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Rapporto Gimbe sul Ssn: “Politica dei tagli finita ma il finanziamento del Ssn resta insufficiente. Siamo nel G7 ma spendiamo come i Paesi dell’Europa orientale. Nuovo Governo rimetta la sanità al centro della sua agenda politica”


Presentato questa mattina a Roma il 5° Rapporto della Fondazione guidata da Nino Cartabellotta traccia un’analisi molto schietta sulla reale situazione della sanità pubblica insieme a un forte richiamo al Governo che verrà per “rimettere la sanità al centro dall’agenda politica, perché il diritto costituzionale alla tutela della salute non può essere ostaggio dell’avvicendamento dei Governi”. E lancia le sue 14 proposte. IL RAPPORTO.

11 OTT -

“Nel febbraio 2020 si è abbattuta come uno tsunami la pandemia di COVID19, che ha confermato tutte le criticità e le contraddizioni di un sistema sanitario molto fragile, in particolare nel capitale umano e nell’assistenza territoriale, oltre che incapace di mettere in atto un’unica catena di comando”.

Parte da qui il 5° Rapporto Gimbe sul Ssn presentato questa mattina a Roma.

Il Rapporto presenta un’analisi molto dettagliata della situazione della sanità italiana e come prassi della Fondazione guidata da Nino Cartabellotta presenta al contempo una serie di proposte per il rilancio della sanità pubblica rivolgendosi espressamente al nuovo Governo in pectore di centro destra.

Ma prima delle proposte Gimbe non manca di mettere nero su bianco le cose che non vanno, proprio a partire dal post pandemia.

“Se inizialmente tutte le forze politiche convergevano sulla necessità di rilanciare il SSN che sembrava finalmente tornato al centro dell’agenda politica, con la fine dell’emergenza – si legge nel Rapporto - la sanità è “rientrata nei ranghi””.

E a dimostrare un rientro nella “normalità” per le politiche sanitarie Gombe elenca una serie di fatti:

“Nonostante le maggiori risorse investite – ha detto il presidente di Gimbe Nino Cartabellotta presentando il Rapporto -  il confronto internazionale restituisce risultati simili a quelli dell’era pre-COVID: nel 2021 la spesa sanitaria totale in Italia è sostanzialmente pari alla media OCSE in termini di percentuale di PIL (9,5% vs 9,6%), ma inferiore come spesa pro-capite ($4.038 vs $ 4.435). Soprattutto, la spesa pubblica pro-capite nel nostro Paese è ben al di sotto della media OCSE ($ 3.052 vs $ 3.488) e in Europa ci collochiamo al 16° posto: ben 15 Paesi investono di più in sanità, con un gap dai $ 285 della Repubblica Ceca ai $ 3.299 della Germania”. “Francamente impietoso – commenta il Presidente di Gimbe – il confronto con i paesi del G7 sulla spesa pubblica: dal 2008 siamo fanalino di coda con gap sempre più ampi e oggi divenuti incolmabili”.

Ma non basta. Per Gimbe resta anche il problema aperto di una pandemia tutt’altro che conclusa cui si aggiunge l’impatto a lungo termine del long covid e poi il ritardo nell’erogazione di prestazioni chirurgiche, ambulatoriali e di screening non ancora recuperate dalle Regioni nonostante quasi € 1 miliardo di investimenti dedicati e la definizione di un Piano Nazionale per il recupero delle liste di attesa.

Ancora, l’impatto sulla salute mentale, fortemente sotto-diagnosticato in particolare nelle fasce più giovani, fatica a trovare adeguate risposte assistenziali.

Infine, la pandemia ha ulteriormente indebolito il capitale umano del SSN: accanto al numero già molto elevato di pensionamenti di medici ospedalieri e medici di famiglia, il burnout, i licenziamenti volontari e la fuga verso il privato lasciano sempre più scoperti settori chiave della nostra sanità, uno per tutti i Pronto Soccorso.

“In altri termini – sottolinea Gimbe - gli effetti “non acuti” della pandemia costituiscono oggi un’ulteriore determinante che indebolisce il SSN, sia in termini di ritardo nelle prestazioni ordinarie, sia per l’emergenza di nuovi bisogni di salute, sia soprattutto per il depauperamento quantitativo e la demotivazione di professionisti e operatori sanitari”.

E adesso? “A fronte di una campagna elettorale che ha trascurato la sanità pubblica, è certo – si legge nel Rapporto - che la prossima legislatura sarà determinante per il destino del SSN: tra gestione della pandemia, attuazione del PNRR, necessità di riforme strutturali, recupero delle prestazioni e gestione ordinaria, è indispensabile rimettere la sanità al centro dall’agenda politica, perché il diritto costituzionale alla tutela della salute non può essere ostaggio dell’avvicendamento dei Governi”.

“E in questo contesto di crisi internazionale – rimarca con forza Gimbe -  bisogna tenere i riflettori accesi sul rischio reale per le persone: quello di perdere, lentamente ma inesorabilmente, il modello di un servizio sanitario pubblico, equo e universalistico, conquista sociale irrinunciabile per l’eguaglianza di tutte le persone”.

In questo quadro sarebbe molto grave “non approfittare della grande opportunità per rilanciarlo offerta dal PNRR, di fatto una last call”.

Per Gimbe in sintesi sono quattro le grandi sfide che deve affrontare sul campo sanitario il nuovo Governo: “l’approccio One Health, il finanziamento pubblico, l’aggiornamento, l’esigibilità e il monitoraggio dei LEA, la governance Stato-Regioni”.

Sfide verso le quali la Fondazione offre le sue proposte divise in 14 punti:

“A fronte di criticità globali quali crisi economica ed energetica, cambiamenti climatici e pandemia – ha detto in conclusione Cartabellotta – la politica deve saper cogliere le grandi opportunità per rilanciare il SSN: fine della stagione dei tagli alla sanità, PNRR, transizione digitale, approccio One Health. Un rilancio che il nostro Paese merita e che, con la collaborazione di tutti gli stakeholder, è in grado di realizzare per garantire il diritto costituzionale alla tutela della salute a tutte le persone. Un diritto fondamentale che, silenziosamente, si sta trasformando in un privilegio per pochi, lasciando indietro le persone più fragili e svantaggiate. Perché se la Costituzione tutela la salute di tutti, la sanità deve essere per tutti”.

 



11 ottobre 2022
© Riproduzione riservata

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