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La chiusura dell’Istituto Camillianum. Colpevole di apertura al mondo laico?

di Luca Benci

Seguendo la linea pastorale inaugurata da papa Francesco, il Camillianum ha pensato di dialogare in modo strutturato con la cultura laica con l’obiettivo di arrivare all’elaborazione di prospettive bioetiche aperte al pluralismo etico e adatte ai tempi nuovi, che informino anche la pastorale sanitaria. Il Superiore Generale dei Camilliani decide improvvisamente la sua chiusura. Chiusura da imputare alle aperture operate sul mondo laico?

02 OTT - Il dibattito bioetico trova da sempre una forte contrapposizione tra gli orientamenti laici e cattolici. Il dialogo tra questi due mondi è sempre stato difficile e problematico, quando talvolta impossibile. Valori morali di fondo diversi, analisi diverse, conclusioni agli antipodi. In questi ultimi anni, caratterizzati dal papato di Francesco, si erano registrate una serie di significative aperture verso il mondo laico.
 
Uno dei più autorevoli istituti universitari cattolici nel mondo, l’unico a occuparsi di teologia pastorale sanitaria, in questi anni ha operato un costante rapporto dialogico proprio con il mondo laico che è sfociato in un “documento di sintesi” su uno degli argomenti più caldi della contrapposizione laici/cattolici: la gestione umana della generazione e della riproduzione.

Vedere in un unico documento le firme di autorevoli studiosi cattolici – Palma Sgreccia, Elio Sgreccia e Francesco D’Agostino tra tutti – e autorevoli studiosi laici come Maurizio Mori, Pierluigi Donatelli, Demetrio Neri e Emilio D’Orazio non può non colpire per novità e originalità di approfondimento.
 
Si scoprono convergenze e non si nascondono diversità, in primis sul ruolo della contraccezione. Il dialogo, però, era avviato fino a progettare un master gestito in modo paritetetico tra la cattedra “laica” dell’Università di Torino e l’Istituto Camillianum.

Seguendo la linea pastorale inaugurata da papa Francesco, il Camillianum ha pensato di dialogare in modo strutturato con la cultura laica con l’obiettivo di arrivare all’elaborazione di prospettive bioetiche aperte al pluralismo etico e adatte ai tempi nuovi, che informino anche la pastorale sanitaria.

Il Camillianum è un Istituto di alta cultura, con un corpo docente di alto livello, con studenti provenienti da tutti i continenti, con una biblioteca specializzata forse unica al mondo. L’apertura al dialogo e la ricerca di elaborazione di aggiornate prospettive bioetiche è un fatto degno di rilievo se non epocale.
 
A fronte di queste novità rilevanti arriva la classica doccia fredda: per decisione del Superiore Generale dei Camilliani – vera e propria holding che gestisce anche molti ospedali in tutto il mondo e da cui dipende l’Istituto universitario dei Camilliani – sembra si sia decisa improvvisamente la chiusura come reso noto recentemente da La Stampa.

Oltre allo sconcerto che accompagna la chiusura di una autorevole istituzione – cattolica e dialogante – di altissima cultura sorge spontanea la domanda sulle motivazioni di una decisione così repentina che non trova giustificazioni razionali. La citazione, a questo punto, sembra d’obbligo, anche per la vicinanza storica del suo autore al mondo di oltretevere: “a pensare male si fa peccato, ma spesso si indovina” (Giulio Andreotti).

Dovremmo quindi pensare che la chiusura del Camillianum sia dovuta alla grande visibilità che aveva acquisito e, soprattutto alle aperture operate sul mondo laico? La chiusura dell’Istituto è dovuta per la consonanza con l’indirizzo “pastorale” dell’attuale papato di Francesco? E’ l’ennesima faida interna che, a questo punto, non risparmia neanche le eccellenze culturali?

Domande a cui sarebbe interessante ci fosse risposta. Il mondo sanitario con la chiusura del Camillianum perderebbe un prezioso punto di incontro tra le culture che caratterizzano il dibattito bioetico.

Luca Benci
Giurista


02 ottobre 2018
© Riproduzione riservata

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