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Long Covid. Pubblicati i dati del primo studio prospettico multicentrico. In prima fila l’Ao San Giovanni di Roma


Lo studio condotto su 152 pazienti e pubblicato su “Brain Sciences” ha indagato su disfunzione olfattiva persistente, cefalea e confusione mentale. Tra il 20% ed il 25% di questi pazienti lamenta disturbi dell’olfatto anche dopo un anno dall’infezione da Sars-CoV-2. Il 50% dei pazienti ha manifestato cefalea e il 46.7% confusione mentale
 

08 FEB - Le alterazioni funzionali dell’olfatto rappresentano una delle manifestazioni sintomatologiche più comuni della sindrome da Long-Covid, una percentuale tra il 20% ed il 25% di questi pazienti lamenta disturbi dell’olfatto anche dopo un anno dall’infezione da Sars-CoV-2. Ma non solo il 50% dei pazienti ha manifestato cefalea e il 56.7% confusione mentale.
 
A fotografare gli effetti del long Covid è uno studio condotto su 152 pazienti, i cui dati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Brain Sciences”.

Lo studio, coordinato dalla Arianna Di Stadio, Professore Associato di Otorinolaringoiatria presso l’Università di Catania  e firmato da esperti internazionali quali Michael J. Brenner, Professore Associato di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Testa-Collo presso l’Università del Michigan e Evanthia Bernitsas, Professore Associato di Otorinolaringoiatria e Direttrice del Centro per la sclerosi multipla della Wayne State University di Detroit, ha visto in prima linea Angelo Camaioni, Direttore del Dipartimento Testa-Collo e della Uoc Otorinolaringoiatria dell’Ao San Giovanni-Addolorata, coadiuvato da Pietro De Luca, Medico in Formazione Specialistica in Otorinolaringoiatria.
 
Lo studio trasversale multicentrico ha arruolato 152 adulti che riferivano disfunzione olfattiva afferenti a 3 centri terziari specializzati in disturbi olfattivi da Covid-19. Criteri di inclusione sono stati l’alterazione olfattiva dopo l’infezione da Sars-CoV-2 persistenti per oltre 6 mesi dall’infezione, età maggiore di 18 anni e inferiore a 65 anni.
 
Dallo studio è emerso che 50 pazienti (32,8%) presentavano anosmia, 25 (16,4%) iposmia, 10 (6,6%) parosmia/cacosmia e 58 pazienti (38,2%) una combinazione di iposmia e parosmia.  Sette pazienti (4,6%) soffrivano esclusivamente di cefalea e due (1,4%) avevano cefalea e confusione mentale come sintomi d’esordio. In particolare la cefalea è stata segnalata da 76 pazienti (50%) e la confusione mentale da 71 (46,7%).

“L’alterazione dell’olfatto ed il coinvolgimento cognitivo sono caratteristiche comuni della sindrome da Long-Covid. La confusione mentale – spiegano la coordinatrice dello studio Arianna Di Stadio e il prof. Angelo Camaioni – spesso descritta come ‘brain fog’, potrebbe influenzare l’olfatto alterando il ricordo degli odori o attraverso un meccanismo condiviso di neuroinfiammazione. Abbiamo indagato la confusione mentale, la cefalea, e la funzione cognitiva in pazienti adulti con disfunzione olfattiva persistente dopo infezione da Sars-CoV-2”.

Dallo studio sono stati quindi esclusi pazienti con alterazione dell’olfatto, cefalea, o disturbi mnemonici precedenti all’infezione. I pazienti sono stati esaminati tramite esame olfattometrico, esame endoscopico nasale, scale di valutazione delle cefalea, valutazione della cognitivi, Mini Mental State Examination (Mmse). La disfunzione olfattiva è stata stratificata e classificata in base alla severità del deficit e in base alla presenza o meno di distorsione dell’olfatto (parosmia, cacosmia). I dati inerenti l’olfatto, la cefalea, la confusione, ed il Mmse sono stati analizzati per valutare eventuali connessioni.

“I pazienti che riferivano cefalea, confusione mentale, o entrambe – scrivono gli autori – mostravano un rischio significativamente maggiore di soffrire di anosmia e/o iposmia se confrontati con la controparte senza sintomi neurologici. Nessuno dei pazienti ha riportato un punteggio ridotto al Mmse. Nella nostra coorte di pazienti post-Covid-19 con sintomi olfattivi persistenti oltre i 6 mesi, la cefalea ed il coinvolgimento cognitivo erano associati con deficit olfattivi più severi, coerentemente con meccanismi neuroinfiammatori mediatori di una varietà di sintomi nei pazienti con sindrome long-Covid”.

08 febbraio 2022
© Riproduzione riservata

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