L’art. 78 del disegno di legge di Bilancio interviene sul fronte dei tetti alla spesa farmaceutica. A decorrere dall’anno 2026, il limite per gli acquisti diretti è rideterminato nella misura dell’8,7 per cento (+0,20 per cento rispetto all’8,5 per cento previsto dalla legislazione vigente), mentre il tetto per la farmaceutica convenzionata viene aumentato al 6,85 per cento (+0,05 per cento rispetto al 6,8 per cento a legislazione vigente); il valore complessivo aumenta quindi al 15,55 per cento (+0,25 rispetto al 15,30 per cento previsto per il 2025).
La modifica, ampliando i margini di spesa per entrambi i settori, incide anche sulla dimensione degli sforamenti del tetto e quindi sul contributo richiesto alle imprese farmaceutiche a titolo di payback (pari al 50 per cento della spesa eccedente il limite, in entrambi i casi).
Tenendo conto dei risultati dei primi quattro mesi del 2025 (ultimi dati al momento disponibili), proiettati ad anno, da una simulazione della Corte dei conti si rileva che con le nuove soglie cinque Regioni superano il tetto del 6,85 per cento (la Campania con un valore appena superiore) per la convenzionata, mentre il dato nazionale è ancora inferiore al limite previsto con una stima di avanzo di circa 793 mln.
Diverso l’andamento nel caso degli acquisti diretti (inclusi i gas medicinali, il cui limite, ricompreso nel valore del tetto di spesa previsto per gli acquisti diretti, non è modificato dal disegno di legge). Pur confermandosi, in tutte le regioni, un livello di spesa al di sopra del limite, lo scostamento complessivo registra una riduzione, per effetto del passaggio al nuovo tetto pari all’8,7 per cento del fabbisogno sanitario standard, rispetto al previgente 8,5 per cento. In questo caso la stima di sfondamento del tetto è di 3,8 mld con un payback per le aziende di 1,9 mld.
In relazione alla spesa complessiva, invece, si registra una riduzione dello scostamento di lieve entità in termini assoluti (da 3,3 a 3 miliardi); solo tre Regioni riuscirebbero a rispettare il tetto di spesa (una in più rispetto allo scenario a legislazione vigente).
“A meno di non ipotizzare una riduzione del volume di acquisti diretti – scrive la Corte dei conti – , il nuovo tetto alla spesa comporterebbe quindi un costo aggiuntivo a carico dei bilanci regionali. Le maggiori risorse attribuite al SSN (stimate nella relazione tecnica in 350 milioni annui tenuto conto che lo 0,1 per cento del livello del fabbisogno sanitario standard corrisponde a circa 140 milioni di euro) dovrebbero compensare, quindi a parità di consumi, il minor apporto richiesto alle aziende farmaceutiche Il consolidarsi dei trend di spesa e il permanere di marcate differenze nei livelli di consumo tra le diverse aree del Paese richiedono un’attenta valutazione degli effetti della norma”.

