La sanità non finisce mai di stupire con i marchingegni contabili cui ricorrono diverse aziende del Ssn per fare apparire i bilanci ben diversi dalla verità. Dall’aziendalizzazione all’applicazione della contabilità armonizzata, secondo il d.lgs. 118/2011, il management – spesso indotto in tale senso dalle richieste provenienti dall’autorità regionale – ha fatto di tutto e di più.
Tutto questo ha provocato un danno enorme ai conti della salute, divenuti così un palcoscenico dove sono stati individuati i falsi di bilanci a prevalere nel ruolo di protagonisti della errata contabilità. Ad aggravare tutto questo hanno contribuito le situazioni delle sedicenti 29 (esenti solo quella di Udine con Dpcm del 2 maggio 2006 e Salerno con Dpcm del 31 gennaio 2013)AOU su 31, specie di quelle impropriamente generate per fusione con incorporazione con l’incorporante sine titulo di AOU per il perfezionamento del percorso civilistico e fiscale. Su tutte Catanzaro e Torino, quest’ultima con le sue incorporazioni, fatte male nel 2012 di tre importanti ospedali torinesi: Molinette, OIRM-S. Anna e CTO-Maria Adelaide. Al riguardo, è dato sapere – dato per erroneamente scontato che le fusioni del 2012 siamo andate in porto, senza contare la conseguente nullità di tutti atti adottati in una siffatta diffusa pretendente formulazione giuridica, ivi compresa l’efficacia delle fusioni intervenute – che è intenzione della Regione procedere allo scorporo del S. Anna dalla sedicente AOU “Città della Salute”.
Un progetto che, piuttosto che rimediare al rimediabile, tenta di mettere la crema pasticciera su un succulento piatto di agnolotti con il plin al sugo di brasato. Ciò allo scopo pertanto di peggiorare irrimediabilmente l’esistente, attraverso una scissione, da una AOU inesistente l’anzidetto pregevole S. Anna, quale passo propedeutico a futuri ulteriori accorpamenti, dall’esito rovinoso, presumibilmente con il Regina Margherita.
Quanto alla sedicente AOU Città della Salute torinese, mai riconosciuta come tale secondo i canoni legislativi (d.lgs. 517/1999), ne sta passando delle brutte, che avranno verosimile durata di anni a venire, a meno che la Regione individui un management che sappia fare due cose: sanare l’assenza del Dpcm costituivo; mettere doverosamente mano ai conti. Tutto questo ha portato l’azienda ospedaliera non universitaria ad essere circondata:
– dalla magistratura penale, che si è mossa con richiesta dello scorso fine aprile al Gup di un rinvio a processo per diversi manager, a firma dei PM Mario Bendoni e Giulia Rizzo, per avere i medesimi co-generato bilanci falsi del 2024 con enorme nocumento del bilancio della sanità regionale e, dunque, del rendiconto regionale consolidato risalente agli anni indagati;
– da quella contabile che ha rappresentato nelle sue comunicazioni formali: falso ideologico in atto pubblico; mancata contabilità separata per i quattrini incassati con l’extramoenia; falsi nei bilanci reiterati; un sostanziale buco di ben oltre 10 milioni di euro per crediti appostati ma mai incassati.
Con tutto questo “ben di Dio” di eccezioni, si discute come risolvere il problema della veridicità dei bilanci. Si affacciano all’orizzonte alcune proposte di accertamento sul pregresso e dunque sull’attuale, sia provenienti dalla politica che dagli organi che sarebbero deputati a mettere bene a terra le soluzioni. Anche qui emergono i soliti errori procedurali, finanche di chiedere tempo per rivederli e riapprovarli. Una finalità, questa, non propriamente in linea con i principi contabili, con il d. lgs. 118/2011 e con il codice civile.
Insomma, si propone la solita melina della denuncia pubblica e delle ricostruzioni risalenti addirittura ai dodici anni precedenti, sul quale tema dovrà essere ove mai la magistratura tutta ad indagare e instaurare i processi per le colpe non prescritte e i valori dei danni corrispondenti.
Al di là di questo si omette di dichiarare i corretti propositi, che il d.lgs. 118/2011 e il principio indiscusso della continuità dei bilanci pretendono inesorabilmente. In buona sostanza si gioca d’astuzia anziché di regolo calcolatore per fare i conti, di schemi di bilancio ove individuare, per appostarle su quello corrente, le partite straordinarie poste a puntuale correzione degli errori marchiani e delle omissioni rilevati nei precedenti esercizi. Il modo, questo, per assicurare l’intoccabilità dei bilanci trascorsi, con i responsabili degli errori perseguiti dalla magistratura, e attualizzare il corrente sulla base delle eredità e delle cattive abitudini poste nel bilancio vigente a totale corretto rimedio.
Ettore Jorio