Sardegna. All’ospedale Brotzu primo trapianto di rene da donatore a cuore fermo    

Sardegna. All’ospedale Brotzu primo trapianto di rene da donatore a cuore fermo    

Sardegna. All’ospedale Brotzu primo trapianto di rene da donatore a cuore fermo    
D’Antonio (CRT): “Avviata anche presso l’Arnas G. Brotzu di Cagliari l’attività di donazione a cuore fermo controllato. Un importante passo avanti per tutto il sistema regionale di donazione e trapianto”. Bartolazzi: “La Sardegna ha una forte vocazione nel settore dei trapianti, con una media di oltre 70 trapianti all’anno e tassi di consenso alla donazione maggiori della media nazionale”.

È stato avviato anche presso l’ARNAS Brotzu di Cagliari il programma di donazione a cuore fermo controllato dopo l’AOU di Sassari e l’Ospedale Giovanni Paolo II di Olbia, ed eseguito da parte del Centro Trapianti di rene dell’ARNAS Brotzu il primo trapianto di rene con organo prelevato da questa tipologia di donatore. Ad annunciarlo a Quotidiano Sanità è il dottor Lorenzo D’Antonio, coordinatore del Centro Regionale Trapianti della Sardegna.

“L’intervento – spiega D’Antonio – è stato realizzato nei giorni scorsi grazie alla generosità di un uomo che aveva espresso in vita la propria volontà donativa. A ricevere l’organo un paziente affetto da insufficienza renale cronica iscritto in lista di attesa regionale. L’avvio del programma di donazione a cuore fermo presso l’ARNAS Brotzu rappresenta un importante passo avanti di tutto il sistema regionale di donazione e trapianto della Sardegna, sia per la valenza strategica del Brotzu nell’ambito del SSR in quanto sede dei centri trapianto, sia perché è stato trapiantato per la prima volta nella nostra regione un organo prelevato da un donatore DCD. Da questo punto di vista, l’utilizzo di organi da donatori a cuore fermo rappresenta la nuova frontiera dei trapianti, ed il prelievo e trapianto di organi da tale tipologia di donatori è oggi possibile grazie all’esperienza internazionale ed alla pratica consolidata di donazione DCD anche in Italia”.

“Il processo – prosegue il Coordinatore – è infatti caratterizzato da indubbia complessità: una volta accertata la morte, il prelievo di organi da un donatore a cuore fermo a scopo di trapianto si presenta come una procedura articolata dal punto di vista organizzativo, che coinvolge molteplici specialisti, medici ed operatori sanitari, coinvolti nelle diverse fasi del processo. In particolare, da un punto di vista tecnico, la procedura relativa alla donazione a cuore fermo consiste di due principali momenti. Nel primo, subito dopo il decesso, viene iniziata, con sistema ECMO, una circolazione extracorporea sul donatore cadavere che ossigena e rimuove l’anidride carbonica dal sangue così garantendo la perfusione degli organi addominali; l’altro momento avviene dopo il prelievo allorché ogni singolo organo viene ri-perfuso con un apposito device in condizioni di ossigenazione, pressione e temperatura controllate, al fine di migliorarne la performance prima del trapianto”.

“Nel processo di donazione a cuore fermo condotta presso il Brotzu, che, lo ricordiamo, è la prima effettuata in questa Azienda Ospedaliera, è stato dato avvio alla procedura prevista per i casi di specie, coordinata dal centro regionale trapianti da me diretto, coadiuvato da Francesca Zorcolo in sinergia con il Coordinamento Locale, diretto da Antonio Manti. Il procedimento, particolarmente complesso ha richiesto la partecipazione multidisciplinare di tutti gli operatori sanitari delle strutture dell’Arnas: Rianimazione (le Dott.sse M. Emila Marcello e Silvia Delitala), Cardiochirurgia (Dottor Emiliano Maria Cirio), Neuroradiologia (Dottori Siotto e Federico Fusaro), Cardionaestesia (Dott. Manlio Manconi), Laboratorio – Anatomia patologica e Centro Trasfusionale ( Dott.sse Cristiana Marinelli, Daniela Onnis e Giulia Fadda), Servizio di Psicologia (Dott.ssa Fabrizia Salvago), Neurologia (Dott. Giovanni Cossu),Professioni sanitarie (Dott.ssa Bruna Dettori ) e della Medicina Legale (Prof. Roberto Demontis). Il trapianto d’organo infine è stato effettuato grazie al lavoro coordinato dall’equipe delle Strutture di Urologia, diretta da Andrea Solinas e Nefrologia e Dialisi, diretta da Antonello Pani”.

“Tale importante attività è il risultato dell’impegno della Regione Sardegna su questo fronte, fortemente voluto dall’Assessore alla Sanità Armando Bartolazzi, che ha avviato in sinergia con il Centro Regionale Trapianti, le premesse per la realizzazione del protocollo regionale di donazione a cuore fermo: nel 2024 infatti, è stato istituito il tavolo tecnico regionale che ha proceduto alla stesura del Protocollo regionale di donazione di organi da donatore a cuore fermo controllato (cDCD), approvato con deliberazione della Regione Sardegna N. 8/26 del 5.02.2025. Tale importante documento stabilisce i percorsi organizzativi in linea con gli standard nazionali al fine di garantire la sicurezza ed i controlli di qualità del sistema. Infatti, includere l’opzione della donazione di organi DCD nelle linee guida e negli algoritmi di gestione, valutazione e trattamento dei pazienti con grave lesione cerebrale acuta e grave insufficienza cardiocircolatoria permette, allo stesso tempo, un miglioramento della qualità di cura e la possibilità di donazione per un numero elevato di pazienti con prognosi infausta”.

“Un approccio trasparente alla finalità di donazione, intesa come responsabilità professionale e sociale del personale dell’emergenza e della terapia intensiva ha consentito nel nostro Paese, ed anche in Sardegna, la realizzazione di un modello di attività di cura che include la di possibilità di donazione DBD o cDCD nel fine vita di ogni paziente con lesione cerebrale devastante in ospedale, e che permette dunque di assolvere in termini di effettiva e concreta attuazione, ai doveri imposti dalla necessità di cura delle gravi insufficienze d’organo possibile solo grazie al trapianto. La donazione a cuore fermo controllato consentirà anche nella nostra regione, così come in tutto il nostro Paese, di ampliare la platea dei potenziali donatori, ed attraverso il rafforzamento della rete trapianti regionale, permetterà di aumentare il numero dei pazienti che possono essere trapiantati così riducendo i tempi di attesa in lista, migliorarne l’outcome, ridurre la mortalità in lista di attesa” – conclude D’Antonio.

“Il primo trapianto da donatore a cuore fermo eseguito all’ARNAS G. Brotzu – commenta lieto il commissario straordinario Maurizio Marcias – rappresenta un risultato di straordinaria rilevanza: non solo per la nostra Azienda, ma per l’intera rete regionale, che compie un deciso passo avanti verso standard sempre più elevati di qualità, sicurezza ed equità. È un traguardo che guarda al futuro della medicina trapiantologica, e alla vita di chi attende con speranza l’unica terapia possibile: il trapianto”.

“Un sentito e profondo ringraziamento va a tutti i donatori di organi della Sardegna e alle loro famiglie – aggiunge il Dott. Antonio Manti, Direttore del Coordinamento locale -, che con un gesto di straordinaria generosità e altruismo hanno scelto di donare vita. È grazie a loro se la nostra Isola si conferma tra le regioni più virtuose d’Italia per numero di donazioni, testimoniando una forte sensibilità civile e un profondo senso di comunità”.

Esprime soddisfazione lo stesso assessore regionale alla Sanità, Armando Bartolazzi: “Registriamo un nuovo traguardo sul fronte dei trapianti in Sardegna: l’Ospedale Brotzu di Cagliari ha eseguito il primo trapianto di rene da donatore a cuore fermo (cDCD) che apre una nuova frontiera finora inesplorata nell’isola. La Sardegna ha una vocazione consolidata in questo settore, che oggi trova conferma con gli ottimi risultati che stanno arrivando anche grazie all’utilizzo di tecniche di assoluta avanguardia, recentemente introdotte nella nostra regione”.

“Ricordo che la disciplina dei trapianti da donatore a cuore fermo è stata introdotta in Sardegna appena un anno fa, con la delibera che ha istituito il tavolo tecnico regionale e che ha segnato l’avvio ufficiale di questa tecnica avanzata nell’isola, individuando proprio nell’Arnas Brotzu e nell’AOU di Sassari i due principali poli trapiantologici regionali e designando il Centro Regionale Trapianti in qualità di ente coordinatore. Ad oggi i numeri dell’attività di trapianto nel suo complesso sono buoni, con una media costante di oltre 70 trapianti all’anno, esclusa una leggera flessione nel periodo covid. Le percentuali di consenso sono nettamente superiori a quelle nazionali, con oltre 9 punti percentuali in più nel 2024” – termina Bartolazzi.

Elisabetta Caredda

Elisabetta Caredda

15 Luglio 2025

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