World Wide Rome-Open Science. Accesso libero alla scienza e l’eredità di Rita Levi Montalcini
Open access, la possibilità per tutti e ovunque di accedere gratuitamente e liberamente alla conoscenza. Questo concetto, insieme al contributo alla ricerca dato da Rita Levi Montalcini, al centro dell’evento multimediale svoltosi oggi a Roma cui hanno partecipato scienziati di fama mondiale.
22 APR - “Ringrazio tutti coloro che attraverso la rete hanno deciso di celebrare il mio compleanno. Per regalo, mi piacerebbe chein questo paese ci fosse più interesse e sostegno alla ricerca, che non è stata sostenuta negli ultimi anni. Mai l’Italia si è resa conto della ricchezza di capitale umano che ha, e questa non è mai stata valorizzata. Ma io ho molta fiducia e stima nella ricchezza del paese”. Con questo messaggio, tratto da una delle ultime interviste pubbliche rilasciata da
Rita Levi Montalcini registrata nel giorno del suo 101esimo compleanno, si apre l’evento “
World Wide Rome - Open Science - Io sono la mente”: un messaggio – quello della Montalcini – che sembra calzare a pennello a questa giornata, che vuole celebrare la rete e l’open science proprio in occasione dell’anniversario della nascita della ricercatrice, morta a dicembre scorso. La diretta dell’evento è stata seguita anche da
Quotidiano Sanità che l'ha trasmessa in streaming dalle 11 alle 19
.
La prima parte della giornata è tutta dedicata all’accesso pubblico ai dati della ricerca. Il primo degli interventi a favore dell’Open Science è infatti quello di
Ilaria Capua, una delle più famose ricercatrici italiane che lavorò
al sequenziamento genetico del virus dell'aviaria nel 2006, oggi anche onorevole per Scelta Civica per l'Italia. “In occasione di quell'importante risultato scientifico l’Oms ci chiese di inserire i nostri dati e le nostre ricerche in un database ad accesso limitato, e noi facemmo una scelta che io ritengo di buon senso: dati di questa sensibilità devono essere pubblici, tutti devono lavorare insieme per contribuire alla salute pubblica”, ha spiegato. Una scelta che valse alla ricercatrice una pioggia di consensi a livello internazionale, tanto da farne quasi una paladina dell’Open Science - Seed l'ha eletta “mente rivoluzionaria” ed è entrata fra i 50 scienziati top di Scientific American - e oggi lo è anche in Parlamento. Tanto che sta lavorando ad una serie di norme che riguardano proprio questo tema. “La prima idea, quella forse più facile, è quella di fare una legge che imponga ai ricercatori che svolgono ricerche finanziate pubblicamente dallo Stato, di pubblicare i risultati solo su riviste open access, in modo che i dati siano a disposizione di tutti”, ha continuato Capua. “Il secondo punto è quello di costringerli a fare un report dei loro progetti anche quando non ottengono risultati: sebbene non tutti i trial e le ricerche si concludano con una pubblicazione, anche conoscere quali sono quelli che non ottengono risultati è importante per la comunità scientifica”.
Open access
Ovvero la possibilità per tutti in tutte le parti del mondo di accedere gratuitamente e liberamente alla conoscenza e alle informazioni scientifiche. L’idea è semplice e parte da un messaggio che viene da molto lontano nel tempo: “Se ho visto più lontano è perché stavo sulle spalle dei giganti, diceva
Isacco Newton”, ha ricordato
Maurizio Napolitano, portavoce di Open Knowledge Foundation in Italia. “Ed è per questo che se copyright e brevetti sono stati una tutela fino ad oggi, talvolta diventano un ostacolo. Soprattutto nel mondo digitale: la conoscenza diventa un bene comune accessibile a tutti, nascono gli open software, il copyleft, la licenza creative commons”. Tutti strumenti con i quali la scienza e le informazioni possono viaggiare più liberamente, ed essere disponibili a tutti e “completabili” da tutti. In questo modo contributi alla ricerca possono arrivare da ogni parte del mondo e da chiunque, a prescindere dalla preparazione scientifica dei singoli.
Nella mattina anche un messaggio di
Margherita Hack, che ha voluto ricordare l’eleganza e la cordialità, nonché il sostegno di Rita Levi Montalcini ai giovani. “Un esempio di una persona che ha avuto una giovinezza difficile, e che per questo è ancora più ammirevole per quello che è riuscita a fare”, ha detto.
Ma soprattutto importante il contributo di
Francesco Profumo, ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, presente all’evento. “Forse potevamo fare di più per l’open access in Italia; come spesso accade per temi così importanti per cui non si smette mai di fare. Ma abbiamo già fatto tanto: abbiamo dato un contributo al Consiglio europeo, grazie all’apporto ad Horizon 2020, programma della ricerca europea nei prossimi 7 anni, che comincerà l’anno prossimo e che getta le basi sulle quali si baserà lo studio scientifico fino al 2020; e abbiamo supportato lo sviluppo di un programma italiano, su base regionale che riguardi proprio il tassello sull’Open Access”, ha spiegato. “Ci siamo impegnati a far sì che anche nei progetti internazionali finanziati dall’Europa informazioni scientifiche e dati possano venire resi pubblici e liberi: l’idea è quella di avere risultati che possano essere ‘interoperabili’ sia tra paesi diversi che all’interno del nostro paese, e facilmente accessibili”. E in questo, dice il Ministro, siamo già all’avanguardia anche rispetto agli Usa dell’amministrazione Obama.
Infine, importante – spiega ancora Profumo – è anche il tema della giurisprudenza di questi temi, in cui invece siamo più indietro.
“Il corpo faccia quello che vuole, io sono la mente”, parola di Rita Levi Montalcini
Il pomeriggio sarà quasi completamente dedicato alla più importante delle scoperte di questa ricercatrice, per la quale nel 1986, all’età di 77 anni, insieme all’americano Stanley Cohen è stata insignita del Nobel per la medicina: la scoperta era avvenuta nei primi anni Cinquanta, l’argomento era il fattore di crescita nervoso o NGF (Nerve Growth Factor), proteina fondamentale per il mantenimento e la crescita dei neuroni del sistema simpatico e sensoriale, senza la quale le cellule cerebrali si suicidano. A questo proposito alle 14 parlerà anche il Premio Nobel
Aaron Ciechanover, che porterà il proprio ricordo personale della Montalcini.
E poi si susseguiranno tutta una serie di contributi di ricercatori italiani e internazionali (
William Mobley,
Pietro Calissano,
Moses Chao,
Antonino Cattaneo,
Francesco Sinigaglia,
Roberto Bernabei,
Francesca Levi-Schaffer,
Philip Lazarovici), volti sia a ricordare tutti i contributi che la scoperta del Nerve Growth Factor ha dato alla scienza in passato, sia le prospettive di ricerca che apre per il futuro.
Grazie agli studi della Montalcini si capì infatti nel secolo scorso, per la prima volta, che i neuroni sopravvivono solo se possono prelevare sostanze nutritive da altre cellule attraverso le connessioni sinaptiche. Quella ricerca, condotta su embrioni di pollo, cambiò per sempre la nostra comprensione dei meccanismi cerebrali, sfatando il mito che il cervello non possa “rigenerarsi”: se è vero dopo la nascita non si formano nuovi neuroni e quelli che muoiono sono irrimediabilmente perduti, è vero allo stesso modo che si formano sempre nuove connessioni, circuiti alternativi, e che il merito della straordinaria plasticità neuronale è proprio dell’NGF. Una ricerca che ha poi aperto la strada a molte altre scoperte: in seguito sono state studiate decine di molecole simili, dette “neurotrofine”, grazie alle quali il cervello riesce a mantenersi giovane nonostante l’avanzare dell’età.
Ed è solo grazie alla Montalcini e alla sua scoperta che ancora oggi possono partire nuovi trial e ricerche, come quella del Campus Biomedico di Roma che testa proprio il NGF come trattamento per le
malattie neurodegenerative dell’occhio (tema al quale oggi pomeriggio verrà dedicata una sessione specifica) o come quella – sempre italiana, ma stavolta dell’Università Cattolica – che ne ha scovato i benefici per il trattamento del
glioma delle vie ottiche.
Infine, la giornata si chiuderà con la Lectio Magistralis di
Napoleone Ferrara, Premio Lasker, Breakthrough Prize in Life Sciences. Il tema della discussione è il VeGF, il fattore di crescita che apre la strada a nuove terapie per trattare i tumori e prevenire la cecità.
Laura Berardi
22 aprile 2013
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