Sul tema dell’assistenza sanitaria universitaria, meglio sulla sinergia che la stessa garantirebbe con il Servizio sanitario nazionale, tanta ilarità in giro sul tema delle sedicenti trenta aziende ospedaliere universitarie, produttive di tutto e di più, ma illegittimamente.
Due ministri che pretendono una sanatoria per le anzidette trenta sedicenti AOU operanti sulle strade della penisola (isole comprese)“ma senza patente di guida” e un Parlamento che stralcia l’emendamento inserito alla Camera (atto n. 2365) nel Ddl per il riordino delle professioni sanitarie, ancora in discussione al Senato (atto n. 2396).
Ebbene, a fronte di questo: una fiction, ma dalla trama che prevede due generi diversi di rappresentazione. Da una parte comica; dall’altra un giallo vero e proprio.
La parte vicina alla commedia all’italiana rintraccia il suo copione in una richiesta di parere all’Avvocatura di Stato della Segretaria Generale del MIUR, su un tema lapalissiano. Prendendo la mossa da una istanza di costituzione di una AOU, pervenuta come prescritto al ministero istante, viene fuori la genialata che un normale possessore di saperi amministrativo avrebbe risolto in un baleno.
Quindi, parte la richiesta di parere, peraltro senza data e numero di protocollo a firma digitale della segretaria generale del Miur, inteso ad acquisire il pregevole dictum della titolare della Avvocatura di Stato. Arrivando, per l’occasione:
1) a giustificare la richiesta con fantasiose motivazioni circa l’incertezza della disciplina cui doversi riferire in occasioni di istituzioni/costituzioni di AOU;
2) ad addurre improprie(a essere generosi) letture della Costituzione e dei dicta della Consulta, con interpretazioni reverse;
3) a quasi ridicolizzare la giurisprudenza consolidata ritenendola indebitamente scaduta come se fosse uno yogurt a bassa conservazione;
4) ad invocare erroneamente l’applicazione del principio della cedevolezza.
Una iniziativa, questa, per molti versi inconcepibile, formalizzata nella prima decade di giugno. Per l’occasione sostenuta sulla base dell’idea malsana posta a presupposto della medesima di ritenere la competenza dello Stato assorbita dalla Regione per una insana lettura della Costituzione revisionata del 2001, forse interpretata da una cultura vicina alla anatomo-patologia del diritto. Orrori non ammissibili a livello ministeriale che portano quasi a rimpiangere la burocrazia di ieri.
Dalla commedia al giallo, il passo è breve
Terminati i riferimenti alla trama commediale all’italiana, subentra il giallo, vero e proprio. Un giallo, per modo di dire, in quanto tutti sanno chi sia l’assassino.
L’Avvocatura generale, presieduta da una giurista doc, prende atto dell’istanza e rende tempestivamente il parere (dicunt). Assumendo – così come il popolo declama l’evento – che quanto richiesto trovava la soluzione semplice nella attenta lettura di un fondamentale atto avente valore di legge, il d.lgs. 517/1999, che ne sancisce la disciplina da seguire ineludibilmente all’art. 8.
Il giallo? Nonostante la consapevolezza popolare del contenuto del parere reso prontamente dall’Avvocatura e le letture rappresentate dello stesso nelle diverse istituzioni interessate nonché i tre indirizzi PEC destinatari posti a formale conoscenza dell’evento prodotto dalla segreteria generale del MIUR (Capo dipartimento per il coordinamento di Palazzo Chigi, Direttore generale degli ordinamenti della formazione superiore del MIUR, Direttore generale della Programmazione Sanitaria del Ministero della salute) nessuna notizia viene resa pubblica al riguardo. Viene infatti trattato come se fosse una corrispondenza privata. Così non è nella sua gravita, dal momento che riguarda la legittimità delle cure alle persone.
Due le ipotesi in campo, che l’Avvocatura generale dello Stato stia, inverosimilmente, perdendo tempo a rendere il proprio importante parere, dal quale dipende la regolarizzazione del sistema delle AOU che minaccia danni alle persone quotidianamente, ovvero che ci sia stato un improbabile black-out nel circuito della posta certificata dei destinatari. Invero, c’è un’altra ipotesi, una terza poco dignitosa: che reso dall’Avvocatura generale, il parere sia mantenuto volutamente nascosto in qualche scatola, facendo qui rimpiangere la franchezza di Angelo Brunetti, detto Ciceruacchio, patriota combattente della seconda repubblica romana e sostenitore dei valori mazziniani, cui la Capitale eterna gli ha dedicato un monumento, realizzato nel 1907 dallo scultore siciliano Ettore Ximese.
Della cosa, è stato comunque interessato il commissario Basettoni e l’ispettore Manetta, per rimanere in tema di spettacolo, meglio di cartoon.
Ettore Jorio