La sanità laziale e il cortocircuito nella burocrazia regionale

La sanità laziale e il cortocircuito nella burocrazia regionale

La sanità laziale e il cortocircuito nella burocrazia regionale
La Regione Lazio, nonostante goda di una Presidenza di alto profilo e di grande passato istituzionale, non ne sta indovinando una.

Ci sono due modi per giudicare il prodotto della burocrazia regionale laziale dell’ultimo periodo. Il primo è di statura evangelica, portato a perdonare gli attori perché “non sanno quello che fanno”. Il secondo sarebbe dissacrante sulla scia dell’intellettuale Vittorio Sgarbi di inveire esageratamente contro gli autori che non sanno urlando loro “Capre, capre”. Non già perché i caprini non siano animali intelligenti ma perché non sono nella tradizione popolare ritenuti come tali.

La Regione Lazio, nonostante goda di una Presidenza di alto profilo e di grande passato istituzionale, non ne sta indovinando una!

Delibera e dispone senza sapere che se ci sono le leggi occorre rispettarle. Non già violentarle quotidianamente con conseguenziali gravi offese del diritto e degli operatori sanitari, che vengono trasformati da “eroi del Covid” a, per dirla alla Edgar Lee Master, in plebaglia ignorante da potere sbattere fuori dai posti conquistati a seguito di concorsi pubblici. Ciò che è accaduto alle Asl di Latina e Rieti (si vedano qui le note dei sindacati pubblicate il 6 e il 13 giugno) con palese dimostrazione dell’assoluta prepotenza della Regione, in combutta con i DG, nel commettere atti non solamente illegittimi ma a probabile rilevanza penale, peraltro perpetrati in un clima associativo. Il tutto, verosimilmente produttivo di una class action già nelle canne dei sindacati e delle associazioni direttamente coinvolte

“Scherzi a parte”, risulta vergognoso sul piano del rispetto delle leggi continuare a considerare esistenti sul piano giuridico le sedicenti AOU, tutte (dico tutte) sprovviste dei Dpcm costitutivi. Peraltro, con atti adottati con la regia di chi avrebbe dovuto ben sapere, per carriera, le regole ineludibili. Tutto questo a dimostrazione che nel nostro sistema istituzionale è possibile fare assurgere chiunque ad importanti dirigenze, persino il Cavallo di Caligola. Alla Premier toccherebbe una maggiore attenzione a ciò che accade e rimediare promuovendo rimozioni di chi fa danni alla Costituzione, prescindendo se di medesima appartenenza politica.

A proposito di rimozioni, suscita tanta ilarità sul piano procedurale quella della commissaria straordinaria Mastrobuono che non si ben capisce ove fosse posta ad esercitare cosa. L’oggetto del provvedimento giuntale è allarmante: “Fondazione PTV Policlinico Tor Vergata – Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico Tor Vergata decadenza commissario”.

Dunque, si rimuove il commissario posto alla guida di cosa? Di entrambi?

Ciò senza accorgersi che quanto scritto nell’oggetto viola il vocabolario giuridico vigente, per non parlare della sintassi delle regole costituzionali.

I policlinici, rimasti nella fantasia della docenza universitaria non avvezza ai cambiamenti. non esistono più dal 2000. Nel 1999 sono subentrate le aziende ospedaliere universitarie, che oggi ne esiste una sul piano giuridico contro trenta dolosamente sedicenti.

Non è presente alcuna Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico di Tor Vergata, tant’è che il Rettore dell’Università di Tor Vergata e la rimossa Commissaria straordinaria hanno ritenuto, di recente, di richiedere ai destinatari istituzionali (MIUR) di aprire il procedimento per l’ottenimento del relativo Dpcm. Ciò perché senza di esso, l’importante presidio di Tor Vergata non è né carne e né pesce.

Una richiesta, quella del Rettore di Tor Vergata, cui hanno fatto seguito documenti inguardabili e rilascio di pareri interni incomprensibili, tanto da apparire scritti da neofiti di passaggio, rimessi all’avvocatura dello Stato che, di certo, non potrà assolutamente condividere e affermare che la Costituzione revisionata nel 2001 nel Lazio non abbia alcun effetto così come l’ampia giurisprudenza consolidata, finanche della Consulta (si vedano qui mia nota del 13 giugno e precedenti).

Quanto al provvedimento regionale, avranno modo di divertirsi gli avvocati della dirigente rimossa e di fare il loro dovere i magistrati aditi.

Ettore Jorio

Ettore Jorio

14 Giugno 2025

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