Covid. L’appello di Italian Renaissance al Governo: “Possibile acquistare oltre 100 mln di dosi di vaccino extra accordo Ue”. Ma la realtà sembra ben diversa

Covid. L’appello di Italian Renaissance al Governo: “Possibile acquistare oltre 100 mln di dosi di vaccino extra accordo Ue”. Ma la realtà sembra ben diversa

Covid. L’appello di Italian Renaissance al Governo: “Possibile acquistare oltre 100 mln di dosi di vaccino extra accordo Ue”. Ma la realtà sembra ben diversa
Un gruppo composto da oltre 1.500 professionisti tra i quali moltissimi esperti clinico-tecnico-scientifici si appella al Governo per l'approviggionamento di vaccini da aziende produttrici o distributori autorizzati. Ma le aziende negano l'esistenza di distributori autorizzati che operano a loro nome e spiegano che tutte le dosi in produzione sono già state vendute. Come se non bastasse, nessuno degli esempi citati nell'appello risulta convincente. Ecco perché.

Il Governo italiano acquisti immediatamente gli oltre 100 milioni di dosi aggiuntive di uno dei vaccini Covid-19 disponibili e approvati da Ema ed Aifa presenti sul mercato internazionale, direttamente dalle aziende produttrici o attraverso i distributori autorizzati e certificati. Questo l'appello lanciato a Governo e Istituzioni da The Italian Renaissance Team vs Covid-19, un gruppo composto da oltre 1.500 professionisti tra i quali molti esperti clinico-tecnico-scientifici.
 
L'appello che reca la firma, tra gli altri dell'infettivologo Matteo Bassetti, della biologa Maria Rita Gismondo, del farmacologo Carlo Centemeri ma anche di due ex presidente di Aifa, Sergio Pecorelli e Stefano Vella e altri nomi noti della scienza e dell'accademia italiana.
 
A titolo esemplificativo, questi gli esempi riportati dal gruppo all'interno del documento:
– centinaia di milioni di dosi di Vaxzevria prodotte e disponibili presso l’impianto del Serum Institute of India (SII) validato ed autorizzato da Ema
entro fine aprile;
– scorte dello stesso vaccino presso siti di produzione e stoccaggio negli Stati Uniti d’America ove il prodotto non è approvato da Fda e, qualora anche lo fosse, il Governo ha già annunciato che continuerà a somministrare gli altri vaccini;
– Paesi che avevano opzionato uno dei 4 vaccini approvati da Ema/Aifa disponibili e che, successivamente, hanno optato per scelte differenti;
– ecc.
 
Ma le cose stanno davvero così? Sembra proprio di no, proviamo a vedere il perché punto per punto.
Iniziamo dal citato impianto Serum Institute of India. L'unica informazione veritiera è l'imminente approvazione del sito da parte dell'Ema. Detto questo l'acquisto di dosi di Vaxzevria è quantomeno surreale per una serie di motivi. Iniziamo con il dire che l'India ha bloccato l'export di questi prodotti per privilegiare la domanda interna. Ma, se anche così non fosse, quei vaccini sono già vincolati da contratto per rifornire Covax.
 
Oltre a questo, sono in corso le trattative per far sì che le dosi prodotte in quello stabilimento indiano possano essere utilizzate per fornire l'Europa colmando così i tagli di forniture già registrate nel primo trimestre e programmate anche per il secondo. In tal senso, Il portavoce della Commissione europea ha affermato che l'accordo di acquisto anticipato (APA) che l'UE ha stipulato con AstraZeneca consente la produzione anche in siti produttivi extra europei purché autorizzati dall'Ema. Acquistare lì le dosi già pagate dall'Europa ma non ricevute diventerebbe quindi in un certo senso come voler pagare due volte lo stesso prodotto.
 
Passiamo ora agli Stati Uniti. Anche in questo caso è vero che la Fda non ha approvato il vaccino di AstraZeneca e quindi non lo sta utilizzando. Non si tratta di una novità. Ma è da mesi altrettanto noto che, sia prima con Trump che ora con Binden, gli Usa hanno stabilito un blocco all'export di vaccini che rende impossibili le forniture per l'UE.  Lo stesso direttore dell'Istituto nazionale di allergie e malattie infettive degli Stati Uniti, Anthony Fauci, domenica scorsa in un'intervista a Rai Tre ha ribadito l'intenzione da parte degli Stati Uniti di valutare un possibile export di vaccini solo dopo aver vaccinato l'intera popolazione e, in ogni caso, solo per aiutare Paesi a medio-basso reddito, escludendo quindi possibili forniture all'Europa. Anche in questo caso, se non esistesse il blocco quelle dosi verrebbero usate da AstraZeneca per rifornire l’Europa visti i tagli nelle consegne senza la necessità di dover pagare due volte un prodotto già acquistato.
 
E arriviamo così all'ultimo punto. In questo caso il richiamo a Paesi che avevano opzionato uno dei 4 vaccini approvati da Ema/Aifa ma che poi hanno optato per scelte differenti è talmente vago che diventa difficile valutarne la fattibilità. Non si chiarisce quali siano questi Paesi, quante dosi di quali vaccino abbiano opzionato e come si potrebbero acquistare. Scritta in questo modo sembra un'affermazione di dubbia attendibilità proprio per la totale carenza di dettagli.
 
Infine, sia AstraZeneca che Pfizer hanno negato l'esistenza di distributori autorizzati e certificati che possano vendere vaccini a loro nome, ed hanno già abbondantemente chiarito di aver venduto tutte le dosi disponibili. Ricordiamo anche come la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, già dallo scorso febbraio, ha più volte messo in guardia i Paesi europei su presunti intermediari che propongono e trattano vaccini contraffatti. Insomma, c'è un problema reale di limite di produzione difficilmente aggirabile. L'importante, però, è evitare nel mentre di farsi raggirare nel tentativo di cercare di facili soluzioni.
 
Giovanni Rodriquez

Giovanni Rodriquez

14 Aprile 2021

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