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Fnomceo: “Bene possibilità di prescriverli per medici di medicina generale”


18 GIU - “Da oggi anche i medici di medicina generale hanno un’arma in più per la salute dei loro pazienti. L’introduzione, da parte dell’Aifa, della nota 97, che regolamenta la prescrizione, oltre che dell’acenocumarolo, anche dei nuovi anticoagulanti orali NAO/DOAC, ponendola a carico del Servizio Sanitario Nazionale limitatamente alla Fibrillazione atriale non valvolare, mette infatti, per questa indicazione terapeutica, nelle facoltà anche dei medici di medicina generale la prescrizione di questi nuovi ed efficaci farmaci, che sinora era limitata agli specialisti”. Così il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli, commenta la determina con cui l’Agenzia del Farmaco ha posto a carico del Servizio Sanitario Nazionale, con la nota limitativa n° 97, i nuovi anticoagulanti orali (NAO/DOAC), prevedendone la prescrizione, da parte degli specialisti e dei medici di medicina generale,  ai pazienti con Fibrillazione Atriale Non Valvolare (FANV). All’atto della prescrizione, si legge nella determina, i medici di medicina generale e gli specialisti devono compilare la scheda di valutazione della prescrizione e del follow-up, con obbligo di conservarla e devono consegnare una copia al paziente, in previsione del relativo aggiornamento nell’ambito di successive visite di controllo.
 
“La determina dell’Aifa manifesta una volontà di coinvolgimento dei medici di medicina generale nella prescrizione e nel follow-up di questi nuovi farmaci, che si sono dimostrati rivoluzionari per efficacia, aderenza terapeutica da parte dei pazienti, e sicurezza – spiega Anelli -. Questo con il duplice vantaggio di una prossimità al paziente non solo nel momento della prescrizione della terapia ma in quelli successivi, di monitoraggio dell’aderenza, della tollerabilità e dei possibili effetti secondari. I medici di medicina generale costituiscono infatti il terminale del Servizio sanitario nazionale più vicino al paziente, non solo a un livello concreto e logistico ma soprattutto al livello di alleanza terapeutica, quella relazione intima e continuativa che la Scienza e la Legge riconoscono come il fondamento stesso della cura”.
 
“È questa, per noi, la vera appropriatezza: poter sceglier il farmaco più adatto per quel paziente, in quel momento – conclude – e poter seguire in maniera proattiva gli effetti terapeutici e quelli indesiderati. Un’appropriatezza che, ne siamo certi, non può che tradursi in un beneficio anche in termini di sostenibilità del servizio Sanitario Nazionale. Per questo auspichiamo che la possibilità di prescrivere farmaci che sinora sono stati appannaggio, con l’attivazione del Piano terapeutico, solo degli specialisti, sia presto estesa anche ad altri farmaci che hanno dimostrato la loro efficacia e sicurezza, come i nuovi ipoglicemizzanti orali e le terapie per la broncopneumopatia cronica ostruttiva”. 

18 giugno 2020
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