Fa più morti il sale che gli incidenti stradali 

Fa più morti il sale che gli incidenti stradali 

Fa più morti il sale che gli incidenti stradali 
Nonostante le raccomandazioni e gli interventi delle Istituzioni, gli italiani continuano a consumare troppo sale, uno dei più importanti fattori di rischio per le malattie cardiovascolari. Secondo il ministero della Salute soltanto il 7 per cento della popolazione adulta ha un consumo entro i limiti raccomandati dall’Oms.

Basterebbe che la popolazione italiana dimezzasse il consumo di sale per evitare fino a 26 mila morti l’anno. Cinque volte di più delle vittime degli incidenti stradali.
Il sale in eccesso, infatti, contribuisce in maniera importante allo sviluppo dell’ipertensione arteriosa, responsabile – secondo il World Health Report 2002 dell’Oms – del 62 per cento dei casi di ictus cerebrale e del 49 per cento dei casi di cardiopatia ischemica. Sono questi numeri che hanno spinto ormai da anni l’Organizzazione mondiale della sanità e l’Unione Europea a inserire la riduzione del sale nell’alimentazione tra le priorità nell’ambito della prevenzione delle malattie croniche non trasmissibili.
Un obiettivo che anche il ministero della Salute italiano ha fatto proprio inserendo la riduzione del consumo di sale tra le strategie del programma “Guadagnare salute: rendere facili le scelte salutari”.
Sono stati questi alcuni degli argomenti di discussione nel corso del convegno “Abuso di sale, obesità e ipertensione. Meno sale, più salute: vicini alla soluzione?”, promosso dal ministero della Salute. L’incontro, oltre a ribadire le ragioni scientifiche dell’opportunità di una riduzione della quantità di sale nell’alimentazione, è stato occasione per la presentazione dei dati preliminari del progetto “Buone pratiche sull’alimentazione: valutazione del contenuto di sodio, potassio e iodio nella dieta degli italiani”. L’iniziativa mira a ottenere informazioni aggiornate sul consumo medio pro-capite di questi alimenti, su base regionale e per fasce di età.
Ed eccoli i dati relativi alle prime 9 Regioni censite: i maschi consumano mediamente 11 grammi di sale al giorno, mentre le donne 8. Per entrambi i sessi, una quantità ben al di sopra delle indicazioni mediche (2 grammi), che vengono rispettate soltanto dal 7 per cento degli italiani. È inoltre presente un gradiente Nord-Sud, con il Meridione che continua a preferire i cibi saporiti.
Dal confronto con dati analoghi raccolti 10 anni fa emerge un abbassamento della pressione arteriosa media, segno di una maggiore adeguatezza nel trattamento di questa condizione, ma anche – probabilmente – di una certa efficacia delle misure di prevenzione. Tuttavia, i numeri stanno a indicare che ancora molto rimane da fare. E su questo terreno un’azione concordata tra istituzioni pubbliche e soggetti privati potrebbe essere l’arma vincente. Misure di questo tipo sono state attuate con successo già da diversi Paesi, come il Belgio, la Finlandia, il Canada e i Regno Unito. E anche il ministero della Salute si sta muovendo su questa strada: già lo scorso anno ha siglato dei protocolli d’intesa con le associazioni dei panificatori artigianali e industriali volti a ridurre il contenuto di sale nel pane, uno degli alimenti consumati con più costanza dagli italiani e perciò potenziale fonte di un apporto eccessivo di sodio. Tuttavia l’obiettivo è un più ampio coinvolgimento dell’industria alimentare: il 60 per cento del sodio consumato dagli italiani è contenuto infatti fin dall’origine negli alimenti e non aggiunto discrezionalmente durante la preparazione.
A.M.

 

15 Giugno 2010

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