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Colacurci (Sigo): “Piena correttezza dei sanitari coinvolti nella denuncia di aborto provocato a Sassari da un tampone mancante”


“Gli operatori sanitari,sono esposti quotidianamente al rischio di strumentalizzazioni finalizzate a trarre vantaggi da fantasiosi contenziosi medico-legali, basati sul nulla, ma enfatizzati da una risonanza mediatica portata alla ricerca dello scoop e non della verità dei fatti” denuncia il presidente dei ginecologi dopo gli esiti di una indagine interna della struttura sarda. “Al pre-triage del Ps ostetrico-ginecologico gli operatori hanno agito correttamente” ha chiarito l’Aou di Sassari

25 GEN - Dall’eroismo dei medici alla loro demonizzazione il passaggio è breve. Questo non va bene. E quanto accaduto nell’Azienda ospedaliera universitaria di Sassari è paradigmatico “del clima nel quale gli operatori della sanità, e il personale ostetrico-ginecologico in particolare, sono costretti ad operare, esposti quotidianamente al rischio di strumentalizzazioni finalizzate a trarre vantaggi da fantasiosi contenziosi medico-legali, basati sul nulla, ma enfatizzati da una risonanza mediatica portata alla ricerca dello scoop e non della verità dei fatti”.
 
Non ci sta Nicola Colacurci presidente della Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo) che senza mezzi termini interviene con una nota sul caso della 25enne alle prime settimane di gravidanza che, l’8 gennaio scorso, sarebbe stata respinta dalla struttura di Sassari perché sprovvista di tampone e sul suo successivo aborto. Una vicenda che ha campeggiato sulle pagine dei mass media - cavalcata tra l’altro dai no vax - e chiamato in causa alcuni ginecologi accusati di aver avuto atteggiamenti tali da determinare l’interruzione di gravidanza della donna.
 
“I fatti vanno verificati in maniera obiettiva verificando le fonti – ha detto a Quotidiano Sanità – è quello che vorremmo dai mass media. La ricerca dello scoop non paga, soprattutto quando vengono tirati in ballo i medici che devono poter lavorare in tranquillità senza la paura di dover finire sulla prime pagine dei giornali in maniera ingiustificata”.
 
E proprio un’indagine interna della struttura sarda (gli esiti di quella condotta dagli ispettori della Regione e del ministero della Salute non sono ancora stati resi noti) ha visto confermata la piena correttezza del comportamento dei sanitari coinvolti.
“La Sigo – dichiara Colacurci nella nota – ritiene che il personale ostetrico-ginecologico, che sta assicurando la continuità del percorso nascita in un periodo di estrema criticità quale quello attuale, caratterizzato da una notevole recrudescenza dell’infezione da Covid, che costringe tutti i punti nascita ad organizzare un doppio percorso, uno per gravide sospette, l’altro per gravide non affette, percorso realizzato generalmente senza una implementazione dell’organico o delle attrezzature, debba essere maggiormente tutelato e non possa essere oggetto di campagne mediatiche che discreditano non solo i sanitari coinvolti ma tutta la ginecologia italiana”.
 
Insomma, prima di sbattere il mostro in prima pagina, bisogna pensarci bene. La Sigo non vuole disconoscere i casi possibili di “malpractice”, ha chiarito il suo presidente, ma “ritiene che i casi sospetti debbano essere sottoposti, prima di essere presentati all’opinione pubblica, ad una attenta valutazione che verifichi l’esattezza delle informazioni e che dia spazio a tutti i protagonisti, e che debbano essere affidati a giornalisti esperti del settore sanitario non disponibili, per fare audience, a diffondere notizie false e che ripugnano una politica scandalistica senza verifica delle fonti. La Sigo – prosegue – è fiduciosa che le testate giornalistiche che involontariamente hanno gettato discredito su alcuni colleghi, e di riflesso, su tutta la ginecologia italiana, possano riportare all’opinione pubblica la verità nel singolo caso e riaffermare il quotidiano sforzo che tutti i ginecologi italiani fanno quotidianamente per essere sempre vicini alle donne, in ogni loro problematica”.
 
Gli esiti dell’indagine interna all’Aou di Sassari
Nei giorni scorsi erano stati resi noti gli esiti dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Sassari: “Al pre-triage del pronto soccorso ostetrico-ginecologico gli operatori hanno agito correttamente - ricostruisce l’Aou – la signora è arrivata alle 12.35, non ha atteso, era tranquilla, non aveva segni di sofferenza né vengono riferiti dolori e perdite. Al piano terra c’erano un’ostetrica e una oss; misurata la temperatura, le è stato chiesto se fosse vaccinata e se avesse il tampone, non necessario per accedere alle strutture ambulatoriali e al pronto soccorso perché nel caso viene fatto lì”.
 
Secondo l’audit interno “è stato riferito di un test di gravidanza che indicava una terza settimana, periodo così precoce da non consentire diagnosi certe come dopo la quinta settimana. Raccolte le informazioni, “l’ostetrica ha contattato il medico di turno e, constatato che non c’erano gli estremi di una emergenza-urgenza, ha valutato la situazione da codice bianco. Alla donna è stata prospettata la possibilità, in caso di visita ambulatoriale, di fare il tampone il lunedì dopo al box di Ginecologia e Ostetricia, al secondo sottopiano del Palazzo Rosa, e gli è stato consigliato di andare a casa e tornare in caso di dolori o perdite – prosegue l’Aou – ma non è stata prescritta alcuna terapia né è stata consigliata l’assunzione di una tachipirina, ma non è mai tornata. Servirà tempo per avere i report degli ispettori regionali e ministeriali, finalizzati a produrre azioni migliorative per quanto riguarda percorsi, procedure e protocolli. Esprimiamo vicinanza alla signora e solidarietà agli operatori, che hanno agito nel migliore dei modi e sono stati diffamati e minacciati di morte”.
 
E.M.

25 gennaio 2022
© Riproduzione riservata

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