Sono stati presentati oggi, nel corso della XVIII International AIDS Conference in corso a Vienna, i risultati di uno studio condotto dal Centre for the AIDS Programme of Research in South Africa (CAPRISA) che ha valutato l’efficacia di un gel microbicida come strategia di prevenzione dell’infezione da Hiv. Incoraggianti i primi dati: se utilizzato nel corso di rapporti vaginali, il gel, a base di un antriretrovirale (tenofovir), si è dimostrato in grado di ridurre del 39 per cento il rischio di contagio da Hiv e del 51 per cento quello di herpes genitale. Il gel, inoltre, è tanto più efficace, quanto più è costante l’impiego. Per le donne che lo hanno utilizzato in più dell’80 per cento dei rapporti vaginali, il rischio di infettarsi è sceso del 54 per cento.
Insomma, potrebbe trattarsi della svolta che si aspettava nella prevenzione delle infezioni da Hiv: se i dati di questa sperimentazione fossero confermati, l’impiego del gel potrebbe comportare una frenata storica della diffusione del virus.
“I risultati positivi dello studio rappresentano una significativa pietra miliare nella ricerca di strategie di prevenzione dell’Hiv”, ha affermato Ian McGowan, tra i ricercatori del Microbicide Trials Network. Inoltre, offrono ragioni per essere ottimisti circa il prossimo sviluppo di un gel microbicida che sia efficace contro la trasmissione per via rettale del virus.
Quest’ultimo, infatti, è stato un aspetto a lungo trascurato nelle strategie di prevenzione. Nonostante i rapporti anali siano praticati dal 5-10 per cento della popolazione e siano molto più a rischio: la probabilità di trasmissione del virus durante un rapporto anale non protetto è dalle 10 alle 20 volte più alta rispetto a quella di un rapporto vaginale non protetto.
“Di certo, per gli omosessuali e gli altri MSM (“men who have sex with men”, ndr.), i rapporti anali non protetti sono la principale causa di contagio da Hiv”, ha dichiarato Jim Pickett, presidente dell’International Rectal Microbicide Advocates, un network mondiale che ha messo al centro della propria agenda proprio al ricerca di un microbicida efficace di prevenire la trasmissione rettale dell’Hiv. “Ma il mondo – ha aggiunto – ha ampiamente ignorato gli omosessuali e i rapporti anali. Gli omosessuali e gli altri MSM sono sottorappresentati nella maggior parte delle strategie nazionali anti-Aids, nell’epidemiologia, nella sorveglianza e nella ricerca”.
Allo stesso modo, ha proseguito, hanno ricevuto meno servizi “sia per quanto riguarda la prevenzione, sia l’assistenza, sia il trattamento e il supporto. Inoltre, c’è una carenza di dati riguardanti i rapporti anali – siano essi omosessuali o eterosessuali – dovuta alla scarsa attenzione dei politici e allo stigma, alla criminalizzazione se non a una totale negazione della pratica”.
Nonostante ciò, quello della trasmissione rettale dell’Hiv rimane un problema di sanità pubblica globale. Un omosessuale o un MSM ha un rischio 19 volte più elevato di essere infettato dal virus rispetto alla popolazione generale.
Per questa ragione, l’efficacia del gel e la sua potenziale applicazione anche alla prevenzione della trasmissione rettale è stata accolta con entusiasmo: "Siamo ottimisti”, ha concluso Pickett. “Con cinque nuove infezioni per ogni due persone che iniziano il trattamento anti-Hiv, è un imperativo assoluto trovare nuovi modi per prevenire l’infezione negli individui a rischio, siano essi omosessuali o etero, donne o uomini”.
A.M.