Nel 2023, le imprese farmaceutiche a capitale tedesco hanno generato in Italia un valore della produzione di quasi 5,4 miliardi di euro, ovvero circa l’8% del valore complessivo della produzione farmaceutica e dei dispositivi medici in Italia, in crescita di più di 10 punti percentuali rispetto al 2019 e oltre 9.000 occupati diretti. Nel 2024, ancora, le esportazioni delle principali imprese a capitale tedesco possono essere stimate in circa 1,4 miliardi di euro in aumento di quasi 8 punti percentuali rispetto al 2020. Dati che sorreggono un settore ricco di potenzialità, ancora tuttavia limitato da criticità tipiche del territorio italiano: burocratiche, autorizzative ed economiche.
Nella cornice dell’ambasciata tedesca, la presentazione dello studio “L’impatto delle imprese healthcare a capitale tedesco in Italia”, realizzato da AHK Italien (Camera di Commercio Italo Germanica) e Luiss Business School, offre un momento di spunto e riflessione sulle evolutive da mettere in atto per ampliare ulteriormente le prospettive di investimento. ogni euro investito ne produce tre di Pil, ogni occupato diretto ne genera tre di indotto
Le imprese pharma e dispositivi medici a capitale tedesco presenti sul territorio italiano – molte delle quali fanno riferimento a grandi gruppi multinazionali come Bayer, Boehringer Ingelheim, B.Braun, Fresenius Kabi, Grünenthal e Merck Serono – fungono da sempre da propellente per l’ecosistema sanitario nostrano. Non solo investendo sul territorio, ma portando un know how di competenze industriali, scientifiche e tecnologiche che contribuiscono ad un’evoluzione generale del Paese.
L’impatto economico complessivamente generato in Italia, secondo lo studio, può essere stimato in 2,9 miliardi di euro nel 2023, di cui circa 1 miliardo di effetti indiretti e un indotto di quasi 650 milioni di euro. Per ogni euro di valore aggiunto generato dalle imprese deriva un impatto sul sistema economico di 2,9 euro. In termini occupazionali, l’effetto è stimabile in poco più di 14 mila unità lavorative, con un moltiplicatore totale superiore a tre: ogni euro investito ne produce tre di Pil, ogni occupato diretto ne genera tre di indotto.
Nel periodo 2000-2024, l’ammontare medio annuo degli investimenti delle principali imprese a capitale tedesco è stato superiore ai 190 milioni di euro, di cui quasi il 55% destinati alle attività di ricerca e sviluppo e di sperimentazione clinica. Sono state oltre 200 le sperimentazioni cliniche attivate in Italia, con il 53% di studi clinici condotto in Fase I e II, in percentuale superiori alla media italiana nello stesso periodo. A cui va aggiunta la costruzione di tanti centri di eccellenza, tra cui l’hub globale per la ricerca oncologica di Bayer, i siti di Guidonia e l’Istituito di Ricerche Biomediche Antoine Marxer di Ivrea del Gruppo Merck.
Gli investimenti industriali invece, hanno riguardato l’espansione della capacità produttiva degli impianti, l’adozione e l’implementazione di tecnologie digitali, robotizzazione e automazione e il miglioramento delle performance ambientali.
Le criticità del sistema Italia
Nonostante questo, lo studio evidenzia come parte del potenziale delle imprese a capitale tedesco rimanga inespresso e minacciato da problematiche che, a lungo andare, potrebbero compromettere l’attrattività del territorio italiano e la sostenibilità dei business.
I due nodi cruciali, rimarcati dallo studio, sono l’assenza di una visione unitaria sul lungo periodo sul settore healthcare – dovuta anche all’avvicendarsi di molti governi spesso di schieramento opposto – e al sistema normativo e regolatorio sempre meno favorevole all’impresa, come denunciato anche dalle aziende nazionali.
Complessità burocratica, ritardi nei processi autorizzativi e un sistema regolatorio percepito come instabile e poco prevedibile disincentivano la localizzazione degli investimenti in Italia e rendono sempre più difficile dal punto di vista delle società controllate proporre, nell’ottica della competizione interna ai grandi gruppi multinazionali, il proprio territorio di operatività come possibile sede per l’espansione delle iniziative strategiche di produzione e ricerca della holding.
Il sistema di gestione della sanità è visto ancora come un punto di debolezza per l’Italia. Dalle politiche di prezzo e rimborso, all’acquisto pubblico del SSN che privilegia sempre il prezzo più basso mettendo a rischio la sostenibilità industriale, specie nello scenario della competitività internazionale con Stati Uniti e Asia. Anche il sistema del payback riceve una citazione nello studio, bollato come inefficace e come elemento di incertezza sull’effettiva remunerazione dell’attività.
Infine, si fa un affondo anche contro le politiche di incentivazione, definite “discontinue”, con requisiti di accesso di crescente complessità. Nonché sull’eccessiva durata della fase di avvio per gli studi di ricerca clinica e innovazione, specie nella parte di contrattualizzazione dei centri sperimentali, a causa della grande varietà di procedure presenti.
Evolutive e progresso: cosa propongono le imprese tedesche
Per contrastare gli elementi di criticità, lo studio ha aiutato a sviluppare una serie di policy evolutive che contribuirebbero a valorizzare il contributo delle imprese a capitale tedesco, nonché a schiuderne il potenziale:
- Recupero di una gestione della spesa sanitaria come leva di sviluppo industriale e non solo come strumento di finanza pubblica.
- Ridefinizione delle politiche di assistenza sanitaria e revisione dei sistemi di budgetinge di contenimento della spesa, con una modifica dello strumento del payback e dei meccanismi di procurement.
- Semplificazione amministrativa, regolatoria e fiscale.
- Misure coerenti con le politiche di spesa sanitaria, in grado di orientare il sistema delle imprese lungo un percorso credibile di decarbonizzazione e cambiamento strutturale. Nello specifico il Critical Medicines Act (CMA), la proposta di restrizione REACH sulle sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche (PFAS) e la direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane (UWWTD), sono bollate come “contraddittorie” e “non compatibili con la realtà produttiva del settore”.
- Recupero di una visione strategica unitaria, con un confronto costante fra i Ministeri coinvolti (MSAL, MIMIT e MASE), e di una capacità di dialogo con le imprese.
- Migliorare nel tempo l’efficacia e l’accessibilità delle soluzioni terapeutiche esistenti, oltre che di sviluppare nuovi trattamenti, attraverso strumenti di sostegno per gli investimenti sulla ricerca.
“Italia e Germania con i loro rappresentanti sanno che l’Europa deve investire nelle proprie risorse e nella propria competitività. Il settore Healthcare in questo può fare la differenza. Fondamentale trovare un’intesa per tutelare entrambi gli ambiti: un’assistenza sanitaria gratuita e disponibile per tutti sia in Italia che in Germania e un’industria competitiva nei nostri Stati e in Europa, che crei posti di lavoro e contribuisca al miglioramento dell’assistenza medica”. S.E. Thomas Bagger, Ambasciatore della Repubblica federale di Germania in Italia
“Il settore pharma e medtech costituisce uno da sempre dei pilastri delle relazioni economiche tra i nostri due Paesi. Il radicamento delle imprese tedesche del settore in Italia è un motore di stabilità e competitività, capace di generare valore economico e sociale per entrambe le economie. In un contesto complesso, serve investire su questo rapporto, introducendo i necessari cambiamenti a livello regolativo e di budgeting per non vanificare un enorme potenziale”. Jörg Buck, Consigliere Delegato AHK Italien
“C’è competizione tra l’Italia e gli altri Stati d’Europa, ma prima di tutto sono paesi partner. La Germania è poi il principale partner commerciale per l’Italia e può superare anche la Francia che al momento detiene il primato. Il settore farmaceutico è strategico ed è fortemente connesso con la qualità della vita della popolazione, ma è anche un settore in cui la competizione si estende a livello internazionale. È indispensabile in questo senso un sempre maggiore coordinamento tra di noi e con le aziende. Le porte del Ministero degli Esteri sono sempre aperte”. Cons. Andrea Pompermaier, Capo dell’Ufficio III della Direzione Generale per la promozione del sistema Paese, Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale
“Francia e Germania investono da sempre in Italia. Molti degli investimenti francesi però sono di natura finanziaria, mentre gli investimenti tedeschi sono principalmente greenfield e hanno contribuito a creare nuova occupazione e una crescita significativa del valore aggiunto nel territorio. Possiamo vantare un numero consistente di centri di ricerche in cui le grande aziende internazionali riescono a realizzare progetti di ricerca clinica e questo, per ora, riesce a compensare i limiti dell’iper-regolamentazione, della lentezza e di un atteggiamento verso il sistema delle imprese non sempre favorevole. Dobbiamo ora ragionare sul futuro del pharma, perché gli scenari sono complessi per l’UE: che da qualche anno scende nel valore degli investimenti a favore di Usa e Asia. In questo senso la collaborazione tra sistemi produttivi di paesi europei diventa fondamentale”. Matteo Caroli, Vice Dean for Sustainability and Impact e Responsabile Osservatori Luiss Business School Responsabile Osservatorio Luiss Business School
“Questo è un periodo molto particolare per la regolamentazione del settore life science, il punto di vista è cambiato. C’è un punto di attenzione che è quello di cominciare ad osservare i provvedimenti UE non in maniera verticale ma trasversale. Noi siamo attenti su questi aspetti perché ci sono delle iniziative legislative in corso che rischiano di non essere coerenti e di impattare su un settore così complesso. C’è bisogno di un lavoro di coordinamento che prevede responsabilità condivise tra i tre ministeri (ndr Esteri, Salute e Made in Italy). Per fare un investimento in Italia ci sono degli impatti normativi importanti, per questo è stato creato il Comitato per gli investimenti esteri in cui si condivide come far andare avanti un investimento, accompagnando l’iter con un’assistenza di tutoraggio che guida gli investitori nella complessità dell’attività, con la presenza anche di fast track di autorizzazione. Il nostro sforzo è quello di sostenere i bisogni e di portarli ai tavoli giusti per cercare di farli progredire”. Claudia Biffoli, Dirigente della Divisione IV della Direzione generale per le nuove tecnologie abilitanti, Ministero delle Imprese e del Made in Italy
“Il budget messo a disposizione dalla Legge di Bilancio è già insufficiente per la spesa sanitaria, il meccanismo di payback non è efficace. In altri paesi si è trovato un meccanismo più ampio, che non guarda solo al prezzo ma anche il ruolo di chi offre nel Paese, se è innovativo e fa ricerca. Servono meccanismi più premianti per le aziende più virtuose. Ci sono aziende che hanno impiegato fino a 6 anni, tempi biblici, per l’approvazione di un investimento. Molto bene la proposta di lavorare a stretto contatto con le necessità delle aziende, perché è interesse di tutti che possano esprimere il loro massimo potenziale”. Christian Poehlking, gruppo Healtcare AHK Italien e CFO & Administration Director Boehringer Ingelheim Italy
“Bayer è orgogliosa di contribuire in modo significativo all’ecosistema healthcare italiano, dove operiamo da oltre 125 anni con l’obiettivo di generare valore per il Paese. Ne è una testimonianza lo stabilimento di Garbagnate Milanese, riconosciuto dal World Economic Forum come modello di innovazione e sostenibilità. Nel 2024 abbiamo investito 6,2 miliardi di euro in ricerca e sviluppo a livello globale, risorse che alimentano nuove soluzioni terapeutiche e collaborazioni solide con istituzioni, comunità clinica e associazioni di pazienti. Per trasformare questi investimenti in benefici tangibili per i cittadini, è però necessario un impegno congiunto. Per competere a livello globale, l’Italia ha bisogno di un ambiente che alleggerisca il carico burocratico e renda più rapido il percorso che porta i progressi scientifici nella pratica clinica. È questo il presupposto per attrarre nuovi investimenti e accelerare l’adozione delle tecnologie più avanzate. Il nostro Paese dispone di asset straordinari: competenze scientifiche, un sistema clinico di altissimo livello e una consolidata tradizione industriale. Il passo che può fare la differenza nei prossimi anni è lavorare insieme, istituzioni, imprese e comunità scientifica, per creare condizioni stabili e favorevoli che trasformino questo potenziale in un vantaggio competitivo duraturo.” Arianna Gregis, Head Pharmaceuticals, Bayer Italia.
Gloria Frezza