“Una risposta tempestiva e articolata per contenere la Lumpy Skin Disease e tutelare la salute del patrimonio bovino nazionale”. Con queste parole si può riassumere l’intervento del sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, che oggi è intervenuto in commissione Affari Sociali alla Camera, rispondendo all’interrogazione dell’onorevole Silvio Lai (Pd) sulla gestione della dermatite nodulare contagiosa, malattia infettiva che ha recentemente fatto la sua comparsa in Italia, colpendo in particolare la Sardegna.
Gemmato ha chiarito fin da subito la gravità del fenomeno: si tratta di una patologia virale trasmessa principalmente da insetti vettori – come mosche, zanzare e zecche – che colpisce tutte le razze bovine, con un potenziale di diffusione “molto alto, rapido e incontrollabile”. Proprio per questo, la normativa europea la classifica tra le malattie di categoria A, quelle cioè che richiedono un’immediata risposta eradicativa.
Una delle prime misure adottate è stata l’istituzione, il 3 luglio, di una Zona Ulteriore di Restrizione (ZUR) estesa all’intero territorio della Sardegna. Una decisione, ha spiegato il sottosegretario, che non solo si basa sulle linee guida europee, ma è supportata anche dai dati epidemiologici raccolti in loco. Secondo gli esperti del team europeo EUVET, la malattia sarebbe presente sull’isola almeno da aprile, ipotesi condivisa anche dal Centro di Referenza Nazionale. Di qui la necessità di intervenire con restrizioni su scala regionale, soprattutto a causa delle ampie movimentazioni di capi all’interno dell’isola e verso il resto del Paese.
Quanto alla vaccinazione, Gemmato ha definito questa misura come “l’unico strumento in grado di ridurre l’impatto clinico della malattia, proteggere i capi non infetti e prevenire nuovi contagi”. Il Ministero della Salute si è mosso subito, chiedendo alla banca vaccini europea 300.000 dosi, sufficienti per immunizzare tutto il patrimonio bovino della Sardegna. I vaccini sono già disponibili e pronti per la somministrazione.
Il piano vaccinale, elaborato in sinergia con le autorità regionali, l’Osservatorio Epidemiologico Veterinario e il Centro di Referenza Nazionale, segue fedelmente il Regolamento UE 2023/361. L’obiettivo è chiaro: coprire almeno il 95% degli allevamenti e il 75% dei capi. Il piano si articolerà in due fasi: prima nelle zone soggette a restrizione (zona II), poi nel resto dell’isola (zona I), in modo da garantire una copertura uniforme e prevenire nuove infezioni.
Al momento, ha precisato Gemmato, non è possibile stabilire zone di peri-vaccinazione perché non si conosce ancora con esattezza l’estensione della circolazione virale. Solo una volta raggiunto un livello significativo di copertura vaccinale si potrà discutere con la Commissione europea della possibilità di modulare le restrizioni in vigore.
Il sottosegretario ha inoltre ricordato che la gestione dell’emergenza è coordinata a livello nazionale dall’Unità di Crisi Centrale, già attivata e riunitasi in diverse occasioni tra fine giugno e inizio luglio. Obiettivo: garantire un raccordo efficace tra tutti i soggetti coinvolti – Ministeri, Regioni, autorità sanitarie – e ridurre al minimo l’impatto economico sul settore zootecnico, anche attraverso ristori previsti dalla normativa vigente.
Infine, Gemmato ha voluto rispondere anche alle perplessità avanzate circa una presunta disparità di trattamento tra i focolai in Sardegna e quelli rilevati in Lombardia e Toscana. Se in Lombardia (Mantova) il focolaio è stato chiuso in soli tre giorni grazie all’immediato abbattimento degli animali infetti, la situazione sarda è ben diversa: 33 focolai ancora attivi e una circolazione virale ancora significativa. Le misure adottate, ha assicurato il sottosegretario, sono state le stesse in tutti i casi, nel pieno rispetto del regolamento di sanità animale dell’Unione Europea.
“È dovere di tutti – ha concluso Gemmato – attuare le misure previste per tutelare la salute degli animali e garantire la competitività della filiera zootecnica italiana”.