano che viviamo in una regione dove il problema è evidente, dove l’omosessuale è oggetto di discriminazione e violenza? E invece nulla di tutto questo. Non un dato, non un caso, non un episodio che giustifichi l’impegno profuso su questo provvedimento e non su altri dove con dati alla mano è dimostrato il fallimento delle politiche regionali. E allora i proponenti, Emiliano in testa, ci spieghino prima con dati alla mano la necessità di dare priorità a questo DDL e si eviti, su determinati argomenti, di fare un’eterna campagna elettorale. I pugliesi sono molto più maturi di chi li governa e lo hanno dimostrato più volte anche nelle urne!”.

Dello stesso avviso il presidente del Gruppo consiliare di Forza Italia, Nino Marmo. “Due ore circa di audizioni su un disegno di legge che promulga il pensiero unico della sinistra radicale, perché il vero animo del testo non è la lotta alle discriminazioni, ma un indottrinamento ed una propaganda attiva pro rete Lgbt”, ha affermato. “Questo tentativo di imporre una nuova ‘non cultura’ che si esplica mediante l’annientamento del genere, va in profondità: perché si punta ai luoghi di crescita e di formazione come le scuole, imponendo persino dei corsi per gli insegnanti. Ergo, non si parla più del contrasto alla discriminazione e si va decisamente oltre: la Regione dovrebbe assumere un ruolo attivo nel concorrere a diffondere un nuovo modello, peraltro minoritario. Ci impegneremo per il rispetto dei nostri valori e delle nostre radici culturali, ma soprattutto per rispetto alla libera formazione della coscienza individuale perché compito delle istituzioni è garantire il libero esplicarsi della persona”.
 

16 Marzo 2018

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