Aou: la parola passa ai giudici

Aou: la parola passa ai giudici

Aou: la parola passa ai giudici
La situazione delle aziende ospedaliere universitarie è grave. Ce ne sono 31, di cui 30 non sono tali.

Il sonno della ragione genera mostri è il titolo di una bellissima incisione di Goya dedicata ai danni della guerra. Uno spaccato che viviamo tutti i giorni con i 56 conflitti in giro che fanno stragi di bambini, di donne e di uomini. Ma le aberrazioni irrazionali non si fermano qui.

La sanità non fa di meno
I brutti esempi che offre la sanità nel nostro Paese sono generativi di altrettanti mostri. Lazio, Calabria, Puglia in testa a gareggiare sulla pericolosa commistione tra sanità pubblica e sistema universitario. Risultato: fanno rizzare i capelli anche ai calvi.

Sono poco meno di dieci anni che mi sto battendo perché un siffatto sistema della salute “misto” sia messo prioritariamente in grado di funzionare secondo le regole. Perché sono proprio le regole oggi a denunciare la loro violazione e determinare l’errato funzionamento del sistema salute, tanto da determinare un’eccessiva spesa, la non sufficienza dei fondi assegnati, la produzione di disservizi che rendono, la nostra, una sempre più attuale “Nazione degli incurabili”, prendendo a prestito la denominazione del sito monumentale napoletano.

Il tema delle AOU è deflagrante
La situazione delle aziende ospedaliere universitarie è grave. Ce ne sono 31, di cui 30 non sono tali. Non solo. Si concretizzano, a cominciare dalle anzidette regioni, tentativi blasfemi del diritto positivo. Brutte voglie di una politica da partorienti pronte a generare sotto casa iniziative apparentemente affascinanti sul piano della raccolta del consenso che si traducono in iniziative “rovina popolo”. L’anomalia – pericolosa, irrazionalmente aberrante e produttiva di danni sociali per il momento silenziosi – è la violazione del d.lgs. 517/1999 che disciplina il matrimonio tra il Ssn e il sistema universitario. Una unione apprezzabile da mettere però a terra con il contributo di un figlio unico: per l’appunto, le Aziende Ospedaliere Universitarie (AOU), quella da doverne sanare l’esistenza giuridica attraverso una apposita legge dello Stato. Quelle da dovere costituire esclusivamente con Dpcm, ma preventivo (si badi bene!).

Ad un tale guazzabuglio se ne sta aggiungendo un altro, più pericoloso del primo. Si producono aborti ovvero si generano, in alcune regioni, mostri giuridici, potenzialmente produttivi di danni di massa alle persone. Un evento che testimonia atteggiamenti di assoluta incoscienza: da parte delle Regioni che hanno iniziative in tale senso; da parte del MUR che pur di non intervenire, secundum legem, si inventa strumenti incomprensibili anche a chi li ha messi su carta; da parte dei manager aziendali che pur di rimanere in piedi sono capaci di vendere l’anima al diavolo; da parte di sindacati regionali che tacciono incomprensibilmente, compiacendo la politica locale.

Quindi,

  • AO semplici che impongono primari senza concorso, atteggiandosi dolosamente ad AOU, alcune delle quali già addirittura arrivati a preporre dodici accademici su venti UOC a sedicente direzione responsabile universitaria;
  • ASL, addirittura, che fanno la stessa cosa nei loro presidi ospedalieri;
  • ASL che frantumano i posti letto di specialità importanti, quali l’oncologia, per generare spazio senza concorso alcuno a professori universitari, sottraendolo indebitamente l’offerta a chi il primariato se lo è meritato a seguito di rigorose procedure agonistiche;
  • tante altre AO e ASL in procinto di iniziare, con alcune di fare peggio.

Atti aziendali da paura
Tutto questo, come è normale che sia, sta sollevando una rivolta sindacale, con associazioni e società di categoria e primato scientifico pronte a fare guerra giudiziaria, dopo aver affrontato e perso ogni bonario confronto con le istituzioni protagoniste di tali orripilanti scelte. Orripilanti perché soprattutto deputate – oltre che a piazzare a iosa senza concorso pubblico professori e ricercatori universitari nei ruoli di “primari” con il godimento della doppia retribuzione – a rendersi offerenti della migliore e autentica formazione degli studenti universitari e degli specializzandi. Ed è proprio questa la funzione principale, quella che giustifica il bailamme che sta investendo la sanità ospedaliera di ovunque resasi mano mano protagonista di atti aziendali dal sapore orrido e da cultura spregevole delle norme, tanto da essere prodotti pericolosamente autoritativi. Non solo. Atti aziendali che mortificano i medici ospedalieri, quegli eroi del Covid che vengono oggi privati da ogni possibilità di fare carriera attraverso concorsi pubblici. La loro è oramai una sconfitta a tavolino!

I giudici competenti a decidere cosa
Come si diceva, i sindacati, capitanati da quelli grandi, non ci stanno.

L’Acoi e l’Anaao-Assomed, ma anche altri, decidono per le impugnative! Pretendono le regole e difendono le chance di carriera per i loro iscritti e non solo.

E ancora. Vogliono una formazione, degna del suo nome, dei futuri medici e specializzati che sia veramente tale, pertanto prodotta attraverso il rispetto dei siti e delle forme sanciti dalla legge: unicamente attraverso le AOU.

Lottano perché ai cittadini venga assicurata una assistenza buona, ma soprattutto trasparente, quanto ai medici che erogano l’offerta sanitaria nelle corsie.

Da qui, una lettura corretta della giurisprudenza formatasi, non da tutti, però, ben intesa.

In tema di tutela della professione medico-chirurgica, quanto a formazione universitaria, è da ribadire la competenza dello Stato che la riconduce esclusivamente alle AOU. Ciò in relazione al combinato disposto dell’art. 117, comma 2, lett. n, della Costituzione e al d.lgs. 517/1999. Un assunto che riconduce la competenza a decidere sugli atti, che la disciplinano impropriamente a cura di negozi intervenuti due più PA, del giudice amministrativo, ai sensi dell’art. 133, comma 2, lettere a), punto 2, del codice di procedura amministrativa

Diversamente è l’impugnativa dell’atto aziendale, sic et simpliciter, quale atto di natura privata di competenza dell’AGO. Più esattamente, dei Tribunali Civili, Sezioni del lavoro.

Insomma se ne vedranno delle brutte!

Ettore Jorio

Ettore Jorio 

09 Settembre 2025

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